Ong. La nave Alex in stallo, naufraga la trattativa per lo sbarco dei 41 migranti
Ong. La nave Alex in stallo, naufraga la trattativa per lo sbarco dei 41 migranti
di Ilaria Solaini per www.avvenire.it
laria Solaini, inviata a bordo di Alex & co./Mediterranea venerdì 5 luglio 2019. Trasbordate soltanto le tredici persone più fragili, a bordo manca lo spazio vitale. Davanti a Lampedusa il veliero è in condizioni disperate, senza cibo e senza acqua per far funzionare i bagni
Una immagine che documenta la situazione precaria dei migranti a bordo del veliero Alex & co. (foto Rescue Mediterranea)
Situazione di stallo al largo di Lampedusa. A bordo della barca a vela Alex & co., della Missione Mediterranea, la situazione è disperata: manca l’acqua per far funzionare i bagni, la giornata è stata caldissima e nonostante il trasbordo di 13 persone, le più fragili, manca lo spazio vitale per i 41 rimasti a bordo con l’equipaggio. E soprattutto, la soluzione appare ancora fuori dall’orizzonte, nonostante un accordo annunciato fin dal pomeriggio tra Italia e Malta per uno scambio di migranti: i 41 accolti a Malta, 55 dall’isola andranno in Italia. Ma fino a tarda sera l’accordo è solo sulla carta, perché la Alan Kurdi non è in condizione di navigare fino a Malta e all’orizzonte non ci sono navi militari né italiane né maltesi per un trasbordo di emergenza..
L’EVACUAZIONE
I medici della Guardia costiera, saliti a bordo della Alex & co. di Mediterranea a fine mattinata, hanno chiesto l’evacuazione per alcuni migranti. Tredici persone sono state trasbordate nel primo pomeriggio.Si tratta di un minore, due donne gravide, una donna malata con sorella e figlia e due famiglie di 4 e 3 persone. A bordo del veliero, bloccato in acque internazionali davanti a Lampedusa, restano 41 migranti più l’equipaggio. Per loro la Guardia costiera ha portato il pranzo e l’acqua. Le condizioni a bordo del veliero sono precarie. Sole a picco. Non c’è quasi più acqua nei cassoni, il che significa non poter più utilizzare i bagni. Scarseggia anche il cibo.
L’ACCORDO TRA ITALIA E MALTA
Nel pomeriggio l’Ong twitta che l’«accordo tra governi italiano e maltese è confermato da entrambe le parti: aspettiamo che le Autorità organizzino il trasferimento a Malta su assetti militari, visto che non può avvenire a bordo della ALEX». Sarebbe infatti troppo rischioso affrontare la navigazione fino a Malta, distante 96 miglia. Solo 12 miglia invece separano il veliero, omologato per 18 persone, dal porto di Lampedusa. Ma a bordo si resta in attesa: il balletto delle dichiarazioni non riesce a nascondere il fatto che non ci sono segnali dell’arrivo di navi per trasbordare i migranti e alleggerire così la situazione della Alex.
Fino a metà pomeriggio, con un sole a picco e penuria di acqua potabile, la Marina Militare maltese ha confermato per due volte che nessuna imbarcazione militare sta avvicinandosi a Lampedusa per scortare la Alex fino alle acque maltesi.
Il veliero Alex & co. di Mediterranea, lungo 18 metri (foto Valerio Nicolosi)
La Difesa avrebbe messo a disposizione mezzi della Marina Militare per il trasbordo, ma dal titolare del Viminale non sarebbe arrivato il via libera. L’obiettivo sarebbe il sequestro del veliero, meglio a se a La Valletta. Ma la Mediterranea invece, secondo il Viminale, desidererebbe trasbordare tutti i migranti in acque maltesi e poi tornare in porto in Italia. Una provocazione, secondo il Viminale.
L’annuncio di Malta: scambio di migranti con l’Italia
«A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D’altra parte, l’Italia prenderà 55 migranti da Malta». Lo aveva annunciato stamani il governo maltese. «Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un’iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontà tra Malta e l’Italia».
