Venezuela. Aiuto umanitario, secondo capitolo
di Tini Codazzi
Giorni fa, la Croce Rossa Venezuelana ha negoziato con il governo interino di Juan Guaidó e con il regime usurpatore di Nicolás Maduro, l’ingresso in Venezuela di diverse tonnellate di aiuto umanitario provenienti dal Panama: medicine, forniture e apparecchiature mediche che dovrebbero essere consegnate in 28 ospedali e 30 ambulatori. Hanno pubblicato sui loro social network il seguente messaggio: “facciamo un richiamo a tutte le parti in Venezuela per rispettare l’azione umanitaria, neutrale, imparziale e indipendente e quindi evitare qualunque politicizzazione dell’azione”. L’emblema della Croce Rossa non dev’essere accompagnata da messaggi politici. Il primo carico è stato consegnato nell’ospedale Carlos J. Bello della Croce Rossa Venezuelana a Caracas. Spero proprio che il regime rispetti questo emblema e non strumentalizzi questa azione e soprattutto permetta che questo aiuto arrivi veramente a che ne ha bisogno.
Altro capitolo sono le donazioni inviate dagli Stati Uniti e richieste da Guaidó a inizi dell’anno e che dovevano entrare nel paese all’indomani del concerto Venezuela Aid Live. Ebbene, sono ancora a Cúcuta in Colombia, a Pacaraima in Brasile e in Curacao, il regime non ha mai permesso l’entrata di quelle donazioni dopo il tragico incidente dell’incendio dei due camion da parte dei paramilitari e comandos simpatizzanti del regime. Grazie alla campagna di donazioni partita anche dal Aid Live è stata creata la Aid Live Foundation e il risultato sono 2 milioni di dollari raccolti. Questa prima fase di raccolta fondi sarà destinata a coprire le necessità nei settori di: sviluppo, programmi di nutrizione, salute e accesso ai servizi base per l’infanzia, e programmi per il benessere dei migranti venezuelani in Colombia. Quando potrà entrare tutto questo aiuto? Tonnellate di materiali e milioni di dollari. Bambini, anziani, malati cronici, donne incinte, gente, tanta gente, e persino animali continuano a morire senza sosta, in silenzio e nell’impotenza e noi nella nostra confort zone vediamo tonnellate e tonnellate di cose e cifre di dollari fermi per volere di un pugno di misere persone. E’ inaccettabile.
L’aiuto delle grandi fondazioni e ONG sono quelle che conosciamo di più, ma ci sono anche delle piccole realtà, piccole associazioni in giro per il mondo che fanno un lavoro di formichine per raccogliere forniture, medicinali e fondi per gestire gli invii. Ci riescono, con l’aiuto inestimabile della diaspora venezuelana e delle persone generose del posto dove queste associazioni hanno sede. Un esempio è l’Associazione “Insieme per il Venezuela”, molto attiva, con sede a Milano e che questo 28 aprile copie il suo primo anno di vita. Ha già portato a termine egregiamente delle importanti campagne: “Natale a colori”, sono stati inviati mille pacchettini con materiale scolastico, giocattoli di piccolo formato e caramelle, destinati a scuole elementari e dell’infanzia nelle zone di La Guaira, Caracas, Maracay e Mérida, per dare un po’ di allegria ai bimbi durante le feste natalizie e al contempo aiutare le scuole con materiale scolastico. Un’altra campagna dedicata all’infanzia, con l’invio di pannolini, medicine pediatriche, biberon, vestiti e prodotti di prima necessità, appunto per la prima infanzia. Inoltre, porta avanti un permanente focus molto importante che è quello di informare e insegnare il popolo italiano e gli studenti delle scuole sulla realtà venezuelana presentando a Milano due documentari che illustrano chiaramente la crisi che vive il Venezuela. Informare è la base perché queste atrocità che vivono i venezuelani a causa del regime non succedano più in nessun altro posto; e così tanti altri progetti che hanno come destinatari l’ormai immenso popolo vulnerabile del paese latinoamericano. Quello di questa associazione è un lavoro minuzioso, lento, scrupoloso, molto attento alle realtà più difficili e degradate del Venezuela, forse in zone rurali dove non arriva quasi nessun tipo di aiuto. Vedere i video che mandano i volontari dopo che sono arrivate le donazioni, vedere le facce felici dei bambini, delle maestre, delle mamme… non ha prezzo e allora ci si rende conto che con quel piccolo granello di sabbia abbiamo fatto felice una persone che quella felicità la stava urlando al vento ormai da molto tempo.
Nel frattempo continuano le proteste per la mancanza di servizi. Non è che sia migliorata molto la crisi elettrica iniziata lo scorso 7 marzo. In alcune città importanti come la capitale Caracas o altri luoghi come Maracay, Barquisimeto, Valencia o l’isola di Margarita, e solo in alcune zone, l’elettricità arriva a momenti, per alcune e poi senza preavviso se ne va e non si sa quando torna. Questa dinamica ha fatto sì che tante attività commerciali abbiano dovuto chiudere battenti definitivamente, che tanti elettrodomestici si siano rotti, che le pompe per la distribuzione dell’acqua potabile nei palazzi residenziali non funzionino o siano guaste, che le poche attrezzature e macchinari ospedalieri che esistono ancora si siano rotti definitivamente, che le sale di chirurgia degli ospedali siano rimaste al buio in mezzo a interventi, perché quasi non esistono le centrali elettriche, è un miracolo trovarne una. Ho già sentito le testimonianze di dottori e infermieri operando pazienti con le torce dei cellulari o facendo partorire donne per strada e al buio, per citarne solo due esempi recenti successi durante questa crisi energetica.
Insomma, si parla che questo buio capitolo della storia del paese sia verso la sua fine, ne sono convinta anch’io, ma più che mai c’è bisogno della solidarietà di tutti perché dopo 20 anni di soprusi, la situazione è diventata insostenibile e dentro non ci sono più risorse a disposizione, bisogna cercarle oltre il confine.
Se siete interessati nel sostenere una realtà che funziona e che ha bisogno di tutti noi per raggiungere l’obiettivo di aiutare, ecco le coordinate di “Insieme per il Venezuela”: email: insiemeperilvenezuela@gmail.com. Facebook e Instagram: Insieme per il Venezuela. Twitter: @pervenezuela. Il vostro aiuto arriverà. Con il vostro contributo, li aiutate ad aiutare.
“Più che le cose materiali, l’importante è sapere che non siamo soli e che ci sono persone che si prendono cura di noi pur essendo lontane”. Parole di un volontario nella città di Mérida, in Venezuela.