Moria. Appello per un’evacuazione urgente e un cambiamento radicale delle politiche europee
(www.asgi.it)
Associazione Per i Diritti umani ha firmato l’appello e invita a fare altrettanto.
Moria, appello per un’evacuazione urgente e un cambiamento radicale delle politiche europee Durante la notte tra l’8 e il 9 settembre un incendio ha distrutto l’hotspot di Moria, sull’isola di Lesbo, in Grecia, lasciando circa 13 mila persone – tra cui oltre 4 mila bambini – senza acqua, cibo, protezione. Insieme ad oltre 200 associazioni e organizzazioni internazionali e a diversi europarlamentari chiediamo ai leader europei che vengano prese urgenti decisioni per porre fine agli abusi sistematici dei diritti umani ai confini e negli Stati membri dell’Unione europea. |
Firma la petizione |
Moria, come siamo arrivati qui |
“La stagione politica autunnale a Bruxelles è iniziata da dove si era interrotta: quando arriverà il Patto? In che modo il COVID influisce su tutto? Poi l’incendio di Moria ha colpito come una tonnellata di mattoni, per ricordare a tutti che l’attenzione deve essere rivolta anche alle crisi umanitarie di lunga durata che derivano dalle politiche europee.” Catherine Woollard, Director of the European Council on Refugees and Exiles (ECRE) nell’editoriale dell’ 11 settembre 2020 Non si è trattato di un evento inaspettato. Nel 2015, l’Unione europea ha introdotto l’approccio hotspot, che ha imposto all’Italia e alla Grecia la gestione di migranti e rifugiati arrivati sulle loro coste. A marzo 2016, l’Ue ha firmato un trattato con la Turchia, per “arginare nuovi arrivi”. Senza sorpresa però queste disposizioni hanno trasformato le isole greche in carceri a cielo aperto e hanno aggravato la catastrofe umanitaria ai confini greci.Lesbo e gli altri Hotspot dell’Ue sulle isole dell’Egeo hanno raggiunto il punto di rottura molto tempo fa. Questi campi gravemente sovraffollati sono caratterizzati da condizioni di vita stentate e da una grave mancanza di servizi igienico-sanitari adeguati o strutture igieniche, ancor più grave alla luce dell’incremento dei rischi per la salute dovuti al Covid-197. La situazione negli altri hotspot greci è altrettanto insostenibile e numerosi avvertimenti sono rimasti inascoltati per oltre quattro anni. |
“Quello che è stato fatto in Grecia è la messa a punto e la sperimentazione di un sistema normativo che ha come obiettivo quello di rivoluzionare il diritto d’asilo, permettendo una riduzione dei diritti storicamente riconosciuti ai richiedenti asilo.Alla Grecia si è chiesto di forzare alcune normative o di emanare alcuni istituti e renderli sistemici per sperimentarli” Avevamo visitato il campo di Moria una prima volta nel giugno 2016, pochi mesi dopo la firma tra l’Europa e la Turchia e successivamente nel 2017. Da Atene alle isole di Lesbo, passando per Chios e Samos, i nostri sopralluoghi ai centri di registrazione e identificazione presenti sul territorio greco avevano messo in luce la dimensione di laboratorio che aveva assunto la Grecia per la sperimentazione e il perfezionamento delle più recenti politiche europee in materia di gestione dei flussi migratori e il cui fine, col tempo sempre più esplicito, era quello di ridurre drasticamente gli arrivi nello spazio europeo. |
In Italia, con le associazioni che fanno parte del Tavolo Asilo abbiamo denunciato l’illegalità dell’Accordo UE-Turchia chiedendo all’UNHCR di non partecipare alle operazioni di valutazione di massa dell’ inammissibilità delle domande di protezione internazionale avanzate in Grecia dai richiedenti giunti dalla Turchia e al Parlamento italiano di sottoporre a ratifica l’accordo UE-Turchia che riteniamo contrario al diritto europeo, alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, all’art. 10, 3° co., della Costituzione italiana e più in generale ai principi fondamentali della nostra civiltà giuridica e della nostra tradizione democratica. |
Insieme ad altre organizzazioni in difesa dei diritti umani a marzo 2020 ci siamo uniti per presentare denuncia contro la Grecia e l’Unione europea alla luce dei numerosi fatti di violenza e per le violazioni dei diritti delle persone migranti e dei rifugiati in fuga dalla Turchia, in costante crescita.”Documenteremo le violazioni dei diritti dei migranti e dei rifugiati e denunceremo i responsabili. Supporteremo anche gli attivisti, sempre più criminalizzati per la loro solidarietà ai migranti.” |
Gli ultimi eventi dimostrano ancora una volta il fallimento degli hotspot come approccio predefinito alla gestione della migrazione. Assieme ad oltre 70 Organizzazioni di tutta Europa l’11 settembre 2020 abbiamo promosso un appello alle autorità dell’Unione europea in cui: – chiediamo al Parlamento europeo di indagare sul ruolo che l’Ue e gli Stati membri hanno avuto nella fallimentare gestione di Moria; – esortiamo la Commissione europea, la Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE e gli Stati membri a considerare le orribili immagini dell’incendio di Moria come una prova inequivocabile del tragico costo umano di un sistema di asilo e migrazione dell’Ue basato su politiche di contenimento e deterrenza; – raccomandiamo vivamente alla Commissione europea di tenere conto di questi eventi in vista del nuovo patto su migrazione e asilo per garantire che queste stesse politiche non siano alla base delle proposta estremamente preoccupante dei “centri di elaborazione” alle frontiere europee. |
“È fondamentale che il nuovo Patto europeo rappresenti un nuovo inizio e non una replica degli errori del passato.” |