2 agosto: commemoriamo il Samudaripen, il genocidio nazifascista dei rom e dei sinti
di Ervin Bajrami
Nella notte tra il 2 e il 3 agosto del ’44 più di 500.000 persone periranno nelle camere a gas di Aushwitz Birkenau.
In Polonia, il 2 agosto scorso, con Dikh He Na Bister – Roma Genocide Remembrance – sono presenti più di 200 ragazze e ragazzi da 22 paesi diversi dell’Europa proprio per dire Dikh he na bister: “guarda e non dimenticare”.
Al rientro dal viaggio, il nostro amico attivista Ervin Bajrami ha deciso di fare alcune riflessioni importanti, che vi riportiamo, sulla situazione delle persone rom e sinte in Italia.
Casa: la questione casa e abitare sicuramente rimane una delle problematiche più grandi da affrontare in quanto ci ritroviamo con campi istituzionali creati ad hoc per le persone rifugiate dai Balcani (sistema adottato come unico) e che, ad oggi, ha portato alla terza generazione di ragazze e ragazzi che conoscono solo ed esclusivamente quel modo di abitare e non sono in grado di autodeterminarsi o hanno timore di lasciare quel sistema in quanto il mondo fuori non è dei migliori; anzi, la propaganda politica a loro sfavore non ha fatto altro che incrementare la paura di uscire e ritrovarsi lontano dalla comunità. Ogni giorno assistiamo a sgomberi dai campi ma senza una soluzione alternativa e di conseguenza trasformiamo posti ritenuti “sicuri” (almeno per la comunità che si ritrova assieme) in gruppi di persone che, invece, si ritrovano in mezzo alla strada.
Lavoro: chi vive nel campo e ha la residenza all’interno di quest’ultimo fa una fatica enorme a trovare un posto di lavoro in quanto il campo è associato direttamente alla criminalità; quest’ultima esiste in questi ambiti, ma è una conseguenza che parte dal sistema -abitare in primis e sfocia in micro crimini dovuti alla mancanza di lavoro e diventa un’esigenza per sopravvivere creando, così, un cerchio infinito di causa/effetto.
Scuola: l’istruzione è un altro tassello importante in quanto moltissimi bambini rom e sinti amano la scuola e vorrebbero un futuro che da sogno si trasforma in realtà, ma il sistema delle scuola lacho drom, che ha lasciato dietro di sé analfabeti, viene ancora usato come metodo e lo stigma verso i bambini rom e sinti non fa che alimentare la paura e l’abbandono come conseguenza.
Politica: la situazione politica non è favorevole al cambiamento in quanto anzitutto le persone rom e sinti non sono riconosciute come minoranza e nemmeno le atrocità del nazifascismo sono riconosciute e questo non permette ai nostri giovani di riconoscersi in un’identità storica e culturale precisa e di conseguenza o si nascondono per avere una possibilità nella vita oppure nasce l’odio interiorizzato verso la comunità maggioritaria, dovuto non solo alla narrazione sbagliata ma soprattutto perché quest’ultima è l’unica narrazione accessibile nel periodo scolastico. Non dimentichiamoci che lo stigma e i pregiudizi sono anche il pane quotidiano della politica per sviare la nazione da discorsi importanti oppure per creare un nemico contro il quale combattere (es: borseggiatrici).
Situazione Sociale: la situazione sociale è la conseguenza di tutte le altre categorie, quindi drammatica. Soluzione: parliamoci, parliamo con le persone interessate prima di prendere qualsiasi tipo di decisione. Iniziamo dal riconoscimento per poi trovare un sistema-abitare che vada bene per tutti e affinché questo accada, viste le differenze, è necessaria una legge quadro in base alla quale ogni Comune si adatta parlando con la comunità rom o sinta. Il sistema scolastico potrebbe introdurre anche la Memoria delle persone rom e sinte così come la Cultura e la Storia per far sì che i nostri ragazzi possano arricchirsi di nozioni positive anziché di odio. Creiamo legami, ponti, comunichiamo per comprendere le reali necessità senza adottare un sistema paternalistico che dall’alto ci dice come e quando dovremmo attuare le diverse proposte per poi scoprire che non vanno bene, sprecando risorse, energia e bene comune con di fatto un nonnulla in mano e un iter che ricomincia da zero. Chi né paga le conseguenze? Chi subisce passivamente tutto ciò, ogni volta? Torniamo a fare politica partendo dal basso, cercando di ascoltare e comprendere senza giudizi e pregiudizi i bisogni reali delle persone, torniamo ad essere comunità, allargata, con le proprie differenze, ma come ben abbiamo compreso in questi ultimi anni non vi è ricchezza più grande delle diversità e del suo contributo per diventare migliori come persone, come comunità e come Stato.
Se volete sostenere un progetto interessante riguardo al tema, cliccate qui: https://www.produzionidalbasso.com/project/il-genocidio-dei-rom-e-la-scoperta-della-propria-identita/?fbclid=PAAaaQWcT8BQfJB4mO7RjbDWsc3aenSobWpS3-YCNCq2XVKR_DjvnaRcL2blw