Non c’è posto per te! Campagna di sensibilizzazione in tema di violenza di genere
Associazione Per i Diritti umani sostiene e divulga la seguente Campagna:
Campagna di sensibilizzazione
perché nessuna donna vittima di violenza sia più esclusa dai Servizi Antiviolenza
L’ultimo rapporto Istat in tema di violenza di genere ci dice che il 94% delle Case rifugio si è dotata di criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti. La campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!” rivolge specifiche richieste ai Servizi Antiviolenza e alle Istituzioni per far sì che nessuna donna vittima di violenza sia più esclusa dai Servizi in questione. Essa è aperta alla sottoscrizione sia di Enti e Gruppi che di singole persone (per aderire o per informazioni scrivere a info@informareunh.it).
Nell’Italia in cui i casi di violenza di genere sono quotidiani e possiamo contare un femminicidio ogni tre giorni, alcune delle più frequenti esortazioni rivolte alle donne che subiscono violenza sono: «Denunciate! Rivolgetevi ai Servizi!». Tali esortazioni danno per scontato che qualunque donna si rivolga ai Servizi Antiviolenza troverà accoglienza e sarà benaccetta. Ebbene, non è così. Vi sono alcune donne che sono escluse dalle Case rifugio. Sono donne con difficoltà complesse in cui esiste spesso una compresenza di limitazioni o di fragilità e che quindi hanno bisogni importanti per numero e per specificità. Da qui deriva una minore possibilità di riuscire in autonomia a trovare aiuto e soluzioni, la qual cosa innesca un circolo vizioso di rifiuti e solitudine: lo svantaggio comporta debolezza ulteriore e questa aumenta l’esclusione e la cancellazione della persona e della donna. Sono donne esposte a discriminazione multipla/intersezionale, un tipo di discriminazione causata dalla compresenza nella stessa persona di più fattori di rischio (ad esempio, essere donna e fare abuso di sostanze; oppure essere donna ed avere una disabilità, ecc.).
Il 94,1% delle Case rifugio si è dotata di criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti, mentre il 61,4% di esse ne ha introdotto di ulteriori in relazione ai figli e figlie delle ospiti (dati relativi all’anno 2021, fonte: Istat, Sistema di protezione per le donne vittime di violenza – anni 2021-2022, 7 agosto 2023).
Stiamo parlando di donne che le Case rifugio respingono, ma nel rapporto Istat i criteri di esclusione sono indicati in modo asettico, come se si trattasse di una prassi inevitabile, accettabile e senza conseguenze per le donne: abuso di sostanze e dipendenze, disagio psichiatrico, essere senza fissa dimora, tratta e prostituzione, status giuridico, essere agli ultimi mesi di gravidanza, altri criteri di esclusione.
Il dettaglio dei dati Istat sui criteri di esclusione adottati dalle Case rifugio |
Il 94,1% delle Case rifugio (317 in valori assoluti) si è dotata di criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti. L’81,9% delle Case rifugio (276 in valori assoluti) non accoglie donne che fanno abuso di sostanze e con dipendenze; l’80,7% (272 Case rifugio) non accoglie donne con disagio psichiatrico; il 71,2% (240) donne senza fissa dimora; il 37,1% (125) donne vittime di tratta e prostituzione; il 20,8% (70) quelle prive di uno specifico status giuridico; il 19,9% (67) donne agli ultimi mesi di gravidanza; il 10,1% (34) donne respinte sulla base di altri criteri di esclusione (dati relativi all’anno 2021, Tavole 16 e 17 del file con i dati sulle Case rifugio contenuto in: Istat, Sistema di protezione per le donne vittime di violenza – anni 2021-2022, 7 agosto 2023). Ulteriori criteri di esclusione dall’accoglienza sono applicati dal 61,4% delle Case rifugio (207 in valori assoluti) in relazione ai figli e figlie delle ospiti. Il 42,4% delle Case rifugio (143) pongono limiti all’età nell’accoglienza dei figli/figlie delle ospiti, il 48,4% (163) pongono limiti di genere, il 7,7% (26) ulteriori criteri di esclusione (dati relativi all’anno 2021, Tavola 18 del file con i dati sulle Case rifugio contenuto in: Istat, Sistema di protezione per le donne vittime di violenza – anni 2021-2022, 7 agosto 2023). |
Non sappiamo cosa ne sia di queste donne escluse dalle Case rifugio, il rapporto non lo dice, ma non è difficile immaginare quale possa essere la loro sorte. Il citato rapporto Istat ha rilevato i criteri di esclusione solo per le Case rifugio, ma abbiamo avuto riscontro che le richieste di aiuto di diverse donne con disabilità siano state ignorate anche da diversi Centri antiviolenza (CAV). Pertanto la nostra riflessione è rivolta a tutti i Servizi Antiviolenza.
