In piedi rom e sinti: contro ogni pregiudizio
di Ervin Bajrami che ringraziamo molto così come ringraziamo il Movimento Kethane
La questione delle borseggiatrici nelle metropoli della nostra nazione ha assunto una presa di posizione mediatica e sociale di grande impatto e rilevanza, la questione che dovremmo porci è perché? _Innanzitutto partirei da un’analisi politico sociale attuale per poter comprendere meglio il grande tema che riguarda la comunità rom e sinta italiana.
Ci tengo a precisare che la mia analisi non vuole essere né una guida né pretendo altresì che venga considerata giusta ma più semplicemente vorrei che ci ponesse delle questioni e che smuova le coscienze per poter meglio comprendere alcune questioni.
~Sappiamo tutti come~ le questioni politiche che hanno grande rilevanza sociale ed economica nel nostro Paese, quando non trovano un terreno favorevole, devono in qualche modo trovare un capro espiatorio che svii l’attenzione mediatica da temi importanti ed è proprio quello che sta succedendo. Il tema del PNRR ci tiene sulle spine da mesi ormai e il Ministro Fitto non ha ancora riferito alle camere quelle che sono state o saranno le decisioni della maggioranza, anch’essa divisiva sulla questione nonostante la scadenza sia ormai prossima. L’aspetto sociale della nostra nazione e un quadro disastroso dopo due lunghissimi anni di pandemia, ~una guerra alle porte~la guerra potenzialmente mondiale e il caro bollette di certo non aiutano e non ci danno una stabilità economica.
In tutto questo l’inflazione gioca un ruolo fondamentale che, come scrive Forbes è passata da 9.1 a 7.7 nel mese di marzo dovuta al calo dei costi energetici ma non calano i prezzi sui beni alimentari e sui servizi che invece sono in rialzo.
In tutta questa prospettiva che può sembrare positiva bisogna chiedersi ma i poveri quanti sono? Un dato che ci arriva dall’Istat è che i poveri in Italia nel 2021 erano circa 5,6 milioni attualmente abbiamo superato i 6 milioni, quindi una famiglia su 10 vive in povertà ~assoluta~ . Gli stranieri in Italia sono circa 6 milioni (la maggioranza rappresentata da persone che arrivano da stati membri del UE) 8.8% della popolazione e i rom e i sinti sono circa 18000 individui lo 0,23% della popolazione dei quali la maggioranza con cittadinanza italiana e una presenza secolare nei vari territori, ~il 3% di questi vivono nei campi (promossi e creati dalle istituzioni)~ Perché ci tenevo a darvi alcuni di questi dati? Per permettervi di riflettere su alcune terminologie mediatiche e su come si riesce, troppo spesso, a spostare l’asticella dell’attenzione su problematiche che ancora oggi vengono definite “un problema sociale” In base ai dati, potrebbe sembrare quasi impossibile ma purtroppo questa è la narrazione con la quale si attaccano determinate minoranze che siano etniche e non. Parliamo anche del fenomeno dell’ “utero in affitto” come viene definita dagli oppositori, una pratica normata e definita nella maggior parte dei paesi membri insieme alle adozioni per le coppie dello stesso sesso ma non in Italia, ma se in Italia non è permesso e non vi è una norma in questa direzione perché se né parla tanto? Nel secolo scorso tra i primi internati nei campi di concentramento nazi-fascista vi furono i rom, i sinti e gli omosessuali, venivano definiti parassiti della società, una male da estirpare, un pericolo per la cultura maggioritaria e per le tradizioni oltre che un abominio religioso nel caso degli omosessuali, oggi, anche a livello istituzionale torniamo a sentire le stesse definizioni e tornano ad essere i protagonisti esclusivi dei problemi sociali, soprattutto se chiedono parità di trattamento, diritti o riconoscimento oltretutto previsti dalla costituzione ma non applicati. Tornando alla questione delle borseggiatrici, non penso sia un fenomeno inesistente ma anzi, sono consapevole che ci sia e che debba essere fermato e per fortuna esistono apposite leggi e apposite figure previste nel nostro stato di diritto ~che dovrebbero intervenire,~ in base alle leggi vigenti e “punire” chi sbaglia ma incolpare un’intera comunità di individui per l’errore di pochi rendendo la colpa collettiva e fomentando odio e violenza verso le comunità rom e sinte ha una connotazione politico-mediatica ben diversa e con obbiettivi ben lontani da quelli che possiamo trovare in uno stato di diritto e in una democrazia.
Ci sono arrivate diverse segnalazioni di donne rom e sinte aggredite sui mezzi pubblici solo per essere state riconosciute dai tratti somatici come rom e sinte o presunte tali mentre si recavano a lavoro, a scuola o per esigenze personali si sono ritrovate sui mezzi pubblici, instaurando forte paure nelle comunità a livello nazionale eppure in tutto questo la questione della sicurezza è stata narrata a senso unico e non ci siamo nemmeno posti l’interrogativo di come si possono sentire l comunità dopo quell’attacco forte e ingiusto, nonostante il nostro popolo alle ingiustizie ormai si è abituato perché non ha mai smesso di subirle e continua ad oggi ad incassare colpi devastanti che vanno ad influenzare ed influire anche su un lavoro che noi del movimento Khetane abbiamo cercato e che stiamo cercando di portare avanti come il tema della dispersione scolastica, delle attività lavorative, dell’abitare e dell’inclusione sociale che è sempre stata e continua ad essere escludente a partire dalle istituzioni per poi riversarsi sulla società creando forti traumi soprattutto nei nostri giovani che basandosi su certe tipologie di narrazioni che si riversano sulla collettività vanno incontro a due fenomeni, il primo è quello del disconoscimento della propria cultura e delle proprie radici millenarie e il secondo di conseguenza è quello della cancellazione etnica e personale per paure di ripercussioni, ovvero non fanno il coming out etnico. In tutto questo di esempi positivi di rom e sinti nella nostra nazione ne abbiamo a migliaia, così come eventi storici che hanno portato il nostro popolo e le personalità del nostro popolo a contribuzioni positive a livello mondiale.
In conclusione, la dilagante povertà, la mancanza di azioni politiche che vadano a contrastare fenomeni d’odio e disuguaglianze sociali ci portano a trovare il capro espiatorio al quale accennavo all’inizio, del resto secondo le ultime indagini si è accertato che circa l’80% della popolazione ha pregiudizi o prova odio verso i rom e i sinti e questo dato, grazie anche al contributo politico-mediatico è drasticamente destinato a salire, sta a noi scegliere come guardare la realtà della nostra società, una società nata come collettività ma che punta a livello sociale al benessere psicofisico sociale individuale eppure incapace di scendere gli errori di pochi e più facilmente disposta a generalizzare questioni di grande impatto soprattutto verso chi le subisce. L’8 aprile sarà la giornata internazionale dei rom e dei sinti che ci ricorda di come dopo la seconda guerra mondiale, alcuni attivisti si ritrovarono e scelsero la nostra bandiera (l’unica a non aver mai combattuto una guerra) il nostro inno che narra di viaggi lontani nei quali ci siamo portati dietro, la nostra lingua, la nostra cultura e soprattutto la nostra resilienza. OPRE ROMA TAJ SINTI. (In piedi rom e sinti)
Una risposta
[…] Articolo su “Per i diritti umani”: https://www.peridirittiumani.com/2023/04/06/in-piedi-rom-e-sinti-contro-ogni-pregiudizio/ […]