Silvia e i suoi “Lacerti d’anima”
di Filippo Cinquemani
Ringraziamo di cuore Silvia Lisena per questa intervista.
Silvia Lisena è molte cose. La quarta di copertina di “Lacerti d’anima” che riporta la sua biografia colpisce. Insegnante presso la scuola media di Cornaredo, consigliere comunale, componente del Gruppo Donne della UILDM e ovviamente scrittrice.
Il suo “Lacerti d’anima” ha ricevuto una menzione d’onore al Premio Culturale Internazionale Unicamilano 2020 e una segnalazione di merito al Premio Letterario Samnium 2020.
Oggi ce ne parla attraverso questa intervista:
La corporeità sembra essere uno dei fili conduttori di questa raccolta, sin dal titolo “Lacerti d’anima”, vuoi dirci di più…
La scelta di questa parola è data dalla possibilità di ritrovare suoni dolci e duri nello stesso tempo, ci sono infatti lettere come la “c” ma anche la “r” e la “t”. Quest’unione di suoni differenti trova un parallelo con la realtà della vita e nel rapporto che abbiamo col nostro corpo.
Ritroviamo spesso la parola fragilità nelle tue poesie…cosa significa per te? Ti senti fragile o ti sei sentita fragile?
Io intendo la fragilità come caratteristica che ci accomuna, non come una marca di diversità. Un elemento che permette il confronto. L’esperienza della pandemia ha tirato fuori proprio le fragilità nascoste di ognuno di noi. Se ci riflettiamo bene questa caratteristica non è sempre sintomo di debolezza, siamo noi che abbiamo interiorizzato la dicotomia forte/debole.
Quanto c’è di autobiografico in “Lacerti d’anima”?
Quasi tutte le poesie sono autobiografiche eccetto “Tradimento” che ,in realtà, nasce semplicemente da una riflessione sull’argomento. Non l’ho mai sperimentato nel rapporto di coppia.
Quando hai iniziato a scrivere e perchè?
Il 2014 non è solo l’anno in cui ho iniziato a scrivere in versi, ma rappresenta un momento di svolta.
Sono stata, infatti, ricoverata in terapia intensiva per una polmonite batterica. In questi momenti critici, ho fatto un bilancio della mia vita e ne sono scaturite, conseguentemente, una serie di riflessioni su quanto sia importante vivere la propria vita appieno, cogliendo le opportunità che ci si presentano.
Nel Giugno dello stesso anno, ho anche organizzato un evento dal titolo “Arte sbarrierata”, nato con l’intento dell’incontro e del dibattito sull’arte in tutte le sue forme, dalla scrittura alla danza e infine al teatro. Mi piacerebbe riproporlo prima o poi…
L’autoconsapevolezza e la militanza per vedere riconosciuti diritti fondamentali è arrivata, invece, ad Ottobre, grazie all’incontro con il Gruppo Donne della UILDM.
Nella raccolta nomini una certa Ida… ti va di dirci di più..
Ida è una signora anziana che ho conosciuto all’Alzehimer Cafè, un’iniziativa svoltasi presso il Centro Anziani di Cornaredo. Due sabati al mese circa, si è creata l’opportunità di far incontrare gli anziani non più autosufficienti o soli con esperti e non. Questo si è realizzato attraverso varie attività, tra cui uno storytelling creativo che ha prodotto anche un libricino.
Sono rimasta colpita proprio da Ida per via della sua storia misteriosa, ma anche per il legame che siamo riuscite a creare in poco tempo. Quest’esperienza mi ha fatto riflettere sull’amore incondizionato, senza pretese e che non chiede nulla in cambio.
Pensi che pubblicherai ancora poesie?
Prediligo la prosa. Al momento, comunque, collaboro alla realizzazione di alcune antologie e sto scrivendo un romanzo.