Disability Pride: ai tavoli di lavoro anche le disabilità invisibili
di Filippo Cinquemani
Il programma del Disability Pride, organizzato da Andrey Chaykin di Abbatti le barriere con la collaborazione di numerose realtá come Famiglie Disabili Lombarde, ha previsto tre giorni di interessanti iniziative.
Ho potuto assistere alla giornata inaugurale di Sabato 15 giugno. Protagonisti sono stati i tavoli di lavoro tematici su: abbattimento barriere architettoniche, caregiver e disabilità invisibili.
Ho scelto di partecipare al tavolo delle disabilità invisibili in quanto oltre all’emiparesi ho un deficit attentivo, a testimonianza della complessità di certe disabilità. La discussione è stata moderata dagli psicologi Stefano Corona e Marta Corradi.
Ora qualcuno si starà chiedendo cosa siano le disabilità invisibili.
Si tratta, appunto, di disabilità non immediatamente evidenti agli altri che possono includere malattie croniche come la fibromialgia, il morbo di crohn, il dolore cronico, la sordità, le neurodivergenze, l’ansia, la depressione i disturbi psichici ecc.. Nei casi appena descritti, la persona può apparire come chiunque altro all’esterno, ma lotta con sintomi invisibili. È, comunque, presente una compromissione fisica- sensoriale ma non visibile agli altri e si pone perciò la questione dell’abbattimento delle barriere sensoriali. Ad esempio, le persone con neurodiversitá hanno necessità di spazi di decompressione in luoghi molto affollati per non andare in sovraccarico sensoriale (che si esprime con segnali di disagio come coprirsi con le mani le orecchie).
Almeno tre partecipanti con autismo si sono raccontati. In molto casi, è stato difficile anche solo avere una diagnosi per via, ad esempio, del “masking” (ovvero fingere di esser neurotipici) per adattarsi all’ambiente. Un ambiente che ancora non
riconosce giuridicamente i cani da assistenza, fondamentali per far fronte ad alcune disabilità invisibili come l’autismo.
Gli accomodamenti ragionevoli sono stati un’altro tema importante di cui si è discusso. In particolare, per autistici e ADHD è molto importante che ci sia una rete di supporto che permetta di sentirsi utili e in grado di poter svolgere il lavoro loro assegnato.
Si è parlato anche di mancanza di interdisciplinarità, ovvero di équipe di professionisti che prendano in carico il singolo caso.
Spesso diagnosi errate o tardive, mancanza di empatia (vedi i casi di long covid o neuropatie sviluppatesi dopo vaccini) influiscono sull’aspetto psicologico.
Sono stati fatti i nomi anche di alcune realtà isolate che sono di supporto alle situazione appena descritte, come il collettivo Le Piovre che si occupa, oltre che di disabilità anche di tematiche queer; o l’agenzia per il lavoro di Daniele Regolo a Milano, dedicata all’inserimento lavororativo di chi ha disabilità di vario tipo; e per finire la fondazione Il Bullone che aiuta anche persone con disabilità gravi.
C’è molto da denunciare e da fare, ma come è stato anche sottolineato dagli psicologi presenti, parlarne insieme è già un’inizio. Dobbiamo continuare, disabili e non, a far sentire la nostra voce e a mostrare i nostri corpi e ausili vari, sui social, nelle piazze, insomma, ovunque!