La droga degli zombie sbarca in Italia

di Barbara Raccuglia
” Molte persone credono che i tossici siano una categoria di persone. Io anche lo pensavo, prima di conoscere il bosco. La gente crede che i tossici nascano con una sorta di marchio dalla nascita che li condanna a essere tossici ancora prima che muovano un passo nel mondo. Le persone “normali” pensano che se lo siano meritato, come se quella maledizione che si portano dietro fosse il risultato di un karma negativo che li condanna a essere tossici per una loro colpa intrinseca.
Non riesce proprio a entrare nella testa delle persone “normali” che un tossico può essere chiunque. Io l’ho capito da poco. Al bosco non viene solo chi è povero, chi è disperato e ignorante o ha un trauma nascosto da qualche parte. Perché la gente, quando riconosce un tossico, senza denti e con i fuori vena che gli deforma il corpo, vede solo il risultato finale, ma prima c’è sempre una storia, un inizio: prima del tossico c’è sempre una persona, una normale.
Sembra una cosa banale da dire, ma non lo è.
Ho realizzato da poco che prima, quando vedevo un barbone per strada che chiedeva la carità, nella mia mente qualcosa si inceppava: quello per me era un barbone ed era sempre stato così, e solo così avrebbe potuto essere.
Un pò come quando vai ad acquistare una bistecca al supermercato: non ci pensi che prima era una mucca. Perchè se no, non la mangeresti ovvio. “
Questo è un estratto della storia di Alice, raccontata da Simone Feder. Educatore, psicologo e coordinatore dell’area Giovani e dipendenze della Casa del Giovane di Pavia, dove è anche responsabile di strutture per la cura delle dipendenze, tra cui una specifica per adolescenti. È coordinatore nazionale dell’Associazione Movimento No slot per la quale si occupa di prevenzione, sensibilizzazione e trattamento rispetto alla dipendenza da disturbo da gioco d’azzardo. Referente di progetti all’interno di istituzioni scolastiche legati alla prevenzione e all’educazione alla legalità. Ha realizzato varie pubblicazioni legate al mondo del disagio, è stato Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Milano. È fondatore del Centro Studi ‘Semi di Melo’ che si occupa di ricerca e progettazione per l’infanzia e l’adolescenza, è inoltre Responsabile psico-pedagogico dei programmi di formazione e sviluppo del «Villaggio del fanciullo» di Morosolo (VA).
E’ un estratto, che personalmente mi ha colpito moltissimo.
Mi ha fatto fare una riflessione: ridurre una persona che soffre, a una mera categoria, equivale a non guardarla. A toglierci dalla responsabilità di essere coinvolti, solo per il fatto di aver visto, di avere incontrato la sofferenza di un altro che non sono io.
“Dobbiamo farci e fare una domanda: “facciamo la guerra alla droga o ai drogati?”. Così Simone Feder, psicologo della Comunità Casa del giovane di Pavia
“Il problema oggi non sono più le politiche di riduzione del danno, perché il problema non è più la droga ma il malessere, la sofferenza, è quella che dobbiamo ridurre! Non tanto le sostanze. Oggi abbiamo ragazzini di 13 anni già pieni di sostanze che vengono trascinati sempre più con fatica dai genitori, fragili anche loro. Oggi i giovani dobbiamo andarceli a prendere. Le comunità devono uscire dalle proprie mura, andare in questi non luoghi, incontrare e abbracciare questi giovani. Solo così, solo costruendo una relazione si può poi portarli alla cura. I ragazzi oggi non li puoi stare ad aspettare nelle comunità, devi andare a cercarli, a incontrarli. Bisogna cambiare paradigma anche dei nostri servizi. Dobbiamo cercare di intercettare e capire la sofferenza che c’è in giro. Per fortuna c’è anche chi si avvicina e si impegna volontariamente e con costanza. Il mio invito è cambiare questo sguardo punitivo e repressivo, occorre un punto di partenza diverso. Provo a dirlo con San Giovanni Bosco: “Non basta amare i ragazzi, devono sentirsi amati”.
Abbiamo incontrato Simone Feder, e lo abbiamo intervistato per voi.
Secondo lei, cosa spinge un giovane a fare uso di sostanze stupefacenti?
