Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
a cura di Farid Adly
Negli approfondimenti pubblichiamo il comunicato dell’UIKI (Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia), per la liberazione del leader curdo Abdullah Ocalan, da 22 anni in isolamento nel carcere dell’isola di Imrali, in Turchia.
I titoli
Yemen: Gli Houthi ammettono l’incendio avvenuto nel centro migranti di Sanaa: 44 morti e 193 feriti.
Libano: Le proteste contro il carovita dilagano in un paese senza governo da 8 mesi.
Libia-Tunisia: Visita del presidente Saied a Tripoli, primo capo di Stato in Libia dopo l’insediamento del nuovo governo.
Palestina Occupata: 25 giornalisti palestinesi detenuti in Israele per aver compiuto il loro dovere, quello di informare.
Le notizie
Yemen
Il canale tv Al-Maseera (Il Cammino) ha trasmesso le scuse del portavoce del movimento Houthi, Hossein Uzzi, per quello che ha definito un incidente nel quale sono morti 44 migranti e feriti altri 193. È la prima volta che l’incendio viene ammesso da parte dei ribelli che occupano la capitale Sanaa. Il rogo – secondo rapporti delle organizzazioni umanitarie presenti nella città – è avvenuto il 7 marzo in seguito alla caduta di obici su un serbatoio di carburante nel centro detenzione migranti. Quel giorno – raccontano alcuni superstiti – i migranti avevano fatto lo sciopero della fame e si erano rifiutati di tornare nelle camerate. Sono stati costretti al rientro con la forza delle armi e poi i guardiani hanno lanciato delle bombe incendiarie che hanno appiccato le fiamme in una vasta parte del centro, dove i migranti erano rinchiusi a chiave.
Libano
Un marzo caldo in Libano. Si sono rinnovate anche ieri le manifestazioni di protesta, in tutte le principali città libanesi, contro il carovita. A Beirut un gruppo di manifestanti ha tentato di occupare il ministero dell’economia, ma è stato bloccato dalla polizia. Il calo vertiginoso del cambio della lira ha causato un’inflazione senza precedenti. Secondo l’ente di statistica statale, rispetto al 31 dicembre 2020, l’inflazione è salita a 144%. Il paese è senza un governo in carica dall’agosto scorso.
Il presidente Aoun ha parlato in diretta TV ed ha annunciato l’imminente nascita del governo Hariri. Il quotidiano Al-Anouar ha scritto che entro tre giorni sarà formato il nuovo esecutivo.
Tunisia-Libia
Si è svolta ieri la visita ufficiale del presidente tunisino Qais Saied in Libia, dove si è incontrato con il capo del Consiglio presidenziale El-Menfi e il premier Dbeiba. Le relazioni economiche tra i due paesi hanno visto un calo a causa della situazione militare, malgrado che la Tunisia per i libici sia stata un canale di comunicazione con il mondo esterno. Saranno ripristinate le libertà di transito per passeggeri e merci e saranno firmati nuovi accordi commerciali. Per la Tunisia la frontiera libica è stata fonte di instabilità per il passaggio dei terroristi, i quali hanno compiuto attacchi contro le attività turistiche. Nello stesso tempo, i jihadisti tunisini sono stati il gruppo più numeroso operante in Libia: circa 3 mila miliziani.
Palestina Occupata
Il Comitato di sostegno ai giornalisti, un organismo giuridico internazionale con sede a Ginevra, ha pubblicato un rapporto sui detenuti palestinesi. L’occasione è la pronuncia della condanna al giornalista, Tamer Al-Barghouti a 10 mesi di carcere, arrestato lo scorso dicembre, mentre svolgeva il suo lavoro di informazione davanti al carcere israeliano di Ofer. Nelle prigioni israeliane sono reclusi 25 giornalisti palestinesi, arrestati tutti nel momento in cui svolgevano il loro lavoro. Nove sono stati processati e condannati, mentre 5 sono arrestati amministrativamente (senza intervento della magistratura) e altri 11 sono in stato di fermo senza accuse.
