Milano Pride 2023: le mie impressioni
di Martina Foglia
Come tutti ormai sapete da parecchi anni il mese di giugno è il mese del Pride, il mese dell’orgoglio della comunità lgbtqi+, cioè di tutte quelle persone che non si ritrovano e non si identificano per nulla o totalmente nel loro genere biologico e anche di coloro che amano persone dello stesso genere. A questa sigla appartengono anche tutte quelle persone che etnicamente o socialmente vengono ritenute diverse dalla società perché eccentriche e per questo emarginate. Fatta questa doverosa premessa, una considerazione generica ma sulla quale mi vorrei soffermare è perché tutti gli eventi dedicati alla comunità LGBTQI+ siano concentrati in un unico mese e non durante tutto l’arco dell’anno:
secondo me la tutela e la garanzia dei diritti non dovrebbe avere una scadenza, tutti in questo mese ne parlano, alcune TV trasmettono programmi o film dedicati all’argomento e poi il silenzio!
Veniamo ora all’argomento del mio articolo: il Pride di Milano 2023, che quest’anno non è nato sotto una “buona stella”. Attualmente abbiamo una situazione politica che osteggia fortemente questo tipo di manifestazioni, un governo che nega un diritto fondamentale, quello della libertà di amare chi si vuole, di scegliere e di condividere una vita con chi si vuole, di scegliere e di diventare genitori perché le persone lgbtq* non rispecchiano il canone di “famiglia tradizionale”.
Il Pride di quest’anno ha rischiato di saltare per varie ragioni. Una delle critiche più evidenti mossa anche dalla stessa comunità lgbtqi+, che peraltro mi trova molto d’accordo ,è quella relativa alla scelta degli sponsor che certo non fanno dell’etica, della tutela e garanzia dei diritti umani, la loro “mission”. Qualche esempio: Coca-cola, Nestlé, Bayer e Google, ovvero tutte multinazionali che sfruttano l’essere umano attraverso il monopolio, avvalendosi del lavoro minorile o ” schiavizzando” i propri lavoratori. Capite bene che è questa la più grande contraddizione visibile a tutti.
Io non sono contraria agli sponsor, anzi so bene quanto possano portare benefici a questo tipo di eventi, ma faccio una riflessione: non sarebbe stato meglio, al momento della scelta delle partnership , concentrarsi su sponsor in linea col messaggio che questo tipo di manifestazione vuole trasmettere? Speriamo che l’anno prossimo almeno per quanto riguarda questo aspetto, ci sia maggiore coerenza ! È vero, finora ho parlato di tutto quello che secondo me in questo Pride è andato storto, ma ci sono state anche molte cose positive: ho notato maggior affluenza rispetto all’anno scorso, eravamo in tantissimi quasi non si riusciva a camminare, che detto da me… Ho respirato ancora di più il senso di unità, di coesione, di partecipazione. Eravamo tutti accomunati dalla stessa voglia di poter vivere la nostra sessualità, il nostro essere, la nostra vita quotidiana in libertà senza discriminazioni, oppressioni, costrizioni, repressioni. È stato anche il Pride delle Famiglie Arcobaleno o come si usa dire ora omogenitoriali che il sindaco della città di Padova, come avrete letto su tutti i giornali, ha deciso arbitrariamente e indegnamente di togliere dallo stato di famiglia: 33 genitori di coppie omogenitoriali, rendendo così di fatto orfani i bambini di uno dei loro genitori. Ecco, quest’anno era presente un carro dedicato al sostegno di queste famiglie.
Concludo con una mia personale frase che ho scritto su un cartoncino appositamente per questo Pride, la mia convinzione: l’amore è sempre amore!
L’amore è il punto di partenza per sconfiggere il pregiudizio e la discriminazione.