“Stay human. Africa.” La difficile situazione nella Repubblica democratica del Congo
di Veronica Tedeschi
Il Coronavirus è ormai arrivato in quasi tutta l’Africa, portando con sé disagi sociali ed economici in paesi già martoriati da povertà e rivoluzioni interne. Uno su tutti la Repubblica Democratica del Congo che in questi giorni sta lottando contro piogge torrenziali che stanno distruggendo coltivazioni e provocando disagi. Solo tra il 16 e il 20 aprile nello Stato centrafricano si sono contate 46 vittime e circa altrettanti feriti,mentre quasi 80 mila persone hanno subito gravi danni alle loro abitazioni, 3500 delle quali sono andate distrutte, 15 mila gravemente danneggiate.
Questa sciagura – hanno scritto i vescovi congolesi – appesantisce la sofferenza delle popolazioni già impoverite e traumatizzate dalla deleteria situazione sociale e di sicurezza.
Infatti, i disagi sociali in tutto il paese non cessano: il 22 aprile almeno 14 persone, tra cui due poliziotti, sono morte nei combattimenti tra le forze di sicurezza e un gruppo ribelle a Songololo, nella provincia del Congo Centrale, nell’ovest del paese. Le violenze sono scoppiate durante un’operazione della polizia contro i membri della setta Bundu Dia Kongo (Bdk), che stavano preparando un attentato contro alcuni dirigenti locali.
Un paese in ginocchio, dunque, anche a causa del Coronavirus che ha fatto, tra le altre cose, scomparire dalle strade centinaia di enfants de la rue, i bambini di strada che, a causa del lockdown, sono costretti a rifugiarsi lontano dalla polizia, chissà dove.
I numeri (dichiarati dal Governo) di contagiati restano ancora limitati, 350 infetti e 25 decessi. Statisticamente, dunque, possiamo dire che la situazione resta sotto controllo ma, se analizziamo anche gli effetti indiretti di questa epidemia, ci rendiamo conto che la situazione è più grave di quella che sembra. A partire da i così detti ultimi degli ultimi: i poveri, i carcerati e i bambini di strada che, anche all’interno di un paese problematico come la RD del Congo, sono gli ultimi di qualcun altro. Si ritrovano a dover pagare le conseguenze peggiori, non avendo casa, cibo e denaro.
Subito dopo di loro abbiamo le famiglie “medie” del paese che non sono da paragonarsi ai nostri nuclei famigliari. Le famiglie africane, infatti, sono molto più numerose rispetto a quelle europee e sono, soprattutto, caratterizzate da un’economia giornaliera. Ciò significa che i lavoratori sono pagati giornalmente e che i soldi guadagnati quel giorno serviranno ad acquistare cibo e beni primari per uno o, al massimo, due giorni. Gli stipendi arrivano quasi esclusivamente dagli uomini, mentre le donne, che nella normalità vendono il cibo da loro cucinato e la frutta acquistata al mercato, a causa del lockdown hanno visto una decrescita delle piccole vendite che riuscivano comunque a sostenere una parte di famiglia.
Il 2020 si prospetta un anno duro per tutto il mondo anche se, come per ogni cosa, c’è chi paga più di altri, come la RD del Congo che, già martoriata da problemi ambientali, sociali ed economici, deve tener testa anche ad un’epidemia di questa portata.
Quando leggiamo, dunque, che in Africa la situazione è sotto controllo, pensiamo anche a tutti gli effetti indiretti che questo importante momento storico sta portando con sé.