Solitamente l’introduzione di meccanismi di esclusione – che siano formalizzati o meno – non è percepita come discriminatoria da chi li pone in essere, ma tale percezione non è corretta: escludere dai Servizi Antiviolenza anche una sola donna costituisce una discriminazione, ed il fatto che siano escluse le donne con difficoltà complesse pone questioni etiche e giuridiche che non possono essere liquidate evocando l’inconsapevolezza della gravità della pratica. Infatti tutta la letteratura scientifica sul tema rivela che le donne che sono esposte a discriminazione multipla/intersezionale corrono un rischio significativamente più alto di subìre violenza rispetto alle altre donne. Ad esempio, il rischio di subìre stupri o tentati stupri è doppio per le donne con disabilità (10%) rispetto a quelle senza limitazioni funzionali (4.7%) (fonte: Istat, La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia. Anno 2014).
Vero è che spesso i Servizi Antiviolenza dispongono di risorse limitate e di personale non specificamente formato ad affrontare la complessità che alcuni casi possono presentare. Sotto questo profilo va chiarito che non stiamo chiedendo ai singoli Servizi di affrontare questi casi in autonomia, li stiamo invece invitando ad affrontarli organizzandosi in modo diverso. Si tratta di costruire reti territoriali che mettano in comune risorse e competenze, nonché di disporsi a lavorare con équipe multidisciplinari a composizione variabile, coinvolgendo di volta in volta le professionalità utili e necessarie ad affrontare in modo adeguato i casi in questione. I Servizi Antiviolenza sono invitati a adottare un nuovo approccio di base in cui il principio di inclusione per ogni tipo di limite, difficoltà, disagio o patologia della donna che chiede aiuto sia considerato come una premessa ineluttabile, un elemento di eccellenza, sia dal punto di vista organizzativo concreto (accessibilità dei Servizi Antiviolenza, inclusione dei figli/e anche con disabilità, operatrici formate, ecc.), che dal punto di vista etico e culturale. Esistono già esempi virtuosi di Servizi Antiviolenza che si sono disposti a lavorare in questo modo (se ne legga a questo link), si tratta solo di seguirne le orme.
Ancor meno ricevibile è l’argomentazione, talvolta proposta, che si tratti di casi residuali, giacché le donne che rientrano nei criteri di esclusione indicati dalle Case rifugio non sono affatto in un numero trascurabile, ed in ogni caso non può considerarsi trascurabile nessun numero superiore allo zero. In merito va evidenziato che laddove il principio di accessibilità sia rispettato, emerge una dimensione altrimenti invisibile di richieste e aumenta la consapevolezza dei propri diritti e delle condizioni di violenza subìte anche da parte di donne con maggiori difficoltà e disagio.
Infine vale la pena di ricordare che chiunque operi nella Rete Antiviolenza è vincolato/a al rispetto dei princìpi di uguaglianza e non discriminazione sanciti dall’articolo 4 della Convenzione di Istanbul (la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), che è stata ratificata dall’Italia con la Legge 77/2013, e che costituisce il riferimento normativo più elevato in tema di contrasto alla violenza di genere.
La presente campagna di sensibilizzazione, denominata “Non c’è posto per te!”, è pertanto finalizzata a far sì che nessuna donna vittima di violenza sia più esclusa dai Servizi Antiviolenza.
È importante sottolineare che non rientra nelle finalità di questa campagna discreditare i Servizi Antiviolenza. Non trarremmo alcun vantaggio da una simile operazione, e l’intera comunità ne sarebbe danneggiata. L’unico obiettivo della campagna è promuovere un’accoglienza senza discriminazioni. È proprio la consapevolezza di quanto sia preziosa e vitale la funzione svolta da tali Servizi, che rende intollerabile che qualcuna ne sia esclusa. Riteniamo infatti che rifiutarsi di accogliere anche una sola donna vittima di violenza significhi abbandonarla nelle mani del suo aggressore o del suo assassino, oppure relegarla in una condizione di subordinazione ed esclusione nel contesto in cui vive, e questo… ecco, questo deve finire!
Più si accoglie senza discriminazioni, più le donne “tutte”, anche senza difficoltà complesse, modificano la propria percezione rispetto alle condizioni di vita di ciascuna e si possono attivare per chiedere aiuto e per sensibilizzare altre persone. Così si promuove il diritto per tutte di essere accolte e aiutate. Auspicabilmente, in questo modo, le stesse operatrici, le Reti di aiuto e i Servizi Antiviolenza diventano promotori e promotrici di consapevolezza ed emancipazione anche delle donne con limitazioni e difficoltà complesse.