Oggi è obsoleto parlare di droga. Bisogna parlare nei termini di disagio esistenziale. E’ da lì che si sviluppa sempre di più un abuso che genera dipendenza nei giovani.
Il disagio può essere visibile dai genitori, oppure può non essere visibile perchè si manifesta all’interno della propria cameretta.
Lo si evince dal fatto che non solo c’è abuso di sostanza, ma c’è una crescita sempre maggiore in adolescenza, di sintomi quali ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi alimentari…
L’incanto della droga, ha uno scopo lenitivo, e quasi terapeutico.
Servizi come il Sert, a Milano sono efficienti?
Rispetto a tutti i vari Servizi Multidisciplinari Integrati (SMI), uno spazio ambulatoriale come il Sert, servizio pubblico gestito da privati..necessita di essere rivisto perché gli operatori faticano a intervenire. I dati ce lo confermano: i giovani non riescono ad essere agganciati dai servizi ambulatoriali, e in conseguenza proseguire in comunità terapeutiche. C’è un rallentamento nella presa in carico perché il personale è poco. C’è bisogno di cambiamento. Ci insegna che dobbiamo essere noi, ad andare a riprenderci i giovani. Dobbiamo andare noi da loro.
La relazione è fondamentale. E’ vincente!
Grazie alla relazione, le persone tossicodipendenti sviluppano una maggiore resilienza e hanno più possibilità di successo nel percorso di cura. Spesso sono proprio loro a perseverare più a lungo nel trattamento, portando nel cuore il ricordo dell’incontro con educatori e volontari a Rogoredo.

Quali competenze deve avere una persona che vuole essere di aiuto, per una per persona tossicodipendente?
La prima competenza è l’ Umanità.
Oggi prima di essere professionisti, dobbiamo essere umani. E’ questo che ti permette di avvicinarti all’ altro. Empatia.. dimensione in cui tu ti metti in gioco, e nell’incontro con l’altro, devi cambiare anche tu.
L’umiltà! Puoi essere specializzata e aver preso lauree, ma se l’altro non ti sente… e non costruisci una relazione empatica….
Quanto è importante la prevenzione? Esistono corsi di formazione?
Certo abbiamo organizzato seminari sulle dipendenze, gruppi di lavoro… io ho anche tenuto dei corsi nelle università…. ma la formazione deve avvenire con loro.
Per capire cosa vuol dire incontrare il disagio, le persone vanno accompagnate dentro al disagio.
Noi abbiamo volontari di circa 60 persone, con l’interesse e la voglia di mettersi in gioco. Rispetto a un corso di formazione, è più importante fare pratica, fare esperienza.
Negli anni, ho conosciuto il fondatore della comunità La Casa del Giovane di Pavia: Don Enzo Boschetti. Nel mondo del volontariato, ho conosciuto anche mia moglie, 32 anni fa.
Bisogna entrare nel mondo del disagio, in punta di piedi…
Cerco di portare avanti la missione del sacerdote Don Enzo Boschetti, che mi è stato anche maestro di vita….andiamo avanti per cercare di dare una risposta a questo disagio. E’ una Missione. Una Missione che non svolgo da solo, ma insieme ad altri colleghi.
E poi succede che arrivano gratificazioni nel vedere una persona che ce la fa…. e questo ti fa venire voglia di andare avanti….
Cosa si puo fare per bloccare l’arrivo del fentanyl in Italia? Secondo lei, possiamo fare qualcosa?
Il bosco di Rogoredo non è soltanto un luogo di sporcizia e di siringhe. Un luogo viene creato dalle persone che lo abitano..come chi vive nel malessere e abita in un corpo consunto e sofferente.
Ogni tanto vediamo per le strade esercito e polizia, a tutela degli abitanti del quartiere…eppure sono proprio i tossici ad avere bisogno di tutela.
Bisogna osservare la gente, stare lì, ascoltarli. La droga è cambiata e te lo dicono anche loro. Servono nuove strategie per intervenire. Purtroppo da un anno, nel bosco di Rogoredo, sono stati trovati miscugli di sostanze sintetiche… Sostanze come la Xilazina, che è un sedativo veterinario…Procura gravi danni gli anni arti, riducendoli in cancrena. Nei casi di overdose, viene usato il Naxolone. Non fa effetto, ad esempio contro la Xilazina. Ad oggi, non c’è un antidoto efficace per queste nuove sostanze, e quindi nei casi di overdose, sono molti di più a morire.
