Appello e aggiornamenti Libano
Appello di Foad Aodi
Più di 3000 feriti e 100 morti,1500 dispersi .Urge aiuto sanitario e sangue*Co-mai e Amsi Solidarietà al Libano e ai libanesi in Libano ,in Italia e nel mondo .Cosi il Presidente della Co-mai(Comunità del mondo arabo in Italia) e Amsi(Associazione medici di origine straniera in Italia) Foad Aodi sta seguendo la tragedia libanese con i medici e giornalisti locali dopo le 2 esplosioni provocando danni enormi sia materiali e che feriti più di 3000 e morti più di 100 e più di 1500 dispersi con contino aggiornamento visto tutti gli ospedali della capitale sono pieni di feriti gravi e alcuni di questi ospedali sono in difficoltà di funzionare per mancanza di elettricità ,sangue, posti letti ,strumenti chirurgici e sanitari oltre i medici e gli infermieri. sono morti 7 medici e infermieri e circa 10 pazienti ricoverati negli ospedali .Urge aiuti sanitari e medici e ospedali mobili e sostenere il Libano in questo momento molto grave. proprio nel momento dell’esplosione Foad Aodi stava in contatto con i giornalisti della Tv libanese per una intervista da Roma sul Coronavirus. Dopo i giornalisti ci hanno inviato le foto dello studio televisivo distrutto .
Cosi continua la Comunità del mondo arabo in Italia(Co-mai) e l’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e l’unione medica euro mediterranea (UMEM) continuano a seguire la tragedia libanese con statistiche sempre in aggiornamento vista la gravità della situazione in tutta la capitale libanese e provincia .”Più di 125 morti e 4500 feriti di cui 500 bambini feriti e numerosi dispersi e sotto le macerie e le case distrutte con più di 300 mila persone senza casa. Una squadra di 15 vigili del Fuoco sono morti tutti sul posto dell’esplosione mentre stavano cercando di spegnere il fuoco iniziale .Quattro ospedali sono fuori uso e numerosi feriti li stanno curando per le strade e trasferendo fuori città negli ospedali vicini .
Sono morti numerosi pazienti negli ospedali per mancanza di elettricità e per gli ospedali distrutti. Manca sangue e tutto quello che è necessario per la branca di chirurgica e pediatria oltre i medici (chirurghi generali e vascolari ,ortopedici ,oculisti ,pediatri ,neurochirurghi ,cardiologi, otorinolaringoiatri ed infermieri.Numerosi paesi stanno già rispondendo all’appello del Governo Libanese ; dal Qatar due ospedali civili con 500 letti ciascuno ,stanno arrivando anche aiuti sanitari e medici da Iran ,Kuwait, Francia ,Emirati Arabi . Al nostro appello hanno risposto numerosi medici arabi e libanesi pronti ad andare in Libano per sostenere la popolazione. Facciamo il nostro appello al Governo Italiano affinché attivi subito un corridoio Sanitario e umanitario e delegazione di medici per la popolazione libanese .cosi dichiara Foad Aodi Presidente Amsi e Co-mai e membro del registro esperti Fnomceo che sta in contatto diretto con i medici libanesi locali .
Libano. The day after di Farid Adly
The day after, a Beirut. Secondo giorno di lutto nazionale e il governo ha dichiarato 15 giorni di Stato d’emergenza. I morti salgono a 135, ma ci sono 80 dispersi. I feriti sono 5000. Gli ospedali sono al collasso. Il dramma della città sono anche i 300 mila sfollati, per le distruzioni delle loro case. Il governatore di Beirut valuta i danni in 15 miliardi di dollari. Un colpo mortale per l’economia libanese già di per sé dissestata e in crisi. Annunciati aiuti umanitari da tutto il mondo e il FMI ha annunciato misure di sostegno, ma saranno gocce nell’oceano dei bisogni. Uno tra i più urgenti è la mancanza di farina per la panificazione, in seguito alla distruzione dei silos del grano nel porto, che rappresentavano due terzi del fabbisogno nazionale per un anno.
La riunione del governo di ieri, con la presenza del presidente della Repubblica, Aoun, ha confermato la tesi dei nitrati di ammonio immagazzinati dal 2014 nei depositi del porto e ha ordinato, sotto la custodia dell’esercito, gli arresti domiciliari per i dirigenti del porto che hanno operato sulla vicenda, da 6 anni.
I media libanesi e i social raccontano migliaia di azioni di solidarietà umana, scattata nel momento della catastrofe, per affermare un senso di determinazione e volontà di riscossa, all’insegna di quei bei versi del compianto grande poeta siriano, Nizar Qabbani, dedicati a Beirut, negli anni 80: “Alzati Beirut, dalla sofferenza nascono la rivoluzione e il cambiamento!”.
La tesi dell’incidente è quella in effetti la più rassicurante politicamente. Preserva il governo e l’esercito dalle responsabilità di mancata difesa dei confini nazionali e di quelle di far fronte alla necessità di una risposta adeguata.
I complottisti hanno già usato le parole del presidente Trump sulla convinzioni dei suoi generali che “si è trattato di un attacco e non di un incidente”, per scatenare accuse contro il nemico storico, Israele. In queste congetture sono stati aiutati dalle dichiarazioni e dalle analisi trasmesse dai media israeliani, che esprimevano malignità e poca celata soddisfazione. Non sono valse a convincere gli scettici le dichiarazioni ufficiali di Tel Aviv che escludevano una implicazione nell’esplosione e l’illuminazione del porto di Tel Aviv con i colori della bandiera libanese.
I dubbi sulla tesi dei nitrati di ammonio rimangono forti, perché per far esplodere questo materiale, usato normalmente in agricoltura per la produzione di fertilizzanti, serve un innesco. Esperti internazionali sostengono che quell’esplosione, con quella potenza distruttiva e la vastità dell’onda d’urto, è stata causata da un deposito di armi e di esplosivi militari.
L’opposizione in Libano chiede che ci sia una commissione internazionale ad affiancare quella nazionale, per accertare la verità.
Il Tribunale Speciale per il Libano dell’Aja ha deciso il rinvio della sentenza per l’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri. Nell’inchiesta internazionale sono accusati, in contumacia, per il grave attentato 4 elementi di Hezbollah, partito attualmente al governo in Libano.