Emanuele: diritti e spiritualità
di Filippo Cinquemani
Recentemente, a seguito dell’intervista con la pastora Daniela Di Carlo, ho visitato la Chiesa Evangelica Metodista in via Porro Lambertenghi a Milano. Qui ho incontrato una vecchia conoscenza che sento “fratello di battaglie” politiche.
Ci incontriamo spesso ad eventi LGBTQI+ e non solo.
Si chiama Emanuele Crociani e ad oggi lo trovo cresciuto sia sul piano personale sia politico.
Uno di quei ragazzi che non si vedono né sentono, ma quando serve ci sono sempre.
In questa nostra chiacchierata mi ha parlato di politica, ma anche di spiritualità.
Ti vuoi presentare brevemente?
Sono Emanuele Crociani, ho 32 anni e lavoro come impiegato amministrativo. Sono cresciuto in una famiglia numerosa di un piccolo paese di campagna in provincia di Milano, ma da qualche anno vivo a Voghera con mio marito. Sono gay e mi sono unito civilmente da circa un anno. La mia passione è sempre stata la politica, ambito anche dei miei studi universitari. Ho coltivato anche altri interessi e
aspetti della mia personalità, tra cui la spiritualità che ha sempre avuto uno spazio molto importante.
Per riassumere, direi che sono un idealista che si impegna per cambiare il mondo, anche se spesso per la coerenza alle mie idee mi capita di essere una “minoranza”: in politica, nelle chiese, in sindacato…
Come ti sei avvicinato alla politica?
E’ una passione che mi era sorta in me quando ero ragazzino. La mia famiglia e il movimento spirituale che frequentavamo mi ha insegnato a combattere per i grandi ideali, e così ho pensato che la politica potesse essere la mia vocazione. Allora appena ho compiuto 16 anni mi sono iscritto alla giovanile del partito che a quel tempo sentivo più vicino a me (il Pd, che era stato appena fondato) ed ho coinvolto con il mio entusiasmo parte della mia famiglia. Nel mio piccolo Comune non ho avuto problemi con i compagni di partito. Il clima di fiducia mi ha aiutato a non allontanarmi dall’impegno politico dopo le prime inevitabili delusioni e sconfitte. Inoltre movimento spirituale che frequentavo assiduamente (il Movimento dei focolari) mi ha sempre mostrato la politica come una forma di amore civico. Sono anche riuscito a diventare consigliere comunale. Poi per coerenza con i miei ideali ho cambiato partito e mi sono spostato più a sinistra, approdando in Sinistra Italiana. Certo è più difficile arrivare al potere militando in un piccolo partito, ma sento che adesso sto davvero lottando coerentemente per quello in cui credo: ambiente, solidarietà, diritti…
Hai scritto, da battista ex-cattolico, circa l’ecumenismo e il rapporto con il cristianesimo e la
comunità LGBT+, vuoi dirci di più?
Per coniugare la spiritualità con l’omosessualità cercavo un approccio realmente coerente: ho cominciato a frequentare dei gruppi LGBTQ cristiani, sia protestanti sia cattolici. Gli ideali di fraternità appresi dal Movimento dei focolari mi hanno dato l’apertura mentale necessaria per conoscere anche le altre chiese. Ecumenismo significa in primo luogo questo: avere la mente aperta, essere curiosi.
Diciamo che dopo qualche anno lo “spirito protestante” in me ha prevalso: il loro impianto teologico mi sembrava più convincente, mi sentivo più accolto dalla comunità e il mio fidanzato della chiesa protestante battista mi ha accompagnato in questo percorso di cambiamento. Ma non dimenticherò mai la meravigliosa esperienza di fede vissuta con il Movimento dei focolari, che mi ha insegnato tra l’altro che l’ecumenismo è l’unità nella diversità, ed è un sentimento che deve nascere e crescere dal basso.
Così poi arriva il dialogo, la collaborazione, tante iniziative spirituali, culturali, artistiche… In ambito LGBT+: i gruppi cristiani “queer” che ho frequentato sono più o meno cinque (uno protestante valdese, uno protestante battista, uno legato al Movimento dei Focolari, due cattolici) perché penso che se non collaboriamo tra noi che siamo minoranza nella società rischiamo sia di essere esclusi dalle chiese sia
incompresi dal mondo LGBTQ laicista. Esclusi dalle chiese perché ci considerano peccatori, (anche se grandi passi in avanti sono stati fatti soprattutto in alcune chiese protestanti) ed esclusi dall’associazionismo laicista LGBTQ perché deridono i valori spirituali (ovviamente non tutte le associazioni LGBTQ sono laiciste, alcune sono sanamente laiche). Ora il mio compito nella chiesa battista è quello di rappresentarla nel Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano. Inoltre cerco in ogni modo di organizzare iniziative con i vari gruppi LGBTQ che ho frequentato, creando ponti e scrivendo articoli sia per il portale cattolico de La Tenda di Gionata sia per quello laico dell’associazione LGBTQ Il Grande Colibrì. Se volete approfondire potete cercare i miei articoli su quei portali.
Vuoi darci una tua opinione circa le recenti posizioni del Papa circa le Unioni Civili?
Questo papa ha per fortuna un approccio meno dogmatico sull’omosessualità, e finalmente sta facendo passare il messaggio che quando si parla di omosessualità si parla di persone. Eppure i documenti ufficiali sono ancora quelli di prima: l’omosessualità sarebbe intrinsecamente disordinata e via dicendo.
Recentemente il Papa ha affermato che le persone omosessuali possono ricevere una benedizione, ma non come coppie e nemmeno in una sorta di rito apposito. Cioè il Papa ha affermato che se un gay chiede di ricevere una benedizione un sacerdote se vuole può dargliela in forma privata. Non si tratta di benedire le unioni civili, come fanno molte chiese cristiane protestanti. I mass media vorrebbero un Papa progressista ma in realtà Bergoglio non lo è, lui ha un senso di umanità che va oltre i rigidi dogmi senza aver il coraggio però di abolirli. A mio parere un Papa progressista ci sarà solo se sarà donna.
Un ultimo messaggio?
A volte mi prende lo sconforto a vedere il disastro attorno a noi: guerre, inquinamento, ingiustizie, fascismo, omofobia, transfobia, xenofobia, nazionalismo, guerre sante, genocidi, femminicidi e violenze gratuite… Al Consiglio Comunale del mio piccolo Comune, per convincere i consiglieri comunali a dare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, qualche anno fa, ho detto una cosa che per me è sempre validissima: siamo tutti minoranza, lo siamo in qualche aspetto o per qualche tempo della vita. Allora per questo invito tutti a sostenere le minoranze, tutte quante: religiose, sindacali, politiche, di orientamento (ed io ora mi ci trovo in tutte queste quattro), e tutte le altre che il disegno nazista ha voluto cancellare (tra cui rom, malati mentali, diversamente abili…). All’unanimità Liliana Segre è diventata cittadina onoraria di Robecco sul Naviglio. Questo identico discorso lo ho pronunciato in Comune un’altra volta, il giorno della mia Unione Civile, davanti agli invitati. Ed è il messaggio che vorrei lasciare a tutti: aiutiamoci tra noi e non arrendiamoci mai! Se tra noi prevarrà questa solidarietà diverremo “cittadini onorari del mondo” e riusciremo a realizzare i nostri sogni.
Concludo rigraziando personalmente Emanuele per la persona che è, perché ci ricorda quanto sia
importante avere una coscienza civile e coltivare la propria spiritualità. Continua così!
Alla prossima intervista!