Come si esce dal bosco?
Dando una ragione per cui vivere. E la ragione può esistere solo nella relazione con l’altro.
La relazione non deve ridursi a un passaggio di comunicazione. Nessuno è irrecuperabile. Questa arrendevolezza è l’idea malata. Le comunità e i servizi devono venire a prendere questi ragazzi. Devono entrare nel bosco.
Ricordo bene la telefonata con Simone Feder. Io timida e impacciata, mi armai di coraggio e lo contattai su facebook. Era circa settembre del 2024. Non ci pensò due volte: si rese subito disponibile per un’intervista telefonica. Si scusava, dicendomi che non avrebbe potuto incontrarmi di persona, proprio perché Simone spende quasi la totalità della sua vita, sulla strada, accanto agli ultimi, ai dimenticati, alle persone.
Lui non lo sa, ma le sue parole quel giorno mi hanno toccata nel profondo. Mi trovavo al lavoro – un mestiere che adesso c’entra poco con il suo… Quella mattina mi ero fatta sostituire d’urgenza, per poter fare questa conversazione. Mi sentivo emozionatissima! Mi chiusi in bagno, e lui non sa che dall’altra parte, mentre cercavo di atteggiarmi con toni professionali…ho pianto.
Ho pianto per la commozione. Il suo amore così pieno e senza condizioni, attraversò il telefono e mi colpì come un’onda calda. Le sue parole mi sono rimaste dentro, tanto da rafforzare la mia vocazione e la mia determinazione, nella professione di cura che ho intenzione di portare avanti con tutta me stessa. Mi rincuora sapere di esistenze come la sua.
A Simone, la mia profonda gratitudine. Non soltanto per la sua disponibilità all’intervista, ma per la sua predisposizione d’animo.
Ora vorrei spostare l’attenzione, su dovuti approfondimenti.
QUALI SONO LE CAUSE E GLI EFFETTI DELLA TOSSICODIPENDENZA? COME AIUTARE CHI NON VUOLE ESSERE AIUTATO? CHI SONO I SOGGETTI PROTAGONISTI?
Diamo intanto, una breve definizione del termine.
L’OMS definisce la tossicodipendenza (o tossicomania) come una condizione di intossicazione cronica o periodica, dannosa all’individuo e alla società, prodotta dall’uso ripetuto di una sostanza chimica, naturale o di sintesi. Droghe, alcol, sigarette o farmaci sono fra le principali sostanze che creano maggiore dipendenza. Chi soffre di tossicodipendenza ha il bisogno irrefrenabile di fare uso di una determinata sostanza, poiché ne è dipendente a livello fisico e psicologico, e, in molti casi, è disposto a tutto per procurarsela.
La “dipendenza patologica” viene definita come “condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione”. Dal 1965 questa definizione è stata allargata. Non si riferisce più, soltanto all’abuso di sostanze illegali. Ricordiamo ad esempio l’uso improprio di un farmaco, sostanza legale facilmente reperibile sul mercato. In questa definizione, rientrano anche le dipendenze legate a comportamenti complessi e nocivi, come il disturbo da gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, la new technologies addiction (dipendenza da internet, social network, videogiochi, televisione, ecc.), diverse nelle manifestazioni cliniche ma per molti aspetti correlate sul piano eziologico e psicopatologico.
Non è il fattore età a costituire un rischio , ma la condizione di disagio esistenziale che colpisce per lo più le persone in età di transizione.
Secondo la teoria del coping, l’individuo si ritrova molto spesso, privo di una struttura interna adeguata, e capace di fronteggiare lo stress. Una competenza, che possa preparare e sostenere i giovani nella gestione di situazioni impreviste e stressanti.
La tossicodipendenza rappresenta una delle problematiche più complesse e devastanti della nostra epoca. E’ un fenomeno che coinvolge individui di ogni età, ceto sociale e provenienza geografica, distruggendo vite e provocando danni profondi a livello personale, familiare e comunitario. In Italia, come nel resto del mondo, la tossicodipendenza non riguarda solo l’uso di droghe illecite come l’eroina e la cocaina, ma anche la dipendenza da farmaci prescritti, alcol e nuove sostanze sintetiche. Affrontare questa piaga richiede un approccio globale che coinvolga aspetti medici, sociali, politici e legali.