Nella notte il braccio di ferro politico
Sbarco sì, sbarco no. A poco più di 12 ore dal salvataggio di 54 vite umane, la barca a vela di Mediterranea si trova schiacciata in un braccio di ferro tutto politico: da un lato c’è Malta che ha dichiarato di non assumersi nessuna responsabilità legale per il caso in questione e dall’altro c’è Roma che ha notificato il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane a Mediterranea. La Mediterranea respinge questo divieto, sostenendo che “è illegittimo perché non può applicarsi a una nave che ha effettuato una operazione di soccorso, e perché non può essere vietato a una bandiera italiana l’ingresso nelle acque del proprio Paese”.
L’equipaggio a bordo è stato sveglio tutta la notte per assicurarsi che le persone che cercavano di dormire strette e distese sul ponte, a prua gli uomini e a poppa le donne coi bambini, potessero farlo in sicurezza e senza correre rischi. Dopo aver percorso 65 miglia alle 3.30 del mattino Alex & co si è posizionata al limite delle acque territoriali italiane, davanti al porto di Lampedusa, ed è stato da quel momento che sono intercorsi una serie di telefonate, mail e scambi concitati. Il primo nella notte tra uno degli ufficiali della centrale di soccorso di Malta e il capomissione Erasmo Palazzotto, parlamentare di Sinistra italiana: al centro del contenzioso la proposta di far sbarcare le persone soccorse dall’Alex & co nel porto della Valletta. La replica di Mediterranea? Mandateci gli assetti navali e veniteci incontro: «Non riusciamo ad arrivare fino a Malta. Abbiamo bisogno di effettuare il trasbordo – ha spiegato Palazzotto -, altrimenti rischiamo di mettere in pericolo le vite delle persone».
Un momento del salvataggio, ieri in acque internazionali davanti alla Libia, dei 54 migranti: tra loro anche bambini (foto Rescue Mediterranea)
A distanza di poche ore arriva un’altra comunicazione via mail a Mediterranea Saving Humans: è sempre Malta a ribadire l’offerta che era già arrivata dopo le 3.45 del mattino, ma solo al telefono – quando la Alex era già a ridosso dell’isola delle Pelagie e quindi a 96 miglia da La Valletta. La proposta è sempre la stessa: ossia accogliere la barca a vela nel porto maltese, anche se per gli ufficiali della Valletta si tratterebbe esclusivamente di «un gesto di buona volontà nell’ambito della cooperazione europea». Di trasbordo non se ne parla.
E se i militari maltesi non intendono assumersi alcuna responsabilità, nemmeno l’Italia lo ha fatto, ignorando finora le esigenze umanitarie e di sostenibilità della Alex & co, una barca di 18 metri a vela non adatta al trasporto prolungato di 65 persone, compreso l’equipaggio.
Una migrante incinta tratta in salvo da Mediterranea (foto Valerio Nicolosi)
Una posizione che è stata spiegata anche ai militari della Guardia di finanza italiani che sono saliti a bordo intorno alle 4 del mattino per consegnare l’atto di notifica riguardante il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, una nota conseguenza del decreto Sicurezza bis (lo stesso che pochi giorni fa aveva tenuto fuori dal porto di Lampedusa la nave Sea Watch 3): come ha precisato il capomissione: «Non c’è sufficiente cibo, né acqua per poter garantire dei pasti dignitosi alle 54 persone soccorse». Finora sono state distribuite barrette energetiche e acqua, oltre a un tè mattutino con cui reidratarsi e riscaldarsi dopo la notte trascorsa sul ponte. Questa situazione è ai limiti della sostenibilità: non può protrarsi a lungo, non deve protrarsi a lungo.
La nave Kurdi soccorre 65 persone
Intanto scoppia un altro caso: la nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea-Eye ha riferito di avere recuperato 65 persone che si trovavano a bordo di un canotto, in un’operazione di soccorso al largo delle coste libiche. Secondo la Sea-Eye, che fa base a Regensburg in Baviera, il soccorso è avvenuto in acque internazionali, a 34 miglia dalle coste della Libia. L’ong tedesca ha anche riferito di avere informato le autorità libiche, italiane, maltesi e tedesche. A loro volta, le autorità tedesche di Brema hanno informato il ministero degli Esteri di Berlino.
