“Stay human. Africa”. Le ragioni dei colpi di Stato nell’Africa francofona
di Filippo Cinquemani
Guinea, Mali, Burkina Faso, Niger e il 30 agosto scorso anche il Gabon: ben cinque Paesi francofoni dell’Africa hanno vissuto colpi di stato militari nel giro di pochi anni.
Il motivo? Il fallimento degli Stati postcoloniali, creati sotto una forte influenza francese e caratterizzati da due fasi, una autoritaria e l’altra democratica, o meglio pseudo-democratica.
Torniamo un po’ indietro nel tempo: negli anni Sessanta diverse colonie francesi sono divenute indipendenti, ma la Francia ha continuato a mantenere un forte controllo su questi territori.
Jacques Foccart, uomo d’affari e diplomatico, ha avuto un ruolo di primo piano nel preservare gli interessi francesi in Africa. Soprannominato appropriatamente “Monsieur Afrique”, Foccart fu dapprima uomo di fiducia di de Gaulle e successivamente continuò a lavorare nell’ombra sino alla presidenza di Chirac.
Con l’indipendenza dell’Algeria nel 1962, Parigi volle assicurarsi il controllo del petrolio delle ex colonie. A questo scopo, Foccart strinse un’alleanza con il presidente del Gabon, Omar Bongo. Sostenuto da Foccart, Bongo ha guidato il Gabon fino alla sua morte, nel 2009. Poi il figlio, Ali Bongo Ondimba, ha preso il suo posto fino al golpe del mese scorso, finalmente arrivato dopo quasi sessant’anni di dominio dei Bongo.
Con la caduta del muro di Berlino, la Francia ha vincolato gli aiuti francesi alla democratizzazione del regime. In paesi come Gabon e Camerun si sono stabilite democrazie senza alternanza e soprattutto senza alcun freno alla corruzione.
Oggi, l’inganno politico francese ha smesso di incantare e gli interessi economici francesi nel continente si sono ridotti, con l’eccezione proprio del Gabon. Le nuove generazioni non sopportano più di essere mal governate e, inoltre, i militari si presentano come salvatori della patria. I colpi di Stato sono, quindi, l’unica speranza per porre fine ad anni e anni di regimi autoritari.
Questa però, è solo una chiave di lettura di ciò che sta avvenendo in Africa, non poche voci autorevoli pensano, che in realtà, gli africani continuino ed essere “pedine” manovrate dagli interessi dei cosiddetti “poteri forti”.