Richieste per i Servizi Antiviolenza
- Eliminazione dei meccanismi di esclusione dall’accoglienza delle ospiti e dei loro figli e figlie – formalizzati o meno – in ottemperanza alle disposizioni contenute nella Convenzione di Istanbul.
- Costituzione di reti territoriali finalizzate alla presa in carico delle donne vittime di violenza che sono esposte a discriminazione multipla/intersezionale.
- Disposizione a lavorare in équipe multidisciplinari a composizione variabile, coinvolgendo di volta in volta le professionalità utili e necessarie ad affrontare in modo adeguato la complessità che ciascun caso più presentare.
Richieste per le Istituzioni
- Introduzione del rispetto del principio di non discriminazione quale requisito richiesto per l’accesso ai fondi pubblici da parte dei Servizi Antiviolenza.
- Fissare un tempo di adeguamento entro il quale i Servizi Antiviolenza debbono eliminare i meccanismi di esclusione dall’accoglienza delle ospiti e dei loro figli e figlie – formalizzati o meno – onde evitare la sospensione dei finanziamenti pubblici.
La campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!” è promossa da Informare un’h- Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli in collaborazione con le seguenti professioniste: Maria Giulia Bernardini (ricercatrice in Filosofia del Diritto presso l’Università di Ferrara), Martina Gerosa (urbanista, disability & accessibility manager), Nadia Muscialini (psicoanalista e psicologa presso il Servizio Sanitario Nazionale), Piera Nobili (architetta), Maria Cristina Pesci (medica psicoterapeuta del progetto CHIAMA chiAMA di Bologna gestito congiuntamente dalle Associazioni MondoDonna e AIAS di Bologna – Associazione Italiana Assistenza Spastici), e, chi scrive, Simona Lancioni, in qualità di responsabile del centro promotore della campagna. Inoltre la campagna ha ottenuto i patrocini della UILDM Nazionale (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), del CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità), dell’Associazione Femminile Maschile Plurale (FMP) di Ravenna.
Per favorire la diffusione dell’iniziativa attraverso i social sono state prodotte alcune brevi clip informative curate dalle professioniste coinvolte nel progetto. Alla predisposizione dei filmati hanno collaborato anche Alessandro Pecori, responsabile operativo dello sportello Informarecomunicando di Pisa, che ha fornito un supporto tecnico; Delphine Caron, docente della lingua dei segni italiana (LIS) ed attivista per i diritti delle donne e delle persone sorde che ha prodotto il filmato in questa lingua; e l’Associazione Blindsight Project che ha curato la audiodescrizione e sottotitolazione delle clip allo scopo di rendere fruibili i contenuti informativi anche dalle persone con disabilità sensoriali, in particolare hanno collaborato Laura Raffaeli, presidente dell’Associazione, Laura Giordani, che ha curato i testi dell’audiodescrizione, Barbara Paradiso, che ha curato la sottotitolazione, Alessandra Paganelli, che ha prestato la voce per l’audiodescrizione, e Luca Ruffini della Pselion Web Agency, che ha curato il mix e il montaggio. Tutto il materiale è liberamente fruibile dai seguenti link:
- Presentazione della campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!”, a cura di Simona Lancioni.
- Servizi Antiviolenza: una proposta di organizzazione inclusiva, a cura di Nadia Muscialini.
- Un esempio virtuoso di Servizio Antiviolenza inclusivo: lo Sportello CHIAMA chiAMA di Bologna, a cura di Maria Cristina Pesci.
- I princìpi di uguaglianza e non discriminazione nella Convenzione di Istanbul, a cura di Maria Giulia Bernardini.
- Accessibilità e inclusione dei Servizi Antiviolenza, a cura di Piera Nobili.
- L’accessibilità delle informazioni sui Servizi Antiviolenza, a cura di Martina Gerosa, riprese di Diego Villalón.
- La campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!” in LIS, a cura di Delphine Caron (alla traduzione in LIS ha collaborato Mita Graziano, le riprese sono state fatte preso il Museo della Seta di Como, mentre le opere sullo sfondo sono dell’artista Davide Molteni).
Inoltre, per consentire l’accesso alle informazioni a chi ha difficoltà a utilizzare i consueti testi scritti, questa campagna di sensibilizzazione è stata realizzata anche nella versione facile da leggere e da capire (Easy To Read, disponibile a questo link), a cura di Francesca Stella, formatrice nazionale del linguaggio Easy To Read e lettrice di prova del gruppo dell’ANFFAS di Udine (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), e nella versione con i simboli della comunicazione aumentativa alternativa (CAA, disponibile a quest’altro link), a cura di Stefania Costantini (educatrice socio-pedagogica).
