“Stay human. Africa”. Nigeria: la missione di Suor Enza tra Coronavirus e terrorismo
di Veronica Tedeschi
Suor Enza, a capo della missione dell’Istituto Emmanuel Family, vive da anni a Igbedor, un villaggio fluviale della Nigeria, dove poverta’, analfabetizzazione e malattia rischiano di dimezzare la popolazione e favorire la migrazione dei più giovani.
Attratta dai sorrisi dei bambini e animata dalle ingiustizie della povertà nella quale è costretta la popolazione di Igbedor, sister Enza decide di lasciare il convento nel quale vive per trasferirsi là, lontano da tutti, in un lembo di terra africana in cui nessun volontario bianco è mai sbarcato.
Come lo Stato nigeriano sta affrontando l’epidemia di Coronavirus? Quali sono i numeri attuali di contagi e decessi?
Il 29 marzo il Governo nigeriano ha imposto il lockdown in tutti gli Stati della Nigeria per prevenire il contagio e contenere l’epidemia. Fino ad oggi sono stati allestiti 15 centri epidemiologici sparsi in tutta la Nigeria.
Dalle informazioni emanate dal governo centrale si registrano 7016 contagi, 1907 guariti e 211 morti in un contesto di 200.000.000 di abitanti.
In Nigeria il problema sociale è forse più devastante del virus. In che modo problemi come terrorismo, fame e povertà si stanno interfacciando con un’epidemia mondiale?
La Nigeria è uno di quei paesi in cui il terrorismo di Boko Haram non ha mai cessato di agire. In questo periodo però, il lock down è più forte ed è la causa principale dell’aumento di povertà e morte. La fame comincia a colpire tutta la popolazione che, per la maggior parte, vive degli spiccioli quotidiani che ricava dalle vendite al mercato.
La protesta contro il prolungarsi del lockdown sta dilagando in molti stati della Nigeria, molte piazze si sono riempite di manifestanti ad opposizione delle chiusure che, purchè necessarie, stanno mettendo in ginocchio la maggior parte delle famiglie. Gli unici che non risentono di questa situazione sono coloro che economicamente possono permettersi di stare in casa, poiché hanno sufficienti riserve di cibo, diesel per i generatori ed un alloggio discreto per contenere le persone in sicurezza, in osservanza delle norme di igiene.
La situazione è sicuramente più critica per quelle famiglie che vedono sei o sette figli vivere in un’unica stanza, con servizi igienici comuni e una cucina condivisa con altre famiglie, senza corrente elettrica né soldi per potersi procurare la benzina necessaria per il generatore che serve per pompare acqua. L’igiene, vien da sé, si riduce al minimo e anche le forze psicologiche per reagire sono pochissime.
Come si stanno comportando le persone? Si percepisce senso di responsabilità?
Considerato quanto detto è difficile per la popolazione sviluppare senso di responsabilità perché costretta a dover lottare con problemi come mancanza di lavoro e cibo.
Per strada si cerca di mantenere la distanza di sicurezza, vengono utilizzate le mascherine e l’igienizzante. Anche i mezzi di trasporto pubblici hanno ridotto il numero dei passeggeri a bordo ma hanno aumentato il costo del trasporto. Anche il prezzo del cibo è aumentato del doppio; la popolazione ha meno soldi e il costo del cibo aumenta.
L’Associazione Emmanuel Family si trova ad Igbedor, un villaggio fluviale della Nigeria. Come si vive nelle periferie così remote? Il Coronavirus è arrivato anche lì?
La nostra missione si trova in una zona fluviale, lontano dalle grandi città. Per fortuna, ad oggi, non abbiamo nessun caso di contagio da Coronavirus e la gente, proprio perché lontana, vive serenamente. In linea di massima stiamo vivendo in modo del tutto normale questo periodo di pandemia globale.
A supporto della gente locale, abbiamo organizzato degli incontri formativi con la popolazione e parlato con il collegio degli anziani che qui costituisce l’autorità locale.
In Nigeria, come nel resto del mondo, le scuole e le altre attività di massa sono state sospese anche se qui la cosa che colpisce in modo più pesante è la chiusura dei mercati.
Le popolazioni che abitano zone rurali come Igbedor, dove mi trovo, vivono del mercato giornaliero che nel nostro caso, si trova sulle coste opposte del fiume che circonda il villaggio. Tutti i porti sono stati chiusi e le barche non hanno il permesso di attraccare. Per questo motivo la popolazione di Igbedor è stata colpita a fondo e si trova ora a dover combattere il problema della fame per impossibilità di recarsi al mercato.
Quali progetti ha in atto Emmanuel Family in questo momento? Volete lanciare un messaggio o suggerire una campagna?
La nostra comunità ha lanciato una raccolta fondi per l’acquisto di riso, pomodoro concentrato, dado e latte proteico (per neonati) da distribuire a circa 400 famiglie.
Siamo riusciti ad acquistare 100 sacchi di riso, 80 scatole di pomodoro concentrato e dado. Abbiamo iniziato la distribuzione e raggiunto circa 1500 persone. Vi è, però, ancora molto da fare perché cominciano ad arrivare anche le persone dai villaggi limitrofi e le richieste aumentano di giorno in giorno.
Se qualcuno avesse voglia di sostenerci ve ne saremmo grati.
Si può usare la Paypal : emmanuelfamily@yandex.com
Oppure bonifico bancario:IBAN : IT 24 Z 03268 04604 05217 8138350
Intestato a: Emmanuel Family Italia Onlus
Causale: Emergenza Covid-19