Approfondimento
Aprite le porte di Imrali, adesso!
Dichiarazione sulle voci sullo stato di salute di Öcalan
Oggi, il team legale di Öcalan, lo studio legale Asrin, ha pubblicato una lettera dedicata alle voci che ieri hanno iniziato a circolare diffusamente sullo stato di salute di Öcalan. Condividiamo le preoccupazioni degli avvocati. Così come la loro ragionevole e giusta richiesta per un immediato accesso ad Abullah Öcalan e ai loro tre assistiti nell’isola carceraria di Imrali. Gli avvocati sono stati bloccati nella consultazione con Abdullah Ocalan dal 7 agosto 2019, e dal 1999, Öcalan ha avuto solo una conversazione telefonica con un membro della famiglia, il 27 aprile 2020. Da allora gli avvocati non sono stati in grado in nessun modo di comunicare con i loro assistiti, sebbene sia un diritto costituzionale e legale dei loro assistiti consultare i loro avvocati.
In realtà Abdullah Öcalan, Ömer Hayri Konar, Hamili Yıldırım, e Veysi Aktaş nei fatti, sono stati completamente isolati per molto più tempo; il loro isolamento è stato rotto solo da uno sciopero della fame di Leyla Güven, che allora si trovava in carcere e che è stata di nuovo incarcerata, con altri detenuti e altre persone nel mondo che si sono unite. Adesso è in corso un altro sciopero della fame che è iniziato più di cento giorni fa.
Le politiche vendicative dello stato turco nei confronti di Öcalan e dei suoi compagni detenuti, rendono possibile che ogni voce sia vera; è impossibile verificare o non prendere in considerazione ogni affermazione sul suo stato di salute. Questo significa che ogni danno intenzionale nei suoi confronti passerà inosservato. Il silenzio delle organizzazioni e delle istituzioni internazionali è clamoroso. Il Consiglio d’Europa appare incapace di seguire le raccomandazioni fatte dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti (CPT). Il Consiglio dei Ministri sta fallendo nell’imporre l’esecuzione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti Umani, e le Nazioni Unite guardano solamente a come la Turchia calpesta ripetutamente tutti gli accordi e convenzioni internazionali.
Noi non stiamo chiedendo che i detenuti sull’isola di Imrali ricevano un trattamento speciale; al contrario, stiamo chiedendo che il loro trattamento speciale finisca. Abbiamo richiamato l’attenzione su questi su questi temi in numerose occasioni. Il sistema dell’isolamento nel carcere dell’isola di Imrali è al di fuori dei confini del diritto nazionale ed internazionale, e in violazione degli accordi e delle convenzioni sui diritti umani. L’intero complesso del carcere di Imrali deve essere smantellato. Tutti coloro che sono coinvolti nel mantenere il totale isolamento nel carcere dell’isola di Imrali stanno agendo illegalmente e sono coinvolti nella violazione dei diritti umani in corso.
Il solo modo per porre fine alla speculazione sullo stato di salute di coloro che sono incarcerati, e che preclude che ogni possibilità che queste voci diventino realtà è di rendere il carcere di Imrali trasparente.
Noi chiediamo la fine immediata dell’isolamento. Aprire le porte del carcere di Imrali adesso!
Chiediamo ancora una volta a tutti di:
• esercitare pressioni sulle istituzioni internazionali di cui la Turchia è parte, vale a dire il Consiglio
d’Europa e le Nazioni Unite, così come tutte le altre istituzioni politiche e dei diritti umani.
• esercitare pressioni sui vostri rappresentanti locali per porre fine all’isolamento
• aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi: “Freedom for Abdullah Öcalan—Peace in Kurdistan” now.
International Initiative “Freedom for Abdullah Öcalan–Peace in Kurdistan” Cologne, 15 March 2021
URL of this statement: https://www.freeocalan.org/news/english/open-the-gates-of-imrali-now