Notizie dal sud-est del Mediterraneo
(da anbamed.it)
I Titoli:
Palestina Occupata: Un giovane di 18 anni ucciso dai soldati israeliani a El-Bira.
Pakistan: Un attentato in una moschea del Belucistan durante le festività di Maulid, la ricorrenza per la nascita del profeta Mohammed.
Tunisia: Ghannouchi entra in sciopero della fame in carcere in solidarietà con i detenuti politici.
Sudan: Il centro dello scontro si sposta in Darfur con l’obiettivo dei ribelli di strappare Niyala.
Somalia: Un altro attentato terroristico jihadista con decine di vittime civili.
Migranti: Il governo italiano torna a mani vuote dal vertice di Malta. Ai migranti arrivati salvi, una multa di 5 mila € per evitare il carcere.
Egitto: È morto al Cairo Saadeddine Ibrahim, pioniere dei difensori di diritti umani nel mondo arabo.
Le Notizie:
Palestina Occupata
Un giovane di 18 anni è stato ucciso dai soldati israeliani ad El-Bira e un altro ferito gravemente. Nella città è stato dichiarato il lutto cittadino. L’esercito di occupazione ha dichiarato che i soldati hanno sparato per il sospetto che i due giovani tentavano di lanciare delle bottiglie contro un posto di blocco all’ingresso di una colonia ebraica. Autisti palestinesi di passaggio nella zona hanno smentito la versione di comodo degli occupanti. Il corpo della vittima è stato sequestrato dall’esercito e non consegnato alla famiglia; un’odiosa pratica vendicativa disumana.
Pakistan
Davanti ad una moschea nel Belucistan, durante le festività per l’anniversario della nascita del profeta Mohammed (Al-Maulid an-Nabawi), un attentatore suicida si è fatto esplodere in mezzo alla folla uccidendo almeno 57 fedeli. 80 i feriti tra i quali 20 in gravi condizioni. Il governo ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Nessun’organizzazione ha rivendicato l’attentato, mentre il gruppo Taliban del Pakistan ha condannato l’eccidio, escludendo qualsiasi coinvolgimento.
Tunisia
Il presidente del partito Ennahda, Ghannouchi, è entrato in sciopero della fame in carcere. La decisione avviene a tre giorni dopo l’inizio dello sciopero di un altro politico tunisino, Johar Ben Mubarak, in arresto preventivo dallo scorso febbraio, senza accuse e senza processo. La protesta dei due uomini politici, che verrà seguita da altri, mira a costringere il presidente Saied ad ordinare il rilascio dei politici di opposizione detenuti in cause senza prove e sotto le leggi antiterrorismo. L’uso della giustizia per mettere all’angolo l’opposizione ha devastato la nascente democrazia tunisina, unico paese che si era salvato dalle guerre civili e dalla restaurazione delle dittature dopo le Primavere arabe.
Sudan
Il secondo uomo delle milizie di Pronto intervento (RSF), Abdulrahman Daglo, fratello di Hamidati, è tornato in Sudan dopo un’assenza di oltre due mesi. Era partito per il Ciad all’inizio di luglio, ha visitato Bengasi in Libia, e poi ha volato ad Abu Dhabi, per poi fare ritorno via Addis Abeba. Adesso si trova in Darfur e secondo analisti sudanesi sta preparando un attacco per la conquista di Niyala, capoluogo del Darfur meridionale. Dopo le sconfitte subite a Khartoum, le milizie ribelli hanno bisogno di una vittoria tattica per avere voce in capitolo in eventuali trattative politiche. Per realizzare un’avanzata a Niyala, le milizie hanno ritirato diverse formazioni dal campo di battaglia nella capitale.
Il generale Burhan ha nominato i membri del consiglio sovrano a capo dei dicasteri del suo governo militare con sede a Port Sudan. Una mossa di facciata, perché metà del paese è fuori dal controllo delle forze armate e l’economia del paese è al collasso.
