La donna elettrica: una donna contro il sistema
di Alessandra Montesanto
Islanda, oggi. Sembra di essere in un altro tempo, in un’altra dimensione: pianure estese, cieli aperti, Natura incontaminata, o quasi. A riportarci alla realtà è Halla, una signora di mezza età dalla doppia vita: è una serena e pacata insegnate del coro della comunità, ma anche una tenace e battagliera attivista, impegnata a combattere l’industria di alluminio che sta cercando di affermarsi sul territorio in cui lei è nata e cresciuta.
Halla è la protagonista del nuovo film di Benedikt Erlingsson, il cui titolo originale è Woman at war, molto più significativo della pessima traduzione italiana La donna elettrica. E’ una vera e propria guerra quella che Halla – aiutata da un amico che si fa passare per suo cugino e da un timido funzionario del Ministero – mette in atto per salvaguardare la sua Terra dall’arrogante invasione delle multimazionali. “Sua” perchè Halla vive in maniera simbiotica con la Natura che la circonda: riesce a rannicchiarsi tra le rocce, incede spavalda nel fango, si nasconde sotto la pelle di pecora, si sporca. Il suo alter ego è la sorella gemella, Asa, che ha deciso, invece, di purificare prima se stessa con la meditazione e vorrebbe recarsi in India per vivere in un hashram. Mentre, un giorno qualsiasi, la tv proietta immagini disturbanti relative ai disastri ambientali, Halla riceve una telefonata ormai inaspettata: dopo quattro anni è stata accettata la sua richiesta di adozione. Una bambina (di nuovo torna la figura femminile) la sta aspettando.
Come uno degli alberi che punteggiano il paesaggio, Halla ha le radici affondate nella tradizione e lo sguardo puntato verso il Futuro che vorrebbe tutelare per poterlo dare in dote alle generazioni che verranno. La sua è una lotta pericolosa, rischia la libertà e la propria incolumità fisica, ma nulla teme, questa donna che ricorda tanto Don Chisciotte. Nella comunità in cui si muove, pochissimi conoscono la vera identità della boicottatrice della linea elettrica e anche la sorella non sarebbe in grado di accettare la sua attività. Ma il Destino è più potente degli esseri umani e riserva sempre qualche sorpresa che ci costringe a rivedere le nostre priorità. La sceneggiatura,a questo punto, presenta un altro, intelligentissimo colpo di scena che, ovviamente, non sveliamo.
Interessante e originale anche la scelta di inserire in maniera diegetica la colonna sonora, suonata da un gruppetto di musicisti che interviene sullo schermo a esprimere le emozioni provate, di volta in volta, dalla protagonista, con un risultato che fa pensare a una costruzione teatrale delle inquadrature. Compaiono, inoltre, tre donne, con abiti tradizionali (anch’essi con un significato ben preciso che lasciamo agli spettatori decifrare) come le moire e come il coro della tragedia greca che, con distacco, osserva e commenta le vicende di questa umanità, così forte e così fragile.
Raffinata, quindi, questa pellicola che, con humor tutto nordeuropeo, identifica la donna in Madre Natura: dolce vichinga, Halla, è capace di rischiare per il Bene comune e in grado di ridimensionarsi perchè ha capito che salvare anche solo una vita, vuol dire salvarle tutte.