Il fenomeno delle tossicodipendenze viene spesso collocato nel quadro della condizione giovanile.
Lo psicanalista Erickson, nella sua opera, sostiene che la vita dell’uomo può essere concepita come una serie di stadi, ognuno contrassegnato da un compito cruciale che deve essere risolto per passare alla fase successiva. Il problema che caratterizza l’adolescenza è quello che si esprime nella tensione fra ricerca dell’identità e possibile confusione del proprio ruolo: da un lato l’individuo, acquista in questa fase, la capacità cognitiva di riflettere su ciò che avrebbe potuto essere nel passato e su ciò che potrebbe essere nel futuro, dall’altro esce dal mondo protetto dell’infanzia, col compito di scegliere ruoli sociali da assumere nel futuro. Si nota una crisi duplice.
Con il termine disagio adolescenziale, ci si riferisce a forme di sofferenza psicologica che si possono manifestare attraverso comportamenti dissonanti , rispetto ai criteri socialmente condivisi. Il disagio è quindi, l’esperienza iniziale di un processo che può portare alla devianza.
Un altro tema importante in adolescenza, è quello della ridotta percezione del rischio.
E’ una fase caratterizzata da una forte crisi identitaria, influenzata da un sistema sociale che propone modelli e ruoli non adeguati, a chi è in età di transizione. Ad esempio, l’identità sociale del giovane adulto, viene acquisita più tardi rispetto al passato. L’entrata nel mondo del lavoro è caratterizzata da un periodo di lunga attesa, e di conseguenza aumenta il tempo di permanenza nell’ambiente familiare di origine. Questo influisce sulla ricerca di identità.
Ma non soltanto i giovani adolescenti, sono vittime della droga.
Simone Feder, in un articolo su vita.it dice «Esistono famiglie dove quella maledetta sostanza è di casa, perennemente presente all’interno delle mura domestiche, consumata e a volte lasciata assumere ai figli come passatempo condiviso in risposta a tutte le fatiche che la vita inevitabilmente mette davanti». La riflessione di un operatore della Casa del Giovane di Pavia.
Prima di nascere qualcuno ha scelto per lui, qualcuno che…faticava già a scegliere per sé.
La sua cartella clinica sentenzia la positività alle sostanze, un mondo che, ancora prima che potesse conoscere quello terrestre, lo ha travolto e segnato senza alcuna possibilità di scelta. La dipendenza da droga è entrata in lui ancora prima del primo vagito.
Si chiama Sindrome da astinenza neonatale (San) e riguarda il 60-80% delle madri che hanno fatto uso di droga durante la gravidanza, in particolare di oppioidi. Un disturbo che è in aumento in tutti i Paesi del mondo. Anche in Italia. Negli Usa nel 2019 sono stati segnalati in un anno più di 21mila casi di San. Al Fatebenefratelli di Roma nello stesso anno sono stati partoriti 50 bambini in crisi di astinenza su 2.500 nascite. >>
Inoltre, fentanyl, eroina e crack vengono usate anche dai migranti, rimasti bloccati in Tijuana, al confine tra Messico e Stati Uniti, per resistere alla disperazione e alle brutture della strada. In questa zona, nuovi miscugli chimici vengono quasi regalati dalle organizzazioni criminali, col solo fine di effettuare test sulle persone.
Non soltanto emarginati e senzatetto, ma persone dall’apparenza “normale”.
Ci sono casi di persone che hanno sviluppato una dipendenza da fentanyl o altro analgesico, a causa di una malattia cronica, che comportava l’uso di medicinali antidolorifici come la morfina.
Quali sono le cause della tossicodipendenza?
Le cause della tossicodipendenza, e del disagio giovanile sono molteplici e spesso intrecciate tra loro. Non esiste una sola spiegazione, ma piuttosto un insieme di fattori biologici, psicologici, familiari e sociali.
1. Cause psicologiche
⦁ Bassa autostima e insicurezza
⦁ Difficoltà nella gestione delle emozioni (ansia, rabbia, tristezza)
⦁ Traumi infantili o adolescenziali
⦁ Disturbi psichici come depressione, disturbo borderline, ADHD, ecc.
