“America latina. Diritti negati”. Una pentola a pressione
di Tini Codazzi
“Soy un pueblo sin piernas pero que camina”. Così dice il rapper portoricano voce principale del gruppo Calle 13 in uno dei versi della straordinaria canzone “Latinoamerica”.
Venezuela
Il regime di Nicolás Maduro ha annunciato, attraverso il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), che le elezioni presidenziali sono state anticipate al 28 luglio, giorno del compleanno del defunto dittatore Hugo Chávez.
Una data simbolica ed emblematica per dimostrare il doppio gioco che li ha sempre caratterizzati. Le elezioni erano previste per ottobre di quest’anno. Pertanto, la candidata dell’opposizione María Corina Machado avrà molte più difficoltà a registrarsi presso il CNE e, di conseguenza, ad attivare legalmente la sua candidatura, e dovrà farlo tra il 21 e il 28 marzo. Anticipare le elezioni presidenziali significa renderle difficili per i cittadini dentro e fuori il Paese. Un altissimo numero di elettori è dell’opposizione vive
all’estero, è un numero molto ampio, il governo lo sa e gioca la sua carta spicciola di anticipare le elezioni tenendo conto di questa situazione. Le speranze vanno e vengono 25 anni dopo l’ascesa del chavismo e 25
anni dopo l’inizio della distruzione totale di un Paese. La data di apertura per l’iscrizione alle liste elettorali e l’aggiornamento dei dati avrebbe dovuto essere il 18 marzo. Non è stato così, i consolati di tutto il mondo non hanno potuto aprire le porte ai futuri elettori per mancanza di macchine per la registrazione. Sono tutte scuse per creare difficoltà. Speriamo che il mondo si renda conto che si sta facendo di tutto per impedire lo svolgimento delle elezioni in Venezuela. Il regime ha paura, da tanto tempo ha paura. Gli ultimi
sondaggi, ovviamente non ufficiali danno María Corina Machado in vantaggio con un 65% di elettori che potrebbero votare per lei. Prima volta in 25 anni.
Cile
Un giovane ex militare venezuelano di nome Ronald Ojena è stato trovato morto in un fosso profondo un metro in uno dei quartieri più pericolosi della città di Santiago il 4 marzo, dopo essere stato rapito 10 giorni prima. Chi era Ronal Ojeda? Un ex ufficiale militare che si è ribellato al narco-regime di Nicolás Maduro e che nel 2017 è stato arrestato per presunta cospirazione e pianificazione di atti terroristici insieme ad altri tre ufficiali militari. I quattro soldati sono stati arbitrariamente accusati di tradimento perché avevano
firmato un documento in cui non riconoscevano Nicolás Maduro come comandante in capo delle forze armate. Durante un trasferimento, Ojeda è fuggito e dopo un po’ di peripezie è arrivato in Cile. Ha ottenuto una certa notorietà nel 2022, quando ha manifestato contro il regime davanti al Palacio de la Moneda, in ginocchio e con un sacco in testa. Il Cile gli ha concesso asilo politico nel 2023. Quest’anno viene trovato
brutalmente assassinato. Le autorità cilene stanno indagando. Si tratta di una situazione molto complessa legata alla criminalità organizzata. Gli assassini sarebbero legati a un’organizzazione criminale transnazionale chiamata “Tren de Aragua”. Si chiama così perché è nata circa 15 anni fa nello stato di Aragua, in Venezuela. Una piovra che ha esteso i suoi tentacoli in molti paesi dell’America Latina: Perù, Bolivia, Colombia, Brasile, Ecuador e naturalmente Cile. Il terrorismo “Made in Venezuela” è arrivato in Cile.
In attesa che il sistema giudiziario cileno faccia ciò che deve fare.
Cuba
Proteste sociali nelle strade di Santiago de Cuba. Il motivo? La fame, la mancanza di servizi di base, compresa l’inefficienza nella fornitura di servizio elettrico. Il Paese è costantemente “al buio”, notte e giorno. Al grido di “Vogliamo cibo” i cubani sono esplosi e domenica scorsa hanno invaso le strade chiedendo libertà, luce e cibo. Un popolo stanco, che lotta da più di sei decenni contro la limitazione e la vendita razionata di cibo. I manifestanti si sono recati nei luoghi emblematici della città per avanzare le loro richieste. Nessuno può più sopportare la situazione, mancano la carne, il latte per i bambini e gli alimenti di base. Negli ultimi giorni si sono svolte proteste in altre città del Paese, come San Antonio de los Baños,
Holguín e Artemisa, dove la gente è uscita con pentole e padelle in mano per protestare contro le innumerevoli interruzioni di corrente.