La situazione militare ha registrato due gravi episodi nella giornata di ieri. Un fuoco amico ha colpito un’unità dell’esercito nel centro di comando delle forze armate a causa di un bombardamento aereo. Sempre a Khartoum, un bombardamento compiuto dalle milizie ha distrutto tre pullman carichi di passeggeri, causando decine di morti e feriti.
Somalia
Almeno 20 persone tra morti e feriti per lo scoppio di un’auto imbottita di tritolo e fatta esplodere a distanza durante il passaggio di una colonna militare. È avvenuto a Hirashebeli, nel centro del paese. I continui attacchi terroristici dei jihadisti, ad un anno dall’inizio della campagna militare governativa, rappresentano una debacle politica e militare del governo Sheikh. Malgrado la presenza di truppe africane e il sostegno aereo degli Stati Uniti, il movimento Shabab ha inferto colpi mortali, causando centinaia di vittime civili. Il terrorismo islamista non si limita ai confini della Somalia ma colpisce anche altri paesi, come il Kenya, che ha truppe in Somalia nel quadro della missione militare dell’UA.
Migranti
Le bugie hanno le gambe corte. La criminalizzazione delle ONG ha avuto come effetto soltanto l’aumento dei morti nel Mediterraneo e non ha fatto diminuire l’arrivo di migranti sulle coste italiane. Il governo delle destre a Roma ha fallito nell’incontro di Malta, avvenuto ieri, di trovare una politica europea comune e la scappatoia dalla debacle è quella di inasprire le misure contro le azioni di solidarietà umanitaria che operano nei salvataggi, compito non assolto colpevolmente dalle istituzioni europee.
Secondo un rapporto dell’ACNUR presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel 2023 sono morte e disperse più di 2500 persone. Nell’anno precedente erano 1680 vite umane perdute. Il numero degli arrivi in Italia (con il governo delle destre) è aumentato dell’83% raggiungendo le 186 mila persone fino alla fine del mese di agosto. Per coprire il fallimento delle politiche migratorie, il governo Meloni pensa ad una legge che impone una multa di 5000 € ai migranti per evitare il carcere.
Egitto
È morto ieri al Cairo il sociologo Saadeddin Ibrahim, fondatore del centro Ibn Khaldoun e dell’organizzazione araba per i diritti umani. È stato uno dei pionieri della difesa dei diritti umani e nella lotta per la democrazia nei paesi arabi. Ha subito una persecuzione durante il regime di Mubarak, passando 3 anni in carcere per aver coniato una nuova parola nel dizionario politico arabo: “Gomhumalakiat” (Republic-monarchie). In un articolo pubblicato, nel giugno 2000, sulla rivista araba edita a Londra “Al-Majallah” aveva descritto la tendenza dei regimi repubblicani nel mondo arabo, frutto di colpi di Stato di giovani ufficiali nazionalisti, a trasmettere il potere per via ereditaria. In Siria, allora era appena salito al potere Bashar Assad, dopo la morte del padre, Hafez; in Iraq Udai si preparava a succedere a suo padre, Saddam Hussein; in Libia Seif Islam Gheddafi e in Egitto Jamal Mubarak.
Nato a Mansoura nel 1938, Ibrahim si è laureato in letteratura all’università del Cairo (1960) e ha concluso i suoi studi avanzati in sociologia dello sviluppo (Los Angeles) e sociologia politica (Seattle). Tornato in Egitto nel 1975, ha insegnato all’università americana del Cairo. Ha presieduto la sezione degli affari arabi nel Centro studi politici e strategici di Al-Ahram e coperto l’incarico di direttore dell’Istituto per l’unità araba. Ha pubblicato diversi saggi e migliaia di articoli politici.
Notizie dal mondo
Sono passati 19 mesi e 4 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Putin addomestica Wagner e avvia una nuova campagna di arruolamenti, per giovani reclute, da mandare nel mattatoio ucraino.