2. Cause familiari
⦁ Famiglie disfunzionali o assenza di figure genitoriali stabili
⦁ Violenza domestica, trascuratezza o abusi
⦁ Eccessiva pressione o aspettative irrealistiche da parte dei genitori
⦁ Uso di sostanze in famiglia
3. Cause sociali
⦁ Esclusione sociale e mancanza di opportunità
⦁ Bullismo, emarginazione, discriminazione
⦁ Difficoltà a trovare un’identità o un senso di appartenenza
⦁ Influenza negativa del gruppo dei pari (peer pressure)
⦁ Modelli culturali che normalizzano l’uso di droghe
4. Cause economiche
⦁ Povertà, precarietà lavorativa o mancanza di prospettive
⦁ Difficoltà nell’accesso all’istruzione o a percorsi di formazione
5. Cause biologiche
⦁ Predisposizione genetica alla dipendenza
⦁ Squilibri neurochimici o disfunzioni nel sistema dopaminergico
6. Contesto culturale e scolastico
⦁ Scuola percepita come inadeguata o opprimente
⦁ Mancanza di attività stimolanti e inclusive
⦁ Cultura del successo immediato, competizione esasperata, paura del fallimento
Spesso la tossicodipendenza non è la causa, ma il sintomo di un malessere più profondo. La droga diventa un rifugio, o una forma di ribellione.
Cosa cerca chi consuma oppioidi?
Sedazione profonda, euforia seguita da sonnolenza estrema, analgesia. Fuga dalla realtà. Sentirsi parte di un gruppo.
Per euforia si intende una sensazione di benessere ipocinetica in cui la persona inizia ad avere dei movimenti simili a quelli di uno zombie….
Quali sono le conseguenze delle droghe, come il fentanyl?
Infarto del miocardio. Ascessi, protuberanze sulla pelle. Rallentamento respiratorio fino all’arresto respiratorio. Necrosi della pelle. Incoscienza. Dissociazione mentale. Rigidità muscolare. Postura e andatura “zombesca”. Grave dipendenza fisica e psicologica. Danni cerebrali per ipossia (mancanza di ossigeno al cervello). Compromissione delle funzioni cognitive e motorie. Problemi respiratori cronici. Aumento del rischio di overdose fatale anche con microdosi. Isolamento. Degrado psico – fisico visibile (magrezza estrema, scarsa igiene, ferite aperte). Impatto sociale come perdita di relazioni, lavoro, alloggio. Disturbi psichiatrici (ansia, paranoia, depressione). Atti di violenza. Problemi di memoria. Psicosi. Rallentamento nello sviluppo fisico e cognitivo, negli adolescenti.
Viene impiegato il naloxone come antidoto in caso di sovradosaggio da oppioide. Ma le droghe sintetiche vengono talvolta tagliate con la xilazina, che è un anestetico per cavalli…quindi spesso il naloxone non produce effetti positivi contro overdosi da prodotti sintetici. E il tasso di mortalità da overdose è ben più alta.
Come fermare il mercato delle droghe sintetiche? Perchè sta crescendo così tanto?
Contrariamente a quel che accade in quasi tutti gli altri Paesi occidentali, negli Stati Uniti la prima causa di morte tra i giovani adulti non è il cancro, e nemmeno gli incidenti stradali, ma l’overdose, soprattutto per via degli oppioidi sintetici e in special modo del fentanyl, una sostanza che ha preso ormai talmente piede da portare il più ricco Paese del mondo sull’orlo di una crisi sanitaria senza precedenti. Secondo i calcoli dei Centers for Disease Control and Prevention, di fentanyl e altri oppioidi muoiono già oltre 80mila cittadini americani ogni anno: più di 200 decessi al giorno, nove all’ora – abbastanza da farne una questione di sicurezza nazionale.
Gli oppioidi naturali e di sintesi come la morfina o il fentanyl, rientrano nella categoria delle droghe che riducono il dolore.
Il fentanyl (o fentanil) è infatti un analgesico dalla rapida insorgenza, e dalla breve durata d’azione, 100 volte più potente della morfina, e 50 volte più dell’eroina. È utilizzato per trattare il dolore cronico, soprattutto quello neoplastico, o come anestetico prima di interventi chirurgici o manovre “invasive”. Il farmaco attraversa con facilità la barriera emato-encefalica, e se iniettato in vena produce effetti in meno di 30 secondi, tra i quali il “flash” tanto ricercato dai consumatori di eroina. Una pillola con un contenuto superiore a 2 milligrammi può però risultare fatale per l’essere umano.
