“Stay human: Africa”. La forza della Cina in Africa
di Veronica Tedeschi
Stavamo camminando verso il mare, attraversando la periferia di Bene Baraque, tra i bambini più dolci che ci rincorrevano per un abbraccio e quelli più territoriali che non ci avrebbero mai fatto passare senza conoscere prima il nostro nome.
Era il mio primo viaggio in Africa, in Senegal, ogni cosa mi incuriosiva; quella camminata fu entusiasmante, percorremmo un pezzo di bosco, una strada di sabbia e terra e, infine, catrame. Attraversammo una strada in costruzione con tanto di operai al lavoro, betoniere e puzzo di asfalto caldo. Una cosa in particolare mi colpì in quella scena di lavoro: su 5 operai, ben tre erano cinesi: ne parlai con alcuni senegalesi che mi spiegarono che la commessa di quel grosso lavoro era in mano ad un’azienda cinese che però aveva assunto anche operai senegalesi. Questa cosa mi fece pensare molto, cercai di capire se fosse positiva o meno e, informandomi, scoprii che oggi la Cina è il secondo partner commerciale del Senegal dopo l’UE. Il paese asiatico, infatti, ha sempre attribuito grande importanza allo sviluppo di relazioni amichevoli con i Paesi dell’Africa nord occidentale e centrale, unitamente alla promozione di scambi economici e umanitari. Il Senegal, in particolare è strategico in quanto si affaccia nell’Oceano Atlantico e ha terre adeguate per lo sviluppo di agricoltura biologica.
Capita spesso che la Cina sia accusata di presunto sequestro di terre africane, ma è necessario porre l’attenzione sulle modalità di “approdo” cinesi che sono molto lontane da quelle dei colonizzatori europei. In parte, quindi, gli africani vengono aiutati nella crescita della produttività agricola per fornire una soluzione al problema della sicurezza alimentare della popolazione.
Gli africani, a loro volta, spesso sono accusati di avere deplorevoli infrastrutture. Questo vale, in particolare, in Africa Occidentale dove si trovano le ex colonie francesi. Questa breccia nell’infrastruttura cerca di rattopparla la Cina. In Senegal, quest’ultima ha infatti costruito moderne autostrade e strade, come quella incontrata nel mio tragitto per il mare; ha costruito un aeroporto internazionale a Dakar e finanzia la formazione di costruttori locali e ingegneri.
In Senegal nel 2004 c’erano 300 cinesi, nel 2008 ce n’erano mille, e ora, secondo varie stime, più di 5 mila.
La rubrica si interrompe per la pausa estiva, riprenderò a settembre, dopo un viaggio nella magnifica Sierra Leone. Buone vacanze a tutti!