Francia. La “Loi sécurité globale”: quali sono le ragioni dietro le recenti manifestazioni
di Maddalena Formica
Sono più di 130 mila i manifestanti che, secondo le fonti del Ministero degli Interni francese, sono scesi in piazza sabato 28 novembre in tutta la Francia, più di 500 mila secondo gli organizzatori.
Oggetto delle proteste è la nuova proposta di legge, la “Loi sécurité globale”, promossa da La République en Marche, partito dell’attuale Presidente Emmanuel Macron, e votata in prima lettura dall’Assemblea Nazionale martedì 24 novembre, nonostante la denuncia della natura “liberticida” di alcuni suoi articoli da parte di organizzazioni a difesa dei diritti umani e ONG quali Amnesty International France e la Ligue des Droits de l’Homme.
Del testo di legge, finalizzato a una più efficiente organizzazione del lavoro di polizia, contestati sono l’articolo 22 e soprattutto l’ormai celebre articolo 24: quest’ultimo, in particolare, sancisce una pena fino a un anno di prigione e 45 000 euro di ammenda per coloro che diffondono l’immagine del volto o di un qualsiasi altro elemento d’identificazione di un poliziotto in operazione, qualora tale diffusione sia finalizzata alla lesione della sua integrità fisica o psichica.
Tale divieto è stato giustificato dai deputati promotori con riferimento alla necessità di proteggere i poliziotti, vittime spesso sui social network, come riferito dai sindacati, di commenti di odio o di incitamento alla violenza. Il divieto ha sin da subito, però, sollevato polemiche e aperto il dibattito, in un contesto dove sempre più importante è il ruolo dei cellulari e di internet nella denuncia delle violenze degli agenti di polizia.
I sostenitori della legge ritengono infatti che le riprese di poliziotti rimangano comunque consentite, eventualmente oscurandone il volto, purché l’autorità giudiziaria non rilevi in un momento successivo l’intenzione di lederne l’integrità fisica o psichica, solo in presenza della quale è riconosciuta l’integrazione della fattispecie di reato; sempre possibile è poi la denuncia delle violenze subite da agenti presso il servizio Ispezione generale della Polizia nazionale (IGPN).
Un importante rischio di lesione di diritti e libertà fondamentali, quali il diritto all’informazione e la libertà di stampa, è però temuto da Claire Hédon, capo dell’autorità amministrativa indipendente francese Défenseur des Droits, ma anche dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e dalla Commissione europea. Si teme, infatti, che i cittadini e i giornalisti rinuncino, anche in situazioni del tutto legittime, a esercitare tali libertà per paura di alimentare situazioni di tensione con la polizia o che siano gli agenti stessi a ordinare, anche per mezzo della forza, di non effettuare filmati, valutando ex ante l’intenzione lesiva del soggetto. Anche lo stesso ricorso dinanzi all’Ispezione generale della Polizia nazionale è criticato in quanto ne viene sistematicamente messa in discussione la reale indipendenza dal corpo di polizia.
Le contestazioni di questi giorni, sempre più accese e talvolta anche con risvolti purtroppo violenti, sono state alimentate da due episodi di violenza della polizia che hanno scioccato questa settimana l’opinione pubblica francese.
Il primo episodio è stata la violenta aggressione, accompagnata da insulti razzisti, il 21 novembre 2020, del produttore musicale Michel Zecler da parte di quattro di poliziotti parigini, attualmente sospesi e in stato di fermo. Zecler, fermato perché non indossava la mascherina, avrebbe, secondo i poliziotti, posto resistenza ma il video della violenza, divenuto virale su internet grazie alla registrazione delle telecamere di sorveglianza, ha fatto emergere chiaramente la falsità delle dichiarazioni. Il secondo episodio, sempre a Parigi, a pochi giorni di distanza, è stato lo sgombramento forzato di un campo di migranti in Place de la République che raccoglieva centinaia di persone, arrivate pochi giorni dopo lo smantellamento del campo di migranti più grande dell’Île-de-France, a Saint Denis. Anche in questo caso, giornalisti e cittadini hanno denunciato la brutalità di alcuni componenti della polizia, mettendo online foto e video delle aggressioni visualizzati in pochi minuti da migliaia di utenti.
Entrambi gli eventi hanno riportato con prepotenza nel dibattito pubblico il tema delle violenze, soprattutto di natura razzista, di cui talvolta membri delle forze dell’ordine si sono resi autori e il rischio di garantirne una sorta di impunità con l’adozione della nuova legge.
Come già accennato, la nuova proposta di legge è stata poi criticata anche nel suo articolo 22, in forza del quale si legittima in una serie di ipotesi la registrazione di filmati da parte del corpo di polizia per mezzo di droni, in particolare nel contesto di manifestazioni, per garantire il rispetto dell’ordine e della sicurezza pubblica da parte dei partecipanti.
Tra gli altri, sono intervenuti, anche su questo punto, il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, la Commissione nazionale consultativa dei diritti dell’Uomo francese e diverse ONG: si sottolinea infatti il rischio di lesione del diritto costituzionalmente garantito alla privacy, senza nessun bilanciamento in nome del principio di proporzionalità, e la necessità che gli ordinamenti giuridici incomincino a regolare le nuove tecnologie, in gran parte, almeno in Francia, trascurate dagli strumenti del diritto.
Una proposta di legge molto dibattuta, dunque, dove diritti dell’Uomo e interessi pubblici si confrontano ancora una volta, una proposta che prima di dividere l’opinione pubblica ha già diviso la stessa maggioranza e che ora aspetta di essere votata in Senato ma che nel frattempo ha sollevato questioni giuridiche e filosofiche eterne: qual è il giusto bilanciamento tra due diritti, in questo caso di un cittadino comune e di un poliziotto? Quanto può essere limitato il diritto di un cittadino in nome di un interesse pubblico?
Questi quesiti, ricorrenti e sempre di attualità in Francia come in Italia, rimangono per ora senza riposta ma il dibattito è di nuovo aperto.
Riferimenti:
https://it.euronews.com/2020/11/28/poliziotti-violenti-in-francia-spaccata-anche-la-maggioranza
https://www.vie-publique.fr/loi/277157-loi-de-securite-globale-police