La voce e il futuro del popolo egiziano
(Reuters/Salem) |
piazza Tahrir gremita di persone e di bandiere. Fuochi d’artificio,
grida di gioia e braccia alzate al cielo: dopo Mubarak, la voce del
popolo si è alzata anche per la deposizione di Mohamed Morsi, a
distanza di un anno dal suo insediamento.
Ministro della Difesa e capo dei militari, Abdel Fattah el Sissi ha
dichiarato: “ Le forze armate hanno provato in tutti i modi a
promuovere la riconciliazione nazionale negli ultimi mesi e, a
novembre, hanno chiesto il dialogo nazionale, ma il presidente
Mohamed Morsi ha respinto la richiesta”; e Mohamoud Badr, portavoce
del movimento dei Ribelli Tanarod, ha aggiunto: “L’Egitto è la
patria di tutti, nessuno escluso. Continuiamo la nostra rivoluzione
per pane, libertà e dignità umana”.
presidente eletto, dunque, è stato deposto: la Costituzione è
sospesa ed è stato nominato “presidente ad interim” il giudice
della Corte Costituzionale, Adli Mansour.
Costituzione che va rivista anche e soprattutto in tema di diritti
umani; una costituzione da cui è stato escluso il divieto di
discriminazione per genere e razza e che non tutela le minoranze
religiose. Nell’Egitto di Morsi, ad esempio, la comunità musulmana
sciita e i cristiani copti hanno vissuto in un clima di violenza e di
paura costanti.
stata abolita la tortura né si è smesso di sottoporre imputati
civili ai processi della corte marziale, pratica, questa, contraria
al diritto internazionale.
notizie anche per quanto riguarda il diritto di espressione: sono
stati messi in atto processi e minacce nei confronti dei blogger,
considerati “blasfemi” e si è tentato di mettere a tacere e di
impedire l’operato di molti rappresentanti delle Oragnizzazioni non
governative.
mentre le piazze egiziane esultano, non sono mancati incidenti e
violenze. Da domenica scorsa si sono registrate 39 vittime causate
dagli scontri tra oppositori e difensori della presidenza e Human
Rights Watch, in un comunicato, denuncia che “almeno” 91 donne
sono state molestate sessualmente se non stuprate in piazza Tahrir,
complici la folla e la confusione.
(Reuters/Waguih) |