Oro Verde – il sapore amaro del kiwi
La mostra fotografica sullo sfruttamento degli indiani sikh di Latina
L’ingiusta morte di Satnam Singh, rimasto coinvolto in un terribile incidente sul lavoro in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nella periferia di Latina, senza venire portato subito in ospedale, ci ricorda la situazione precaria e di sfruttamento vissuta da migliaia di braccianti migranti in tutta Italia.
La fotogiornalista Stefania Prandi denuncia, con una mostra fotografica, lo sfruttamento dei braccianti indiani nell’area dell’Agro Pontino e il traffico di esseri umani dall’India all’Italia. Le foto sono state realizzate tra la provincia di Latina e il Punjab, nelle province di Jalandhar e Amritsar con interviste ai lavoratori e alle loro famiglie.
Non solo paghe da fame, contratti irregolari e la costante minaccia della violenza. C’è anche il ricatto senza fine legato al permesso di soggiorno.
I salari non superano mai sette euro l’ora, e tendenzialmente sono più bassi, con una media tra i cinque e i sei euro. Ben al di sotto dei circa nove euro lordi all’ora stabiliti dal contratto provinciale come paga base di un operaio agricolo. Frequente lo stratagemma lavoro nero e «grigio».
Ricorrono i licenziamenti immotivati, l’assenza di servizi igienici adeguati, le pause troppo brevi e la mancanza di dispositivi di protezione obbligatori, come guanti e mascherine.
La mostra indaga lo sfruttamento dei lavoratori indiani che si nasconde dietro la filiera dei kiwi.
L’Italia è il principale produttore europeo di kiwi e il terzo al mondo dopo Cina e Nuova Zelanda.
Nei filari è presente una percentuale significativa di indiani di religione sikh, provenienti dal Punjab.
Secondo i dati Inps, i braccianti indiani in provincia di Latina sono quasi 9.500, con più di un milione di giornate registrate nei contratti a tempo determinato. Marco Omizzolo, docente di Sociopolitologia delle migrazioni all’Università La Sapienza di Roma, sotto protezione a causa delle minacce ricevute per il suo impegno di contrasto al caporalato nell’Agro Pontino, calcola che nell’area ci siano circa 30 mila persone appartenenti alla comunità sikh. Nella stima sono inclusi i senza permesso di soggiorno, i residenti in altre province e quanti, arrivati di recente, sfuggono ancora alle statistiche.
La mostra fotografica Oro Verde – il sapore amaro del kiwi è visitabile in anteprima nazionale a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, nella sede di Visioni Urbane, fino al 26 giugno. Sarà poi allestita a Potenza, alla Cappella dei Celestini, dal 29 luglio nell’ambito del Festival delle notti bianche del libro.
Da settembre la mostra girerà nelle scuole e in altri luoghi pubblici d’Italia con l’intento di sensibilizzare sui temi del razzismo, dello sfruttamento del lavoro migrante e sulle filiere alimentari.
Oro verde è una mostra che nasce da un’inchiesta internazionale realizzata in collaborazione
IrpiMedia, Danwatch e The Wire e pubblicata su testate come il Manifesto, Internazionale, El Pais, Al Jazeera, The Wire, Taz, con il supporto del Journalismfund Europe.
Info@cityofpeace.it – 3338363473
Stefania Prandi
Stefania Prandi è giornalista professionista, scrittrice di reportage e inchieste e fotografa.
Si occupa di diritti umani, sfruttamento sul lavoro, violenza di genere, questioni sociali, ambiente e
cultura.
Tra le sue collaborazioni, testate internazionali e internazionali come The Guardian, National
Geographic, Al Jazeera, El País, Correctiv, Azione, Radiotelevisione svizzera, Taz, Danwatch,
IrpiMedia, Internazionale, il manifesto.
Ha lavorato con associazioni e organizzazioni non governative come ActionAid, Dry-Art, Time for
Equality e Fondazione città della pace per i bambini Basilicata.
Ha scritto tre libri. L’ultimo, edito da People, si intitola Le madri lontane e racconta le vite delle donne
rumene e bulgare che lavorano nei campi italiani e lasciano i loro figli nei Paesi di origine con le
nonne. Gli altri due sono: Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo,
sulle braccianti che subiscono molestie sessuali, ricatti e stupri nelle serre di Italia, Spagna e
Marocco; Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta sulle vittime di femminicidio e i loro
familiari. Questi ultimi sono stati pubblicati dalla casa editrice Settenove.
Stefania Prandi ha vinto grant e premi in Italia, Svizzera, Germania, Belgio e Stati Uniti. Tra i più
importanti: Fetisov Awards; Premio nazionale Fnsi “Dov’è Tina Merlin oggi?”; Fund for Women
Journalists – IWMF; Modern Slavery Unveiled Grant del Journalism Fund; National Geographic
Emergency Journalism Fund Grant; Henri Nannen Prize; Otto Brenner Prize; Volkart Stiftung Grant.
Interviene a festival ed eventi nazionali e internazionali e fa incontri nelle scuole.
Organizza e conduce workshop di giornalismo e insegna al Laboratorio di giornalismo femminista
promosso dal collettivo Femminismi contemporanei dell’Università di Venezia.
Le sue fotografie sono state esposte in sale museali, scuole, università e biblioteche in Italia e in
Europa.
Il suo sito è www.stefaniaprandi.it