“Buone notize”. Musica: terapia per liberare le proprie emozioni
di Martina Foglia
Con questa intervista vi voglio presentare Morgana, una ragazza con disabilità che ha trovato nella musica conforto nei momenti difficili oltre che una modalità per liberare le proprie emozioni per connettersi con il mondo circostante. Ora attraverso questa forma d’arte ha scelto di aiutare persone con disabilità a trovare una loro identità, un loro posto nel mondo.
Ti vuoi presentare?
Mi chiamo Morgana, ho 25 anni, sono una insegnante di pianoforte e studio pianoforte jazz al conservatorio di Milano (dopo aver preso la laurea di jazz però vorrei specializzarmi in Musicoterapia e lavorare come musicoterapeuta). Sono nata con una patologia rara chiamata Spina Bifida Occulta.
So che una delle tue passioni è la musica, qual è stato il tuo primo approccio con questa forma d’arte ?
Diciamo che il mio rapporto con la musica e il pianoforte nasce dai primissimi anni di vita: a due anni vidi la mia madrina suonare il piano (lei è una insegnante di pianoforte) e mi piacque talmente tanto che dissi a mia mamma che pure io volevo iniziare a suonare quel meraviglioso strumento.
Sei una ragazza con una disabilità, la musica ti ha aiutato e ti sta aiutando nel processo di accettazione della tua caratteristica? In che modo?
Fin dai primi momenti la musica (come anche il disegno) è stata per me una forma di piacere ma anche di sfogo del dolore. La mia disabilità è subdola, essendo occulta le si dà poca importanza, ma è degenerativa e pian piano nel tempo ho iniziato ad avere sempre più problemi. I dolori e le difficoltà fisiche si legavano a quelle psicologiche (anche perchè in tutto il mio percorso scolastico, dalle elementari alle superiori, sono stata bullizzata) e ciò che mi dava pace era trasformare i miei sentimenti in note.
Suoni molto bene il pianoforte ed è diventato un tuo “fedele compagno di vita”e da grande avresti voluto realizzare un sogno …
Sono una persona molto ambiziosa e, soprattutto nel periodo della scuola media, sognavo di diventare una musicista famosa che si sarebbe esibita in tutti i palchi del mondo. Oltre al pianoforte so suonare molti altri strumenti (come chitarra e percussioni) e per un lungo periodo mi sono dilettata nel comporre musiche e canzoni sia con il piano che con la chitarra.. Il mio sogno era proprio quello di viaggiare per il mondo con la musica e aiutare le persone ad affrontare le loro difficoltà, ma pian piano questa visione è cambiata col tempo.
Infatti, ad un certo punto della tua vita, sei stata costretta a dover fare i conti con la tua disabilità ma so che ad oggi tu e la musica siete in costante connessione. Come e in quanto tempo ti sei “reinventata”?
Alle superiori, circa nel periodo che va dalla fine della 4° e per tutto il periodo della 5° (e anche molto dopo), ho avuto il cosiddetto “blocco dell’artista”. Sono stata operata di disancoraggio midollare il 2 settembre del 2016 ed è stato un intervento che mi ha cambiato la vita. Nella settimana che sono stata in ospedale mi ero portata l’ukulele e tutti i giorni i pazienti del mio reparto venivano nella mia stanza per sentirmi suonare e trovare un po’ di pace dai loro pensieri. Quello è stato il primo momento in cui ho sperimentato una sorta di musicoterapia. Dopo essere uscita dall’ospedale sono stata alcuni mesi in riabilitazione e poi ho avuto un grande blocco: non ho più suonato per tre anni il pianoforte. Tutt’ora non mi spiego il motivo: ricordo che lo guardavo con enorme tristezza. Nel 2019, dopo una grande depressione, mi sono detta. “Cavolo, la musica è la mia vita, non posso abbandonarla così” e mi sono rinchiusa in casa per un anno a studiare intensamente e per riuscire ad entrare in Conservatorio. Ce la feci, entrai e iniziai il percorso di Jazz. In tutti questi anni di grandi cambiamenti mi sono resa conto che il mio sogno di adolescente di spaccare i palchi non solo non era realizzabile a causa dei miei disagi fisici (che tutt’ora ho) ma soprattutto non faceva proprio per me: sempre di più mi sono resa conto che ciò che faceva per me era aiutare le persone a capire che le proprie difficoltà e che la musica è una grande alleata in questo.6)
Sei riuscita, quindi, a fare della tua passione un lavoro e non è da tutti… Insegni musicoterapia a persone con disabilità cognitiva e/o disagio psichico: puoi spiegarci in breve gli approcci che utilizzi?
Sì, ci ho messo tanto tempo. Dopo le superiori non sono andata in università, ma ho iniziato a fare mille lavori che non facevano per me… A 20 anni ho iniziato pian piano a farmi un giro di allievi a cui insegnare pianoforte, per lo più bambini. Ora ho molti allievi privati e lavoro in una scuola a Milano. Insegno per lo più pianoforte e solfeggio a bambini e ragazzi anche della mia età e mi sono spesso trovata in situazioni dove l’allievo aveva dei disagi psicologici (ansie, depressione, preoccupazioni, problemi in famiglia…). Quando è così la cosa da fare è una: parlarne. Si parla, si cerca di capire qual è la problematica e poi faccio fare una cosa: faccio suonare l’allievo in modo libero, cercando di fargli suonare le sue emozioni, oppure dico: “Suonami questo brano e metti il tuo sentimento”. Altre volte faccio chiudere gli occhi e immaginare una storia o un colore. La musica parla e racconta e dobbiamo ascoltarla.
Al termine del percorso con un tuo allievo quali sono i cambiamenti più significativi che questo percorso ha apportato nella sua vita?
In tutti i miei allievi ho notato che l’approccio con la musica si trasformava da un semplice “suono una nota” a un “sto raccontando una storia”. Mi stupisce sempre in modo positivo vedere la loro passione crescere sempre più e vederli sperimentare mi riempie di gioia. Sentirsi dire da un ragazzo che soffre di una forte depressione: “Vengo volentieri a fare la lezione da te perchè mi piace tanto suonare”…Per chi sta bene sembra una frase magari banale, ma in realtà lui sta dicendo “Riesco a trovare il coraggio e la forza di alzarmi dal letto nonostante il grande peso che ho dentro per riuscire a raggiungere un obiettivo”. E’ impressionante.
E’ indubbio che questi ragazzi si rivolgono a te perché vogliono imparare quello che di positivo può dare loro la musica, ma c’è qualcosa che tu hai imparato relazionandoti con loro?
Quello che ogni giorno imparo soprattutto dai bambini, è vedere il mondo con spensieratezza e leggerezza, che tutto può essere un bellissimo gioco. Spesso sono stanca e non ho le forze di fare lezione ma i bambini hanno dentro talmente tanta energia che la infondono anche a te e ogni volta esco dalle lezioni più carica di prima. E poi mi fanno sempre ridere. Il mio motto è: il tiramisù è il mio unico credo (bella la musica, ma quanto è buono il tiramisù?!).
Questa è la storia di Morgana che ci dimostra come la musica, oltre che una passione, ė libertà e terapia per l’anima.