Mi chiamo Donna e sono salva
di Antonella Cinquemani
Mi chiamo Antonella ho 43 anni e sono felice perché sono salva.
Le decisioni della mia vita hanno le caratteristiche di chi, fin da giovane, lotta per essere indipendente e non avere paura.
Tra lavori sottopagati, tentativi di manipolarmi e un esposto a chi aveva deciso che non potevo dire un no.
Sono un’insegnante, entrando in classe pensi sempre a prendere per mano i bambini e guidarli nella conoscenza del mondo,
nel migliore dei modi possibile affinchè siano pronti e sicuri.
Prepararli a godere delle cose belle, a mantenere viva la curiosità e a non arrendersi quando le cose si fanno difficili credendo in se stessi e affrontando le sfide.
Ma c’è una parte del mondo troppo difficile da spiegare,
Dove le principesse non girano serene nei boschi a raccogliere fiori, ma nemmeno prendono il treno ed escono la sera canticchiando tranquille.
Un giorno, sempre se non lo stanno già vedendo nella loro famiglia, dovranno affrontare la realtà non importa quanti sacrifici abbiano fatto: dottoresse, insegnanti, madri, con problemi economici o benestanti, in salute o con malattie e non
importa in quale posto del mondo siano, dovranno stare sempre attente in quanto donne e anche così putroppo potrebbe non bastare.
La mentalità, un’interpretazione errata della religione, un rifiuto, un problema psicologico o economico e l’incubo può avere inizio.
Sotto forma di discriminazione, di violenza, di persecuzione, coercizione un uomo inizierà a tenerle in pugno e si ritroveranno costrette a lottare per la loro vita.
Sempre se ne avranno e sempre qualcuno sentirà il loro grido.
Per non parlare poi del fatto che, se mai mostreranno le loro debolezze, se mai si fideranno di un uomo in intimità, li’ avranno sbagliato di grosso: potranno infatti essere vittime di ricatti.
Invece se faranno le cose “per bene” e si sposeranno, allora saranno premiate ma questo non esclude che, un giorno, il il marito non decida che è il momento della loro fine.
Una vita di “se e ma”, quella di noi donne. E quanti nomi ci vengono in mente: Giulia Donato, Martina
Scialdone, Oriana Brunelli, Teresa Di Tondo, Alina Cristina Cozac,Yana Malayko, Melina Marino,
Santa Castorina,Iulia Astafieya, Sara Ruschi,Danjela Neza, Annalisa D’Auria…
Nomi che vediamo, come una carrellata di fronte ai nostri occhi, scorrere in ricordo di quanto sia brutale la violenza sulle donne.
Dolore e delusione è la sensazione che lasciano.
Dolore di non potere più vedere i loro sorrisi, dolore di chi avrebbe voluto tenerle tra le braccia proteggerle e non ha potuto.
E si sentono nell’aria i “perchè?” cosa l’ha spinto a fare tanto male.
Non esiste una risposta perchè nulla potrà mai giustificare.
Allora ci rendiamo conto di quanto siamo ancora lontane dall’essere libere.
Realizziamo che urliamo e non veniamo ascoltate e che l’urlo deve essere più forte.
La paura deve essere rimandata al mittente, a chi ogni giorno vuole farcela provare. La paura: ferire
intimorire, rendere insicure noi donne.
La donna è debole solo fin quando crede di esserlo poi si rialza, inizia a combattere e vede la realtà: debolezza e insicurezza erano ciò che spingevano il suo carnefice a farle del male, a umiliarla e
allora nasce sempre più il desiderio di mostrargli ,invece quanto può essere forte anche lei. A volte con successo, a volte con la triste tragedia come finale. Eppure vediamo vere eroine che lottano seppur consapevoli dei rischi, ma non più sono disposte a subire.
Per tutto questo è urgente urlare ..Sono Antonella, ho 43 anni e sono salva…Urlare anche per coloro che sono state uccise, perché vorrebbero tanto farlo ma purtroppo non possono più.
Sono Giulia ho scoperto bugie e tradimenti, ma sono salva,
Sono Annalisa avevo un compagno geloso ma sono salva…
Dire che non scendano le lacrime solo a scriverlo, è impossibile.
In questa giornata non smettiamo di ricordare, di parlare, di combattere affinchè un giorno, spiegando il mondo ad una bambina, potremmo dirle che è al sicuro.
NUMERO EMERGENZA VIOLENZA DONNE: 1522
GESTO PER CHIEDERE AIUTO: