“Stay human. Africa”. Congo, svendita di oro e umanità
di Veronica Tedeschi
In questa rubrica è già stata affrontata la questione relativa all’impatto del colosso cinese nel continente africano, che può avvenire nelle maniere più disparate ma che, nella maggior parte dei casi, usa come punto di forza la vincita di appalti statali per la costruzione di strade o ferrovie.
Siamo in Congo, 6 miliardi di investimenti statali sono stati concessi a società cinesi per la costruzione di nuove infrastrutture (strade e dighe idroelettriche) in cambio di 10 milioni di tonnellate di rame e 600.000 di cobalto. Nel 2010, ancora, sono state vendute al ribasso 4 miniere ad un uomo d’affari israeliano provocando al paese la perdita di 4 milioni di dollari. Il Congo, paese ricchissimo di risorse naturali come litio, diamanti e oro, si svende al miglior offerente ammettendo vere e proprie razzie di beni e svendita di metalli di lusso.
Qualcuno ha cercato di imporre tasse e diritti su oro, argento e platino, senza arrivare a nulla di concreto poiché le imprese minerarie estere, da sempre restie nel dover pagare dei dazi, hanno continuato indisturbate ad estrarre materie preziose acquistabili al prezzo del rame.
I motivi che hanno portato a questa situazione di crisi sono tra i più vari, in primis il fatto che il nuovo presidente Tshisekedi non è libero di agire. Costretto ancora alle volontà del suo predecessore Kabila; non ha possibilità di manovra in quasi tutta la gestione del paese: basti pensare che ad oggi la casa presidenziale è occupata da Kabila che ha spedito il nuovo Presidente in una residenza nel quartiere dell’Oua (nell’occidente del Paese).
Nel Paese che assicura il 60% della produzione mondiale di cobalto, i problemi sono solo in aumento. A partire dalla già citata svendita di risorse naturali fino ad arrivare all’insicurezza alimentare che colpisce 13 milioni di congolesi. Un paradosso vero e proprio perché le risorse presenti in Congo sarebbero sufficienti a sfamare un miliardo di persone; questo accade perché il governo non ha interesse a sfamare la sua popolazione, l’unico interesse è quello di arricchire le casse dello stato di soldi illeciti e sporchi. Basti pensare che i fondi stanziati per l’agricoltura nel 2018 sono stati pari al 2,6% del bilancio totale dello Stato. Gli agricoltori non sono invogliati a continuare nel loro lavoro e non vengono concesse nemmeno le attrezzature di base come semi e fertilizzanti.
Oltre a tutto ciò, le frequenti invasioni di cavallette e altri insetti han fatto sì che i raccolti, faticosamente coltivati dagli agricoltori, siano stati distrutti in una sola giornata.
La svendita di terre che avviene in Congo è direttamente proporzionale alla svendita che viene fatta dal Governo in termini di umanità nei confronti dei propri cittadini: le persone vengono lasciate morire di fame, la corruzione presente in tutto il paese non permette la crescita e la mancanza di energia elettrica diminuisce le produzioni. La popolazione è stanca e la rabbia è ai massimi livelli, aumentano gli scioperi dei servizi pubblici e lo scontento di tutti è percepibile.
Il nuovo presidente (non ancora totalmente giudicabile) dovrebbe staccarsi dalle politiche del suo predecessore, riprendersi la casa presidenziale e riportare il paese in una situazione di stabilità.