L’ascesa degli oppioidi negli Stati Uniti, ossicodone prima, e fentanyl più di recente, dipende da una molteplicità di cause che vanno dalla legittimità della prescrizione medica, all’aggressività del marketing delle aziende farmaceutiche americane orientate al profitto (vedi ad esempio il caso che ha visto coinvolti i fratelli Sackler e la loro azienda farmaceutica “perdue”), fino alla mancanza di un’assistenza sanitaria universale, sostituita dal sistema assicurativo e dai suoi interessi privati.
Per poter avere un quadro più accurato a proposito di una questione così complessa, però, non si può prescindere da aspetti geopolitici e socioculturali.
Infatti, secondo un report dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e del crimine (UNODOC), il numero di sequestri di metanfetamine in Afghanistan è salito del 200% negli ultimi anni. Allo stesso modo i narcotrafficanti messicani, e principalmente il potente cartello di Sinaloa, hanno preso a servirsi di grandi laboratori industriali per produrre su vasta scala oppioidi, fra cui principalmente fentanyl e alcuni suoi derivati ancora più potenti e pericolosi. I fentanili in genere sono facilmente trasportabili. Non hanno necessità di piantagioni e di addetti alla coltivazione, perché lavorate in laboratorio.
I guadagni sono molto alti, perchè si elimina tutta la filiera delle droghe non sintetiche. La droga viene creata, in laboratorio attraverso processi chimici. Gli effetti di queste droghe sono potenziati e prolungati, e di conseguenza c’è la possibilità di continuare a lucrare sempre sugli stessi soggetti. I prezzi sono molto bassi pertanto circolano facilmente.
Ci sono medici corrotti, che emettono impegnative false, per l’acquisto del prodotto fentanyl, in una qualunque farmacia.
Elementi psicoattivi facilmente reperibili sul dark web, attraverso pagamenti in criptovalute, e quindi non tracciabili . Vi sono varie piattaforme web, dove è possibile acquistare separatamente i composti chimici atti a produrre una droga sintetica. Con rider che te la portano fino a casa.
Non ci sono soltanto organizzazioni criminali e mafiose a gestire il traffico. Talvolta, sono proprio i singoli individui, giovani e meno giovani, a scegliere lo spaccio, come mezzo attraverso il quale fare cosiddetti soldi facili.
Basti pensare che solo un kg di fentanyl viene comprato sul mercato nero a circa 10 mila euro e ne fanno circa un milione di micro pasticche, che vengono introdotte nel mercato ordinario a 20 euro l’una.. si arriva ad avere guadagni di 20 milioni di euro.
Questo è il motivo per cui le mafie si stanno spostando nel mercato delle droghe sintetiche.
La diffusione di oppioidi sintetici, sostituisce la rotta di droghe come morfina, oppio, eroina.
Purtroppo è una diffusione destinata a crescere. Le organizzazioni criminali, sono impegnate nello studio, e nella produzione di nuove droghe sintetiche da immettere sul mercato.
Ci vogliono strategie politiche specifiche da adottare in Europa, per evitarne la diffusione in Italia.
Fentanyl e derivati sono stati purtroppo trovati anche in Italia. Arrivano nei modi più impensabili: mischiate a miscele di prodotti per la cute come shampoo. Vengono usati fogli di carta assorbente impregnati di fentanyl..
Tra gli indagati in Italia ci sono persone insospettabili, come militari, impiegati della pubblica amministrazione e personale sanitario.
Un solo milligrammo di fentanyl può uccidere fino a 500 persone.
Solo nel 2023, 107 mila decessi negli stati uniti.
