Morire di lavoro: fino a quando?
Di Alessandra Montesanto
Un morto ogni tre giorni, un infortunio al minuto: questo è il dato per riflettere sul tema della sicurezza nel mondo del lavoro.
Il 12 novembre scorso, per l’inaugurazione della nuova stagione del Teatro Officina di Milano – storico punto di riferimento culturale del capoluogo lombardo, che quest’anno compie 50 anni di attività – il pubblico ha potuto assistere ad una serata ricca di poesia, testimonianze, appelli grazie a Massimo de Vita in dialogo con l’ex operaio e poeta Ferruccio Brugnaro e alla presenza del senatore (Gruppo Misto) Tino Magni che hanno specificato i doveri dei datori di lavoro che comprendono: fornire ai lavoratori le informazioni sulle procedure di sicurezza e sugli eventuali rischi presenti sul posto in cui si svolge la mansione; fornire una formazione sul corretto utilizzo delle attrezzature e dei dispositivi di protezione individuale; fornire le indicazioni sulle procedure di evacuazione in caso di emergenza. Molti sono, poi, i diritti degli operai e dei lavoratori in generale, ad esempio: un risarcimento in caso di infortunio e la possibilità di adire a vie legali in caso di violazioni delle leggi in tema di sicurezza.
In Italia sono l’INAIL (Istituto nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) e l’INL, un’agenzia del governo istituita in base a un decreto legislativo del 2015 che dovrebbero occuparsi della salute dei lavoratori, della tutela e della sicurezza, ma non sono sufficienti se consideriamo il numero delle morti e degli incidenti che, troppo spesso, colpiscono le famiglie e, quindi, la società intera. All’interno delle industrie abbiamo la figura dell’RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), eletto tra i lavoratori per avanzarne le istanze, appunto, per quanto concerne gli aspetti della salute e dei rischi; come sottolinea Brugnaro dovrebbe esserci un esponente delle richieste e delle informazioni da fornire ai lavoratori in tutte le fabbriche e le aziende e si dovrebbe instaurare un maggior rapporto diretto tra questa figura e il capo o CEO della fabbrica o dell’azienda stessa.
La seconda parte della serata ha affrontato il tema – ancora così importante e attuale – tramite l’Arte: letture e monologhi intensi, commoventi, feroci e delicati allo stesso tempo che riportano alla mente gli incidenti mortali alla Thyssenkrupp (6 dicembre 2007) e le morti di tumore causate dal Petrolchimico di Marghera (28 novembre 2002): Daniela Airoldi Bianchi dà voce all’operaio Gianfranco Bettin tramite un brano tratto da “Petrolkiller” e, per terminare, lo spettacolo dal titolo “Il paese delle facce gonfie” con Stefano Panzeri (per la regia di Marco di Stefano e testo di Paolo Bignani) con grande dolcezza – anche per l’ingenuità infantile del protagonista – accompagna gli spettatori in un viaggio dal fantastico al realistico, dalla speranza alla disillusione, raccontando una storia d’amore tra un giovane operaio e una ragazza e di grande solidarietà ambientata alla Icmesa, teatro in cui nel ’76 è stato provocato il disastro ambientale dovuto alla fuoriuscita di diossina, a Meda, in provincia di Milano. “Teatro” sì, luogo e messa in scena, che racconta una realtà ancora tanto dura nella memoria e nell’indignazione perché certi fatti continuano ad accadere. Inesorabilmente.