“Art(e)Attualità”. Ric-amati. Fili d’arte e parole”
Associazione Per i Diritti umani ha intervistato la fotografa e artista Romina Pilotti che, con la poetessa Agnese Coppola, ha realizzato il progetto Ric-amati. Fili d’arte e parole: diritti delle donne e impegno civile e tanta sensibilità sono i tratti comuni delle due professioniste e delle loro opere.
Di Alessandra Montesanto
Lo scorso 11 agosto è stata inaugurata la mostra “Ric-amati” presso la sala Artemedia di Cervia. Da dove nasce questo suo ultimo lavoro?
Il progetto “Ric-amati. Fili d’arte e parole” nasce da un incontro, quello di due donne che hanno voluto coniugare la propria arte con l’impegno civile.
Ho conosciuto la poetessa Agnese Coppola una sera di giugno, in occasione di un reading poetico organizzato presso la Casa-museo “Alda Merini” a Milano. Un incontro proficuo per entrambe, che ci ha incoraggiato a riflettere sulla condizione femminile e che ci ha spinto infine, ad ideare il progetto Ric-amati per valorizzare la donna.
Io avevo realizzato, in precedenza, alcuni scatti sulle mani di donna che ricamano, pertanto, ho deciso di continuare a lavorare con questo soggetto.
Ric-amati, nato con un significato metaforico – la donna che ricama se stessa, che tesse la vita e le relazioni – , nel tempo ha acquisito un valore documentaristico; ho fotografato donne in tutta Italia e in Europa e molte tipologie di ricamo e lavori a maglia: macramé, chiacchierino, tombolo, punto d’Irlanda, lavorazioni celtiche, etc. Pertanto, oggi, questo progetto si presta a diverse interpretazioni, come momento di riflessione sulla condizione femminile, ma anche come recupero e valorizzazione del lavoro manuale e artigianale e rispetto delle tradizioni tessili locali.
Quando è iniziato il suo percorso professionale?
Credo di aver sempre amato la fotografia, fin da quando ero una ragazzina. Potevo stare ore a guardare delle fotografie e mi piaceva farmi fotografare dai miei familiari. Qualche volta utilizzavo una macchina fotografica di cartone “usa e getta”, ma notavo che, nonostante la limitatezza dello strumento, le mie foto non erano niente male. Poi, ho iniziato a scattare foto con la mia prima macchina fotografica, una semplice pocket, ricevuta in regalo. Nel tempo, l’interesse per la fotografia é cresciuto e così ho iniziato a frequentare fotoclub, a leggere libri e a visitare le mostre dei grandi e piccoli nomi della fotografia.
Ho capito che la fotografia era diventata per me una vera passione quando una mia foto è stata selezionata per un’importante mostra collettiva esposta a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Da quel giorno non mi sono piú fermata. Ho iniziato a pensare e a lavorare per progetti, non più limitandomi a scattare una ” bella foto” e consapevole che il mio percorso fotografico fosse solo all’inizio.
Il tema dei diritti delle donne fa parte della sua ricerca artistico/fotografica: ci racconta come affronta questo argomento, qual è il suo approccio?
Sento la responsabilità dei lavori che realizzo e non riesco a scattare “a cuor leggero”; mi pongo sempre tante domande sul messaggio che voglio far arrivare e sul come farlo arrivare al meglio.
Su alcune tematiche non si puó essere superficiali e occorre utilizzare con attenzione immagini e parole. Ecco! Anche le parole sono importanti e, non a caso, sono una parte fondamentale del progetto Ric-amati.
Sento, inoltre, come un mio bisogno quello di promuovere i diritti delle donne attraverso i miei lavori. Ogni giorno, le donne sono oggetto di pressioni psicologiche, di attenzioni indesiderate, di pregiudizi, da parte sia di altre donne che degli uomini. Le racconto un episodio accadutomi proprio ieri sera durante la mia mostra, mentre ero con una cara amica. Un uomo si avvicina all’ingresso della sala, scrutando me e la mia amica dalla testa ai piedi, poi ci rivolge queste parole: “Dove sono i vostri uomini?”. Mi sono sentita offesa e irritata. Mi chiedo come, in un paese civile, si possa considerare il valore di una donna dal fatto che abbia o meno un uomo accanto. Lo trovo vergognoso!
Spesso ama scattare le fotografie in verticale, perchè?
Sí, é vero, la gran parte dei miei scatti ha un formato verticale, ma non é una scelta ragionata o voluta; credo sia una questione di gusto, come chi predilige un colore piuttosto che un altro. In realtà, l’occhio umano preferisce scattare in orizzontale, per un fatto neurologico – i nostri occhi sono uno accanto all’altro -, ma il formato verticale, a volte, può offrire maggiore dinamismo all’immagine. Inoltre, io sono una ritrattista, pertanto l’inquadratura verticale é più congeniale a questo genere fotografico. Oltre a ciò, non saprei dirti perché lo preferisco!
Tornando al progetto “Ric-Amati” (bellissimo titolo): cosa si sente di suggerire alle donne per imparare ad amarsi di più?
Ric-amati é un titolo pensato e a cui io e Agnese Coppola siamo giunte dopo l’originario “Con il fucile carico”, tratto da una biografia sulla poetessa americana, Emily Dickinson.
Ric-amati é un invito alla donna ad amarsi, a costruire la propria identità, a tessere se stessa,
ma non saprei quale consiglio dare alle donne per accrescere la propria autostima. Credo che ognuna possa trovare forza e motivazione in ogni aspetto della propria vita, nella famiglia, negli affetti, nell’arte, nel fare volontariato, nello sport, etc. Posso dirti, invece, quello che è stato importante per me: il mio lavoro, i viaggi e, soprattutto, i libri. La letteratura e la poesia sono stati fondamentali per la mia crescita. Come vedi, torniamo sempre lí, alle parole e al loro potere.