Venezuela. E’CROLLATA LA SANITA’ IN VENEZUELA: #SalvemosLaMaternidadDelSur
di Tini Codazzi
La sanità in Venezuela è retrocessa di 25-30 anni, gli indicatori internazionali lo affermano. Fare un resoconto serio e veritiero è quasi impossibile per la mancanza d’informazione ufficiale da parte degli enti competenti nazionali. La proliferazione di malattie infettive trasmesse da insetti e quelle prevenibili dai vaccini inesistenti, la mancanza di medicine di ogni genere, la malnutrizione, la mancanza di servizi pubblici basilari come l’elettricità e l’acqua potabile, la mancanza di manutenzione di apparecchiature mediche e di attrezzature negli ospedali, il deterioro delle strutture che ospitano gli ospedali, la mancanza di personale medico, la scarsissima o nulla gestione delle politiche per lo sviluppo di programmi per la salute da parte dei due governi dittatoriali negli ultimi 19 anni, hanno fatto sì che il panorama della sanità nel 2018 sia il più catastrofico della storia repubblicana del Venezuela. La situazione vissuta dai malati di tumori, di HIV/AIDS, di emofilia, di lupus, i pazienti trapiantati, tra altre patologie, meriterebbe un altro capitolo per la gravità della situazione.
Quasi per caso è arrivata tra le mie mani la lettera di un medico venezuelano che lavora in un ospedale materno infantile nella città di Valencia, a nord ovest di Caracas. Una delle città industriali più importanti del Venezuela. Mi è sembrato pertinente pubblicarla per denunciare la situazione precaria del sistema sanitario pubblico del paese. Ho percepito nel suo S.O.S. una tristezza, una stanchezza e una disperazione tale che ho voluto accogliere il suo grido di aiuto. Il ginecologo e ostetrico mittente di questa lettera ha già avuto in passato problemi per aver denunciato la grave situazione inerente alla sanità dell’ospedale dove lavora, per questa ragione la lettera è anonima.
VALENCIA… Aiuto… Salviamo l’ospedale materno infantile del Sud.
Ancora una volta (confesso che ho perso il conto ma non la forza per parlare) l’indignazione bussa alla mia porta. Nel mio ultimo turno del 17/02/18, la situazione è stata la seguente: non c’è stata acqua dalla sera precedente, immaginate lo stato dei bagni, l’odore era indescrivibile, perché questo genera inquinamento, ser per di più non ci sono disinfettanti per la sterilizzazione delle aree di lavoro… allora tutto diventa pericolosissimo. Ho riportato il problema a INSALUD* attraverso la radio interna… Ho detto quello che pensavo: non si possono eseguire dei parti in condizioni così inumane e con l’aggravante che le pazienti dovevano comprare alcune scorte di medicinali per poter essere ammesse e curate. La risposta immediata da parte del Primario dell’ospedale, attraverso il cellulare di un collega, è stata quella di affermare che io ero bugiardo, era molto arrabbiato per il mio reclamo, non ne voleva discutere e la cosa più insolita era che se denunciavo ancora qualcosa in radio avrebbe chiamato la polizia…Bravo il mio collega… Risposta tempestiva. Incredibile… e quindi gli ho detto una cosa: dobbiamo agire, e se chiamiamo una commissione neutrale e la facciamo venire all’ospedale per costatare la situazione? Nessuna risposta, quindi ho augurato molte cose belle al Primario perché la mia formazione personale e la mia condizione professionale di lavoratore della salute non mi permettono di sentire odio e risentimento. Lui mente, certo che ci sono carenze, non stiamo bene e questi sono alcuni dei problemi:
a) Non c’è materiale per fare le storie cliniche, bisogna comprarlo e pagarlo in contanti.
b) Non ci sono ambulanze.
c) Molte volte non ci sono antibiotici.
d) I kit di sutura non sono adeguati
e) A volte, non ci sono i contenitori per la sterilizzazione del materiale per fare i cesari, soltanto perché non c’è l’autoclave per sterilizzare e quindi bisogna portare le pazienti ad altri centri ma non ci sono ambulanze per trasportarle.
f) Alcuni anestetici sono scaduti e bisogna comprarli.
g) Molte volte le pazienti non ricevono il trattamento perché non ci sono le siringhe.
h) Il personale di medici e infermieri è insufficiente e molti hanno dato le dimissioni, che tristezza!
i) E’da 3 anni che le pazienti non ricevono il cibo in ospedale, è doloroso vedere come svengono dalla fame.
J) Non c’è più il laboratorio. I pazienti devono andare in uno privato.
E quindi dico, tutto questo non viola i diritti a la salute gratuita previsti nella costituzione?
E così potrei continuare. Allora, chi mente? A chi fa male tutto quello che deve subire una donna incinta per dare alla luce il suo bambino? Confesso che i dirigenti dell’ospedale hanno avuto molta fortuna perché i pazienti e i loro familiari non hanno mai denunciato quello che hanno subito. Il personale dell’ospedale ha paura di dire la verità in una città come Valencia e in una regione come quella di Carabobo, i politici sono rimasti indifferenti davanti a questa terribile e drammatica situazione. Per finire, voglio dire al Primario che tutti siamo uguali agli occhi di Dio. Lui, il Primario, potrebbe essere mio figlio per l’età che ha, quindi mi permetto di riprenderlo perché è troppo indolente, insensibile e cieco. Poteva anche essere stato un mio studente e credo che in questo caso la mia delusione sarebbe stata immensa, visto che i valori e l’amore per il prossimo sono gli ingredienti principali per essere un buon medico. Secondo me, queste cose sono importanti, piuttosto che i colori di un partito politico. Quando la sua carica di Primario finirà, come guarderà agli occhi ai suoi colleghi? Sicuramente in quel momento chiederà solidarietà e appoggio morale. Ma adesso, lui ha il petto gonfio e pieno di senso di responsabilità per aver chiamato la polizia e vuole vederla mentre mi portano via solo perché io ho avuto il coraggio di dire la verità, e quindi voglio dirgli che in quel momento vorrei avere il privilegio di farmi mettere le manette da lui, dal mio Primario. Dio esiste ed è buono. Noi, i buoni, vinceremo.
*INSALUD è l’istituto regionale per la salute, è un organo operativo e finanziato dal sistema regionale di salute pubblica della regione Carabobo.