“Stay human. Africa”. Negoziati di pace sul Sudan: porre fine alla carestia deve essere la priorità assoluta
Il popolo sudanese sta perdendo sempre più la speranza di fronte a iniziative di pace che non riescono a produrre cambiamenti”, secondo quanto riferito dall’Associazione per i popoli minacciati (APM), poco prima dei negoziati di pace previsti per il 14 agosto a Ginevra. Questi fanno parte di una serie di sforzi da parte di vari mediatori che finora non sono riusciti a portare a un cessate il fuoco duraturo in Sudan. Non è stato raggiunto nemmeno un accordo sulle vie di fuga sicure e sull’accesso agli aiuti umanitari urgentemente necessari.
Il fatto che ora non sia chiaro se i rappresentanti dell’esercito sudanese parteciperanno ai negoziati di pace, nonostante gli intensi sforzi degli Stati Uniti, riduce ulteriormente le possibilità di successo. Cosa deve ancora accadere, quanti altri bambini devono morire di fame, quante altre persone devono morire, quante altre città devono essere distrutte prima che i signori della guerra in Sudan siano finalmente costretti ad accettare almeno un cessate il fuoco?
Da mesi, le organizzazioni umanitarie e per i diritti umani si appellano ai politici internazionali affinché organizzino un processo negoziale concertato per esercitare una pressione reale. La gente in Sudan ha l’impressione che i negoziatori delle parti in conflitto partecipino ai negoziati pro forma per guadagnare tempo sul campo di battaglia. La situazione umanitaria sul campo è catastrofica. Oltre 775.000 persone sono gravemente minacciate dalla fame. Aiutarle e porre fine alla carestia deve essere la priorità dei negoziati.
La scorsa settimana, le organizzazioni umanitarie hanno pubblicato le foto dei bambini affamati del campo profughi di Zamzam. Zamzam è il più grande campo per sfollati del Sudan. Ad aprile vi vivevano 300.000 persone, ora probabilmente sono 800.000. Il campo si trova a sud di El Fasher, l’ultimo capoluogo di provincia del Darfur non ancora conquistato dalle forze paramilitari di supporto rapido (RSF). Secondo i resoconti locali, sabato scorso (10 agosto) si sono verificati nuovamente pesanti combattimenti a El Fasher. Circa 6.000 membri dell’RSF avrebbero cercato di conquistare definitivamente la città. Le forze di autodifesa hanno impedito loro di farlo.