Notizie dal Medioriente, sempre più in fiamme
(notizie riprese: da anbamed.it)
Libano
Si sono svolte ieri a Beirut i funerali dell’uomo numero due del movimento di resistenza libanese Hezbollah, Fuad Shokr. Nel discorso di commiato, il leader Nasrullah ha ribadito che “Siamo entrati in una fase nuova. La risposta a questo crimine non tarderà, avverrà di sicuro, al momento giusto e sarà dolorosa per gli israeliani. Noi non attaccheremo i civili come fa il nemico, ma colpiremo in profondità”. Il leader libanese fa poi un commento alle manifestazioni di giubilo che hanno avuto luogo in Israele sia nelle colonie sia nelle trasmissioni televisive e nelle dichiarazioni dei politici: “Non ridete troppo, perché piangerete di pentimento per il crimine compiuto. La nostra risposta sarà multilaterale. Non verrà soltanto da nord”.
Iran
Il capo di Stato maggiore iraniano, Mohammed Bakiri, ha affermato che “Israele si pentirà di aver violato la sovranità iraniana e compiuto il suo crimine contro il leader palestinese Hanie nel cuore di Teheran”. In Israele la tensione è alta e l’allerta tocca diversi livelli, dall’aumento di sorveglianza di sicurezza sui movimenti dei politici, a partire da Netanyahu, alle misure di protezione civile nelle colonie. L’esercito ha diramato un ordine alle industrie con sede nel nord di spostare i materiali pericolosi stoccati.
La stampa israeliana commenta che Teheran dovrà sicuramente agire per non essere derisa dalle opinioni arabe e interne a causa dello smacco ricevuto, con l’assassinio di Hanie durante il momento massimo di allerta dei servizi iraniani, durante l’insediamento del nuovo presidente. Ufficialmente Israele non ha rivendicato l’attacco di Teheran, ma Netanyahu ha ammesso indirettamente la responsabilità, dicendo che “chiunque faccia male ad Israele, sarà colpito”.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Le incursioni dei coloni ebrei israeliani contro i villaggi palestinesi, con la protezione dell’esercito, sono diventate l’esercizio quotidiano per costringere la popolazione a fuggire. Pulizia etnica a fuoco lento. Ieri, a Burqa, ad est di Ramallah e nei pressi del muro della vergogna, un gruppo di coloni ha attaccato la casa di un palestinese incendiandola e appiccando il fuoco in una macchi di un altro cittadino. Il sindaco di Burqa ha detto ad una tv araba: “I sionisti arrivati da oltreoceano che non hanno nessun legame con questo territorio vogliono cacciarci dalla nostra terra, per allargare le colonie, ma noi resisteremo. Non ce ne andremo; questa è la nostra terra e sono loro che prima o poi se ne dovranno andare”.
Prigionieri
La Commissione ONU per i diritti umani ha documentato le torture compiute sui detenuti palestinesi nei campi di concentramento israeliani. Le testimonianze raccolte parlano di “detenzione in celle a forma di gabbie metalliche in mezzo al deserto, completamente nudi tranne che di pannolini, con occhi bendati e mani legate, oltre alla privazione del cibo e dell’acqua”. Folker Turk, alto commissario, ha dichiarato che “secondo queste testimonianze, diverse, tante e coincidenti, Israele potrebbe aver compiuto crimini di guerra. L’uso di annegare la testa dei detenuti in acqua e lanciare contro di loro i cani feroci addestrati, mentre erano ammanettati, è una tortura vietata dalle norme internazionali di guerra”.
Le richieste dell’ONU e della Croce Rossa internazionale di vistare i campi di concentramento israeliani sono state rifiutate dal governo Netanyahu.
Yemen
Una storia triste dal finale positivo. Ibrahim Bakri è il papà di una bambina uccisa nel 2023 da un uomo che le ha sparato mentre stava in macchina, per futili motivi. L’assassino, Hussein Harhara, aveva litigato con Bakri per un diverbio stradale sul diritto a parcheggiare. Ha tirato il fucile ed ha sparato uccidendo Hanin, una bimba di 7 anni e ferendo la sorella maggiore, che erano nell’abitacolo dell’auto di famiglia.
Il tribunale di Aden ha condannato l’assassino alla pena capitale da svolgersi in pubblico e con un colpo di mitra alla testa. Un orrore di Stato.
Al momento dell’esecuzione, quando tutto era pronto: il condannato con le mani legate a terra su un lenzuolo e il boia pronto con il suo fucile automatico con attorno una folla di militari e civili che aspettava la macabra esecuzione, il padre di Hanin ha perdonato l’assassino e fatto decadere così la condanna della giustizia statale, in ottemperanza ad una norma della sharia islamica. “La vendetta non avrebbe riportato in vita Hanin. Ho perdonato l’assassino pensando alla sorte dei suoi figli che sarebbero rimasti orfani”, ha detto l’uomo.
Sui social, in tutti i paesi arabi e non solo in Yemen, il gesto generoso è stato valutato positivamente, con commenti di vari orientamenti, che vanno dall’opposizione alla pena di morte considerata un assassinio di Stato, a valutazioni religiose che considerano la legge divina superiore a quella umana (fondamentalisti) fino a quelle sociologiche sulla necessità di far prevalere la fratellanza umana, per sconfiggere la violenza. Non sono mancati ragionamenti politici: “Se ragionassimo tutti così, la guerra nel nostro paese sarebbe finita da tempo”.
Anche Associazione Per i diritti umani aderisce al seguente appello:
Rete Pace e disarmo: “A Gaza muore anche la nostra umanità”
Lettera aperta della società civile: “A Gaza muore anche la nostra umanità: fate passare gli aiuti della comunità internazionale”
Lettera aperta di decine di organizzazioni della società civile al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo Italiano: occorre mettere in campo tutte le proprie responsabilità affinché sia rispettato il diritto umanitario internazionale e si ponga fine alla disumana ed immorale situazione in cui è costretta la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza
La Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU, il 26 gennaio 2024, ha evocato un “rischio plausibile” di genocidio nella striscia di Gaza, ammonendo Israele di adottare concrete misure di prevenzione. In particolare la Corte ha sancito che: “Lo Stato di Israele deve adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura d’urgenza di servizi di base e di assistenza umanitaria”
Ribadendo la necessità e l’urgenza di adottare tutte le azioni politiche e diplomatiche per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente, ma soprattutto alla costruzione di una soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi, fondata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni ONU, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza con il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione affamata, priva di medicine e di cure per feriti ed ammalati.
Ricordiamo che è responsabilità di ogni stato membro delle Nazioni Unite, quindi anche dello Stato italiano, operare in modo attivo affinché sia rispettato il diritto umanitario, la cui reiterata violazione non ha nessuna giustificazione in alcun contesto di guerra, come ha nuovamente riportato il parere della Corte Internazionale di Giustizia lo scorso 19 luglio.
Israele deve garantire il libero accesso e la sicurezza agli operatori umanitari.
Il testo della lettera aperta, con le adesioni raccolte, è pubblicato a questo link