Il ministro dell’Interno Salvini ha scritto al suo collega tedesco Horst Seehofer, ribadendo che è “necessario ed urgente che la
Germania intervenga nei confronti della nave Alan Kurdi e del suo Comandante affinché, nel doveroso esercizio della Vostra e
loro responsabilità, sia assicurato alle persone a bordo il rapido sbarco in apposito luogo”.
_______________________________________________________________________Aggiornamento da pressenza.org
La prima reazione di Matteo Salvini al salvataggio di 54 persone da parte del veliero Alex di Mediterranea denota un penoso misto di megalomania e infantilismo: “Vogliono venire in Italia per rompere le palle a me e al governo italiano e io in Italia farò di tutto per non farceli venire”. Da una parte una specie di Re Sole moderno, convinto che tutto il mondo ruoti intorno a lui, dall’altra un bambino viziato che fa i capricci e si lascia andare a insulti e minacce quando le cose non vanno come vuole lui.
Di Maio non è da meno: “Le Ong hanno trovato il loro palcoscenico e iniziano lo show sulla pelle di questi poveri disperati” accusa, dando degli incoscienti a quelli che usano una barca a vela per “andare in Libia a prendere le persone e vengono qui a sfidare l’Italia.” Peccato che Mediterranea non avesse altra scelta, visto che la Mare Jonio, una nave molto più grossa di Alex, è ancora sotto sequestro. Poi fa il verso a Salvini ribadendo la necessità di “difendere i confini” (da neonati e donne incinte?) e contraddice il suo stesso Ministro degli Esteri (che qualche giorno fa aveva ammesso che non ci sono porti sicuri in Libia) sostenendo che i migranti si potevano portare là.
In contrasto con questo squallido teatrino, le descrizioni che arrivano dal veliero Alex sono drammatiche: “La situazione a bordo è insostenibile. Sono solo le 10 del mattino, ma il sole è a picco, stiamo cercando di fare ombra ai naufraghi. Sono soprattutto le donne a stare male nonostante le cure della dottoressa”.
Poi le cose cominciano a muoversi: “Dopo una visita a bordo dei medici SMOM” riferisce Mediterranea, “è in corso l’evacuazione a bordo di motovedetta CP300 della Guardia Costiera delle prime 13 persone salvate. Sono i soggetti più vulnerabili (bambini, donne) e le loro intere famiglie. La Alex non è attrezzata per garantire a lungo la sicurezza di un numero così alto di persone. È stata costretta a imbarcare i naufraghi per una questione di vita o di morte” aggiunge.
Malta si dichiara poi disponibile ad accogliere i migranti a bordo dell’Alex e stringe un accordo con l’Italia per trasferirne lo stesso numero da La Valletta. Ancora una volta le persone salvate vengono trattate come pacchi postali, da spostare da un luogo all’altro come niente fosse. “Veniteli a prendere” invoca comunque Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans. “Siamo grati a Malta per la disponibilità, ma il veliero Alex non è in grado di navigare per oltre cento miglia. Le caratteristiche della nave non consentono di affrontare la traversata verso Malta, ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della Guardia Costiera Italiana” spiega.
“Abbiamo prestato assistenza medica alle persone a bordo del veliero Alex” dichiara intanto Open Arms. “Abbiamo offerto la nostra imbarcazione per accompagnarle a Malta. Malta ci ha risposto che il porto per noi è chiuso per motivi politici. La Spagna tace. Chi è rimasto a difendere il diritto del mare e la vita?” si chiede l’Ong spagnola.
Purtroppo l’ennesimo braccio di ferro sulla pelle di persone stremate e vulnerabili continua, contrapponendo versioni opposte tra Salvini e i volontari della Ong. “Mediterranea rifiuta l’offerta del governo italiano, ovvero il trasbordo degli immigrati per condurli a La Valletta, a condizione che in porto entri anche l’imbarcazione della ong Alex. E’ una provocazione, una scorciatoia per dribblare le norme di un altro paese membro dell’Unione Europea. Vogliono l’impunità” accusa Salvini.
