Ti parlo Luna

di Jorida Dervishi Mbroci
Nella quiete della notte, un’anima smarrita si apre alla luna, confidandole le proprie paure e dolori. Tra le ombre della solitudine, nasce un dialogo intimo che porta una flebile speranza. La luna, immutabile nel suo splendore, diventa compagna di segreti, portando una luce di conforto nel buio dell’animo. Una storia di resilienza e legame si dipana tra lacrime e confidenze, tra un cuore spezzato e una presenza costante nel firmamento.
“La luna rimane il mio unico baluardo, la confidente delle notti mute in cui il dolore urla silenzioso. Nel suo bagliore, cerco conforto, una costante di cui ho disperato bisogno. Tra le ombre dell’abbandono, la sua presenza mi salva dall’oblio che avvolge il mio cuore solitario.”
“Ci sei sempre, vero?” mormoro, la voce appena un soffio nel vento. È la stessa domanda di sempre, ogni notte, quando tutto il resto tace e solo lei rimane ad ascoltarmi. Ho bisogno di sapere che almeno la luna non se ne andrà. Perché tutto il resto, tutto ciò che conoscevo, se n’è già andato. E dentro di me non è rimasto altro che un vuoto freddo, un’assenza che mi pesa sul petto come una pietra.
“Sai, a volte…” comincio, incerta, e poi l’aria si fa più tagliente, come se anche la notte trattenesse il fiato. “A volte ho paura. Non di qualcosa di preciso, ma di tutto. Della solitudine. Del tempo che passa e non restituisce nulla. Di non avere più nessuno a cui aggrapparmi.” La voce mi trema. “Ho perso troppo, Luna. E adesso non so più come andare avanti.”
Queste parole le ho già dette. Forse ieri, forse la settimana scorsa. Forse ogni sera da quando il mondo mi è crollato addosso. Ma non importa, perché lei non si stanca mai di ascoltare.
Il vento sospira tra gli alberi, una carezza gelida che mi sfiora la pelle. La luna rimane là, alta nel cielo, silenziosa e distante, eppure la sua luce è l’unica cosa che non mi fa sentire completamente persa.
“Mi capita di fingere che vada tutto bene, di sorridere quando dentro sento solo il vuoto. Ma la verità è che mi sento abbandonata. Come se il mondo mi avesse lasciata indietro, come se fossi diventata l’eco sbiadita di qualcosa che non esiste più.”
Chiudo gli occhi per un istante, il cuore che batte più forte. Il cielo sopra di me è immenso, sterminato, eppure dentro questa vastità io mi sento piccola, fragile, quasi trasparente.
“Ho bisogno di qualcuno che mi veda davvero, che non mi lasci scivolare via come se non esistessi. Ho bisogno di sapere che, anche se tutto sembra crollare, non sono davvero sola.”
La luna splende, immutabile, e nel suo bagliore c’è un riflesso che mi fa sentire meno spezzata. Lei non ha risposte da darmi, non ha parole da offrire, ma non importa. È qui. Mi ascolta. Come fa ogni sera, senza stancarsi mai.
“Forse è per questo che ti parlo, Luna,” sussurro, mentre la brezza mi accarezza il viso con la delicatezza di un ricordo. “Perché tu non mi abbandoni. Sei qui, sempre, senza condizioni, senza aspettative. E a volte, credo che sia l’unica cosa che riesca a darmi un po’ di pace.”
E così, sotto il suo sguardo silenzioso, sento il peso nel petto farsi un po’ più leggero. Un segreto sussurrato al cielo, una piccola, impercettibile liberazione. Forse domani sera sarò ancora qui, a dirle le stesse cose, a cercare risposte che non verranno mai. Ma almeno lei continuerà a esserci. Sempre.