Dopo l’inchiesta Painkiller svoltasi a Piacenza, l’Italia, è l’unico paese in Europa ad aver avviato nel 2024, un piano di prevenzione nazionale contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppiodi. Collaborazioni tra forze di polizia, procura della repubblica e autorità sanitarie. Il piano prevede operazioni di monitoraggio e sorveglianza, prevenzione e sensibilizzazione, formazione degli operatori sanitari e coordinamento interistituzionale. Il piano è in fase di sviluppo ma ancora carente sotto alcuni aspetti. Il governo tende a mettere in secondo piano, lo stanziamento di fondi da destinare alle politiche sanitarie e sociali, sul territorio. Ad esempio, riscontriamo criticità nei servizi offerti dai Sert territoriali, in termini di spazio, risorse limitate e carenza di personale. Secondo un rapporto del ministero della sanità, oggi gli operatori in Italia sono pari a 5.843 unità.
Il Messico sembra essere il piu grande produttore di fentanyl. I precursori chimici arrivano dalla Cina e in misura minore dall’India.
Secondo inchieste di insight crime, a capo di organizzazioni criminali messicane, troviamo politici corrotti.
Gruppi criminali coinvolti: narcos, organizzazioni criminali nordamericane, indopakistane, turche, albanesi, serbo-croate, italiane (‘ndrangheta) . Rispetto al passato, queste organizzazioni sono mutate. Il denaro da spartire è talmente elevato, tanto da preferire un’alleanza tra i gruppi fino a formare quasi una rete di criminalità trasnazionale.
I SerT ( o SerD) sono servizi pubblici che si occupano di prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze da sostanze stupefacenti, alcol, comportamenti compulsivi ed altre dipendenze patologiche. L’uso del metadone, e l’attuazione di piani terapeutici individuali, sono alcuni dei metodi adottati per far fronte alle complessità di una tossicodipendenza.
Per far fronte alla tragedia, vengono attuate sia in Italia sia all’estero, politiche di riduzione del danno. Educatori di strada, volontari e comunità terapeutiche, mettono a disposizione delle persone tossicodipendenti, dell’occorrente come siringhe sterili e monouso, guanti, vestiti puliti, cibo… e altro occorente igienizzato, tale da ridurre infezioni come aids o epatite.
Oggi il disagio psichico, spinge all’ uso di stupefacenti per lenire questo dolore e amplificare esperienze di anestesia delle emozioni.
Questo fenomeno non è la causa, ma la conseguenza di un problema ben più ampio che affligge molte aree urbane, dove il degrado sociale e la mancanza di opportunità possono spingere individui a cercare rifugio in comportamenti autolesionisti.
La presenza di spazi isolati come il bosco di Rogoredo, a Milano, rende il luogo un ambiente favorevole per attività illecite e per la tossicodipendenza. Un luogo segreto dove poter trovare rifugio.
Il Bosco di Rogoredo, situato alla periferia sud-est di Milano, è un luogo che negli ultimi anni ha attirato l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica per motivi drammatici. Questo spazio verde, nato come parco urbano, è diventato noto come una delle più grandi piazze di spaccio di droga d’Italia, guadagnandosi il triste soprannome di “bosco della droga”. Tuttavia, dietro questa storia di degrado e dipendenza, attualmente ci sono anche sforzi significativi per recuperare il territorio e restituirlo alla comunità.
L’area del Bosco ha iniziato ad essere associata alla tossicodipendenza a partire dagli anni 2000, ma è negli ultimi dieci anni che la situazione è degenerata in maniera drammatica. Questo polmone verde di circa 65 ettari, vicino alla stazione ferroviaria di Rogoredo, è diventato un rifugio per tossicodipendenti e spacciatori che approfittano dell’isolamento e della difficoltà delle forze dell’ordine nel controllare l’area in modo sistematico.
Certo è, che i cittadini della Milano “bene”, traggono un vantaggio da questa ovvia marginalizzazione nelle periferie, di persone in estrema difficoltà e dall’aspetto non conforme alle aspettative sociali.
Le sostanze stupefacenti vendute nel bosco, soprattutto eroina e cocaina, sono state responsabili di un incremento del numero di tossicodipendenti che si recavano lì da tutta la Lombardia e anche da altre regioni. Le condizioni disumane in cui vivevano molte persone nel bosco, tra sporcizia, abbandono e violenza, hanno rapidamente trasformato questo luogo in un simbolo del fallimento sociale e istituzionale di fronte alla piaga della droga.
A partire dal 2018 è emerso un forte impegno da parte delle istituzioni e delle organizzazioni del territorio per restituire dignità al Bosco e ai suoi frequentatori.