L’immagine scelta per questa campagna di sensibilizzazione è stata realizzata dall’illustratrice Paola Formica. Essa raffigura una panchina rossa, uno dei simboli del contrasto alla violenza di genere, ma questa, a differenza delle altre, è una “panchina rossa ostile”, infatti sulla seduta è stato applicato un divisorio per impedire che le persone senza fissa dimora vi si possano sdraiare. Essere senza fissa dimora è uno dei criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti adottati dalle Case rifugio. L’opera vuole essere il simbolo di un’accoglienza selettiva che va superata.
La campagna di sensibilizzazione “Non c’è posto per te!” è rivolta ai Servizi Antiviolenza, alle Istituzioni e a tutta la popolazione. Essa è aperta alla sottoscrizione sia di Enti e Gruppi che di singole persone (per aderire o per informazioni scrivere a info@informareunh.it).
Simona Lancioni
Responsabile di Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa)
Nota su Informare un’h
Informare un’h – Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) è un servizio informativo in tema di disabilità della UILDM Sezione di Pisa (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Il centro presta molta attenzione alle questioni di genere, è impegnato da vent’anni nella promozione dei diritti delle donne con disabilità, ed in particolare nel contrasto alle discriminazioni multiple e alle violenze che esse subiscono. Per info: info@informareunh.it e www.informareunh.it.
Pubblichiamo di seguito gli elenchi, in costante aggiornamento, dei Soggetti aderenti
Adesioni degli Enti/Gruppi (in ordine di arrivo)
1 Diritti alla Follia
2 Studio Legale Ferlin
3 Associazione Il Coraggio
4 Associazione Michele Baù – Angeli con le ali
5 Associazione per i Diritti Umani
6 Centro di Relazioni Umane di Bologna
7 Associazione Code per Curiosi
8 Associazione Diritti Senza Barriere
9 Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare)
10 Associazione Libere Sinergie
11 Progetto Aisha
12 Circolo Chico Mendez
13 Centro per l’alternativa alla psichiatria Francesco Lorusso
14 Centro Antiviolenza Vittore Buzzi di Milano
15 CCDU – Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani
16 Superando.it
17 Coordinamento Etico dei Caregivers di Pisa
18 Gruppo Donne del GALM (Gruppo Animazione Lesionati Midollari)
19 Comunità Fragole Celesti
20 Associazione DisabilmenteMamme
Adesioni di persone (in ordine di arrivo)
1 Vittoria Doretti
2 Paola Cavalieri
3 Giuseppe Zecchini
4 Anna Francesca Masiero
5 Sara Boicelli
6 Silvia Cutrera
7 Vincenzo Lorubbio
8 Simona Ferlin
9 Luisella Bosisio Fazzi
10 Orietta Baù
11 Silvia Fasolin
12 Sara Bonanno
13 Simone Madussi
14 Ubaldo Balestriere
15 Simona Sforza
16 Aldo Schiavello
17 Simona Maffei
18 Isabella Groppi
19 Federica Danesi
20 Sofia Cuberli
21 Luisa Mariani
22 Antonella Rosa
23 Federico Girolomoni
24 Chiara Cuberli
25 Marta Silimbani
26 Maria Tarallo
27 Elisabetta Stellato
28 Annalisa Cuberli
29 Nadia Fiorentino
30 Eliane Rodrigues
31 Maria Grazia Nichetti
32 Sara Lancioni
33 Marcella Corsi
34 Paolo Addis
35 Vito Totire
36 Simonetta Cuberli
37 Luca Benvenga
38 Mario Bernardini
39 Ivonne Pattuelli
40 Marina Lombardi
41 Paola Persici
42 Alberto Brugnettini
43 Cinzia Mancini
44 Laura Scudieri
45 Nathalie Paris
46 Maria Chiara Quadrini
47 Linda Lamborghini
48 Bimba Landmann
49 Sandra Rossetti
50 Pietro Lodi
51 Cinzia Pennati
52 Vincenzo Cadoni
53 Andrea Pancaldi
54 Mara Ruele
55 Mauro Pirani
56 Emanuele Giorgi
57 Gabriele Giorgi
58 Antonella Tarantino
59 Maria Paola Giubileo
60 Francesco Comelli
61 Barbara Badiani
62 Grazia Trunfio
63 Giovanni Conte
64 Tommasa Lombardi