Daniela Di Carlo: inclusività nel messaggio dei valdesi
di Filippo Cinquemani
Questo articolo nasce dal desiderio di proporre un ciclo di interviste agli esponenti di diverse religioni con uno sguardo curioso verso ciò che non si conosce: il mio sguardo, il vostro sguardo.
Inizio così questa scoperta: con l’intervista a Daniela Di Carlo, pastora della chiesa valdese. Quando la contatto inizia col complimentarsi con me per essermi dichiarato agnostico, ma aperto alla conoscenza…Entriamo, quindi, subito nel vivo della nostra chiacchierata.
Quali sono i princìpi fondanti della vostra religione?
Una delle cose fondamentali è la Bibbia, da non leggere, però, in maniera letterale. L’approccio ai testi sacri deve essere critico, considerando che i costumi cambiano. Ad esempio, in Levitico è scritto che la donna non deve avvicinarsi al sacro, ma oggi ciò sarebbe anacronistico.
Il messaggio di accoglienza e amore nel nuovo testamento è ciò che veramente conta. La Chiesa non deve discriminare, ma essere inclusiva.
Il rapporto con Dio, per noi valdesi, è diretto e non ha alcun mediatore.
Ognuno decide per se stesso anche se la fede è rappresentata come qualcosa di plurale. Un esempio di questo sono la lettura collettiva e le decisioni. L’organo decisionale è il Sinodo (80 laici e 80 pastori), diviso a sua volta in Distretto e Assemblee Locali. Esiste anche un organo di controllo su chi decide chiamato “Commissione d’Esame”.
Ci puoi parlare brevemente della storia della Chiesa Valdese?
Come movimento nasce nel 1070 per volontà di Valdo, un mercante di Lione che si fece tradurre alcune parti del Vangelo. L’intenzione era quella di leggere i testi sacri e di contribuire al rinnovamento della Chiesa.
Nel 1184 la predicazione porta alla scomunica e a persecuzioni fino al 1848. L’inquisizione fa vittime anche tra i valdesi; vengono, per esempio, ricattolicizzati bambini già alfabetizzati. Nel 1532, i valdesi aderirono alla riforma protestante diventando una Chiesa riformata. Proprio in epoca medioevale, le valli valdesi (Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca) furono un rifugio per i fedeli perseguitati. Solo nel 1848, la Chiesa vede riconosciuti pieni diritti civili e politici.
L’8×1000 alla vostra Chiesa non viene destinato al culto, perchè questa scelta?
Crediamo alla separazione tra Stato e Chiesa. Lo Stato si deve occupare del Bene comune, per questo destiniamo l’8×1000 a progetti sociali, quali: la ricerca scientifica oppure progetti di sostegno alle persone con disabilità ed LGBTQ+.
I Valdesi celebrano anche le unioni omosessuali. Come mai questa scelta in controtendenza con altre confessioni?
Alcune persone vengono allontanate dalla Chiesa di appartenenza con frasi tipo “non fai parte dei progetti di Dio”. Dal 1980, ad Agape, centro ecumenico valdese, esistono i campi che si chiamano “Fede e omosessualità”. Questi campi sono stati costituiti proprio pensando al messaggio d’inclusività della nostra Chiesa. Il pastore e il direttore di Agape, Eugenio Rivoir e Ferruccio Castellano, hanno portato la Chiese protestanti e Cattoliche ad interrogarsi sulle questioni di genere.
Dal 2010 i valdesi benedicono le unioni omosessuali e recentemente c’è stato il battesimo di un bambino di due papà.
Ringrazio Daniela per la disponibilità e alla prossima intervista!