Iniziative di recupero e di supporto: diversi enti e associazioni locali stanno lavorando per affrontare queste problematiche. Attraverso programmi di sensibilizzazione e attività di supporto, si cerca di offrire alternative e servizi a chi vive situazioni di disagio. L’obiettivo è promuovere una maggiore integrazione sociale e ridurre lo stigma associato alla tossicodipendenza.
Creare un ambiente sano e accogliente è una sfida che richiede un impegno congiunto tra cittadini istituzioni e associazioni. Promuovere una cultura della prevenzione e del supporto, affinché il bosco possa tornare a essere un’ area accessibile a tutte e tutti.
Affrontare la tossicodipendenza richiede un approccio integrato e consapevole. L’impegno deve essere collettivo.
Il gruppo di intervento che si è costituito per portare avanti il ‘Progetto Rogoredo’ è composto da: Fondazione Eris, Associazione il Gabbiano Onlus, Cooperativa Promozione Umana, Cooperativa Casa del Giovane, Fondazione Exodus, Associazione Kyros, Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, numerosi volontari coordinati dal missionario Don Alessandro Maraschi e il Municipio 4 di Milano, che ha patrocinato l’iniziativa e promosso il tema presso Regione Lombardia, Ats Milano e Asst Fatebenefratelli-Sacco, Comune.
La presenza di un presidio di ascolto, sulle strade che portano al bosco. Un sorriso. Una carezza. Un libro. Una carezza. Possono essere una, seppure piccola, fonte di sostegno.
Ad oggi, finalmente, possiamo parlare di una importante novità: un progetto di riqualificazione urbana e sociale, denominato BOSCO DELLA MUSICA.
La Giunta regionale della Lombardia ha approvato un’importante delibera che prevede uno stanziamento di 26,6 milioni di euro a favore del Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano, per la realizzazione del “Bosco della Musica” a Rogoredo. Questo progetto, fortemente voluto dall’assessore alla Cultura Francesca Caruso, rappresenta un significativo investimento nella cultura e nell’istruzione musicale della regione.
L’intervento è cofinanziato anche dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con 20 milioni di euro, e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, con 15 milioni di euro. Recentemente, il “Piano dei Conti” approvato dal Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia-Romagna ha aggiornato i costi totali del progetto, ora stimati in 61,6 milioni di euro, un aumento rispetto ai 47 milioni previsti nel 2021.
Il progetto, firmato dallo studio Settanta7, prevede la realizzazione di 4 edifici. Il più grande, su due piani, accoglierà aule didattiche, una sala concerti, e studi di registrazione. È prevista poi la costruzione di un auditorium da 400 posti, un edificio a scopo residenziale e un edificio per le aule didattiche nella Palazzina ex chimicI.
Attendiamo di conoscere i risvolti, per poter esprimere un giudizio.
Come aiutare una persona tossicodipente?
– Come diceva Simone Weil: l’attenzione è la forma più rara e più pura di generosità.
– Creare una relazione di empatia, di sostegno e di non giudizio.
– Sostegno delle famiglie nella cura della tossicodipendenza.
– Un intervento individualizzato è la base di un buon inizio terapeutico. Un piano di cura standardizzato e generalizzato, che non tiene conto delle singole diversità, non produce effetti sempre positivi.
– Attenta osservazione e analisi della storia personale, nella sua globalità.
– Motivare la persona a rivolgersi presso i servizi per le tossicodipendenze, meglio noti come SerT o SerD, dedicati alla cura, alla prevenzione e alla disintossicazione fisica e psicologica da sostanze psicoattive.
Bibliografia:
Feder S. , Alice e le regole del bosco, Mondadori 2020
Presa diretta puntata del 16/03/2025
Farwest puntata del 5/02/2024
Ferrario P., Politiche dei servizi sociali,Carocci Faber, 2015
Barone P., Gli anni stretti. L’adolescenza tra passato e futuro, FrancoAngeli, 2019
Neri G., Documentario SanPa
Esposito M., CreaturaMia, Opera teatrale
https//www.vita.it/simone-feder-troppo-soli-di-fronte-al-dilagare-di-nuove-droghe/
https//ilmanifesto.it/loppio-di-hitler
https//www.focus.it/cultura/storia/qual-era-l-arma-segreta-dei-nazisti-la-droga
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