“Stay human. Africa”. Papi: un magnifico sorriso dal Senegal
di Filippo Cinquemani
Quest’anno il Disability Pride Milano si è svolto in due giornate, sabato 10 e domenica 11 giugno.
Il primo giorno si è discusso dei seguenti temi: le barriere architettoniche, i caregivers e le disabilità invisibili. Il secondo giorno abbiamo sfilato dall’Arco della Pace alle Colonne di San Lorenzo. Diverse le associazioni, ma soprattutto le persone interessanti che vi hanno partecipato.
Una di queste persone, mi ha davvero commosso. Stanno per scendermi le lacrime anche ora, se ci ripenso. Si tratta di un uomo senegalese di nome Cheikh Ahmed Tidiane Gueye che si fa chiamare semplicemente “Papi”. Sfoggia un bellissimo sorriso, sembra di sentire un oratore esperto. Quando parla del suo suo Paese la voce cambia, si fa rotta. Papi parla col cuore. Così decido che voglio conoscere e intervistare questa persona di cuore.
Raccontaci qualcosa della tua vita fino ad oggi
Ho quarantun’ anni e sono arrivato con un Visto che mi ha permesso di stare da mio fratello, a Genova, per un certo periodo. Inizialmente, come molti connazionali, ho fatto il venditore ambulante poi l’elettricista. Dopo il diploma, ho lavorato, sempre come elettricista, nel porto di Genova dal 2001 al 2017. In seguito ad un brutto incidente, nella sala macchine di uno yacht, ho perso entrambi i piedi.
Cosa significa per te avere una doppia diversità, straniero e disabile, in Italia?
Dopo 15 giorni dal mio arrivo in Italia, sono stato portato allo Sprar (Centro di Accoglienza Rifugiati) di Francavilla Fontana dove sono stato per circa un mese. Sono riuscito a rimanere, però, in Italia e pian piano mi sono integrato.
La disabilità, invece, mi ha permesso di conoscere moltissime realtà associative e anche sindaci di città importanti, come Roma. Mi ha aperto davvero delle porte.
Cosa significa essere disabili in Senegal?
Circa il 15 % della popolazione è disabile. Le principali cause di disabilità sono la poliomelite e le mine. Dagli anni 80′, a Casamance, in particolare, le guerre di ribellione hanno portato ad un numero elevato di persone amputate. Esiste anche il problema degli ausilii che non vengono forniti dallo Stato e che sono di conseguenza, costosissimi.
Cosa stai facendo, qui in Italia, per aiutare il tuo Paese?
Nel 2019 a Genova, ho conosciuto all’avv. Dario Dongo e gli ho raccontato la situazione dei disabili senegalesi. Sono stato subito invitato da lui a Roma dove ho conosciuto il Disability Pride Network che si occupa di sensibilizzare sul tema disabilità, attraverso eventi organizzati in tutto il mondo.
A luglio, sempre del ’19, si è svolto il primo Disability Pride Senegal contemporaneamente a quello italiano, inglese e americano.
Ogni hanno, dal 2019, ho presentato dei progetti con l’obiettivo di fornire protesi alle persone con disabilità del mio Paese a chiunque fosse interessato. Sono particolarmente orgoglioso della collaborazione con Time for Peace che, nel 2021, ha fornito aiuti al centro di riabilitazione e di forniture protesiche di Casamance.
Ci parli, brevemente della situazione attuale del tuo Paese?
L’attuale presidente, com’era successo già nel 2012, vorrebbe rinnovare il suo mandato (sarebbe il terzo) anche se ciò non è permesso dalla legge. La repressione contro l’opposizione ha portato a numerosi arresti, oltre che a diversi morti e feriti. Ha espresso preoccupazione per la situazione anche l’ONU.
Concludo rigraziando Papi per la disponibilità e mi riprometto di contribuire personalmente ad aiutare i disabili del Senegal. Sarebbe bello un giorno incontrare altri sorrisi come quello del protagonista di oggi.