“Avevamo chiesto di essere scortati con rifornimenti di acqua cibo, di non essere sottoposti ad alcuna misura restrittiva e di non entrare alla Valletta ma trasbordare le persone in acque internazionali. Ci hanno detto, dopo aver sentito Malta, che non c’era problema” ribatte Mediterranea.
Poi fornisce un ulteriore chiarimento in un post pubblicato sulla pagina Facebook: “Non è vero che abbiamo rifiutato Malta e non cerchiamo impunità. Non è vero che Alex ha rifiutato di andare a Malta. Ha accettato La Valletta come porto sicuro da ieri notte, pur nella consapevolezza dell’assurdità di non permettere lo sbarco nel porto sicuro più vicino di Lampedusa. Questo per preservare i naufraghi a bordo dallo spettacolo indecente di giorni di trattative in mare.
Quello che abbiamo chiesto sono però delle garanzie per la sicurezza dei naufraghi e per la nostra, tra le quali quella di navigare con a bordo solo con 18 persone equipaggio incluso, perché questo è il numero massimo di portata della nostra barca a vela.
Abbiamo chiesto inoltre di poter sbarcare le poche persone migranti che avremmo così a bordo al limite delle acque territoriali maltesi. Questo perché da Italiani non vogliamo essere sottoposti al regime di un paese straniero che in passato ha sequestrato le navi della società civile senza alcuna procedura di trasparenza.
Questo non significa affatto cercare impunità, perché cerca impunità chi ha commesso dei reati, e non è questo il nostro caso. Abbiamo persino rispettato il divieto di non entrare in acque italiane, nonostante un giudice abbia appena chiarito che il decreto sicurezza bis non si applichi alle navi che hanno effettuato un soccorso.
Ma forse è questo il problema del governo italiano, non avere sponda per attaccarci. E per questo cerca di ordire trappole altrove, con un assurdo scambio di ostaggi (Italia prende 50 migranti da Malta in cambio di quelli che abbiamo a bordo) con un’operazione crudele e anche economicamente ingiustificabile.
Lo avremmo fatto comunque, andare a Malta, per la sicurezza delle persone a bordo che alle 22 di sera restano senza cibo, dopo quello portato stamattina. Per tutti noi le condizioni igienico sanitarie sono ormai al collasso e non ci è stato nemmeno fatto un carico di acqua dolce come richiesto.
Restiamo in attesa di risposta dalle autorità italiane, perché fino ad ora (fatta eccezione per comunicati stampa che mentono spudoratamente) restiamo senza alcuna risposta formale alle nostre richieste. La situazione non sarà gestibile ancora a lungo“.
Nel frattempo si apre un nuovo terreno di scontro: “Questa mattina, la nave Alan Kurdi ha avvistato un gommone blu che trasportava 65 persone, a circa 34 miglia dalla costa libica. Le persone sono state evacuate e ora sono a bordo della nave. Le autorità libiche non rispondono” scrive il 5 luglio sul suo profilo twitter la ong battente bandiera tedesca Sea Eye, in missione con la nave ‘Alan Kurdi’ nel Mediterraneo. “La Alan Kurdi è adesso in navigazione verso nord e attende una risposta dalle autorità italiane e maltesi per individuare un porto sicuro nel quale far sbarcare i migranti”.
La risposta di Salvini è il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, con la solita, assurda indicazione di “fare rotta verso la Tunisia o verso la Germania”.
La mattina del 6 luglio arriva la replica di Sea Eye: “Con 65 persone soccorse a bordo ci stiamo dirigendo verso Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell’interno, ma siamo diretti verso il più vicino porto sicuro. Si applica la legge del mare, anche quando qualche rappresentante di governo rifiuta di crederlo.”
Per tutto la giornata del 5 luglio si sono moltiplicate le iniziative di sostegno e solidarietà nei confronti di Mediterranea e Sea Eye, con presidi a Milano, Roma, Genova e Bologna. A Milano il presidio permanente convocato in piazza del Duomo continuerà a oltranza fino a quando non sarà garantito lo sbarco in un porto sicuro a tutte le persone che si trovano ancora in mezzo al mare. Gli organizzatori invitano a portare materassini, acqua e generi di conforto, in previsione di una notte sul sagrato del Duomo.