“America latina: diritti negati”. Colombia: diritto a non ubbidire.
di Mayra Landaverde
La disobbedienza civile ha da sempre insegnato nella storia di essere un ottimo e coraggioso piano per cominciare a cambiare le cose. Cose che non dovrebbero essere. Come chiudere i porti, per esempio.
In Colombia negli ultimi mesi si sta muovendo un pezzo non indifferente della popolazione, principalmente nelle città di Medellìn, ma anche di Bogotà e Cali, contro quello che sembrerebbe una “nuova ondata” di violenza. Soprattutto per gli assassinati di diversi leader sociali.
La Defensoria del Pueblo de Colombia dice che dal 2016 fino a luglio del 2018 sono stati ammazzati 322 persone considerate dei leader sociali o difensori dei diritti umani, 122 nell’ultimo anno. Una grande percentuale corrisponde ad attivisti che appartenevano a organizzazioni etniche contadine.
L’83% degli omicidi sono direttamente collegati a conflitti per il territorio e alle risorse naturali. Una vecchia storia che perseguita ancora oggi il continente americano.
Il coordinatore del programma non governativo Somos defensores ( che promuove la protezione degli attivisti dei diritti umani) ha dichiarato che non c’è nessun tipo di risposta alle domande della cittadinanza riguardo alla violenza che si sta vivendo in un paese già molto martoriato: “Sembra che le istituzioni siano state messe a tacere dopo le elezioni e stiano vedendo da lontano come vengono uccisi i nostri leader sociali e difensori dei diritti umani”.
In questo ambito è nato il movimento cittadino “ El derecho a no obedecer” https://www.facebook.com/elderechoanoobedecer/
che come il proprio nome lo dice invita alla disobbedienza civile in modo molto propositivo e pacifico.
All’interno delle loro attività stanno addirittura offrendo un corso di storia di disobbedienza civile, dove studiano quegli episodi storici che hanno dato buoni frutti come Rosa Parks per esempio. Un po’ come il corso di storia del Messico per militanti che è stato promosso dall’associazione di promozione culturale “ Para leer en libertad” guidata dallo scrittore Paco Ignacio Taibo II.
Lo zampino di Soros lo troviamo inevitabilmente anche in Colombia che finanzia questo movimento con la sua Open Society. Ciò non toglie che possa essere un movimento genuino che porti davvero alla sollevazione del popolo colombiano da sempre molto coraggioso ( con o senza i soldi di Soros) contro questi omicidi che vanno avanti impunemente e sotto gli occhi del mondo che sembra ogni giorno più lontano e indifferente al nostro caro continente.