Giornata mondiale dei Rom (8 aprile) e 50mo anniversario del Congresso mondiale dei Rom (1971)
I Rom in Europa orientale e sudorientale soffrono particolarmente della
pandemia di Coronavirus
In occasione della Giornata Mondiale dei Rom (8 aprile) e del 50.mo anniversario del primo Congresso Mondiale dei Rom (1972), l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) sottolinea come la minoranza Rom e Sinti nell’Europa dell’Est e nei Balcani occidentali sta soffrendo particolarmente la pandemia di Coronavirus. Mentre prima dell’esplosione della pandemia di Coronavirus i Rom riuscivano in qualche modo a galleggiare con il lavoro salariato o con il commercio di carta da
riciclare e rottami metallici, oggi questo è difficilmente possibile.
Molti Rom sono scivolati nella miseria più profonda, devono mendicare o cercare materiale riciclabile nella spazzatura.
Oggi incombe il grande pericolo che tutti i piccoli progressi nel miglioramento della situazione dei Rom nell’Europa orientale e sudorientale, che sono dovuti principalmente a una rafforzata fiducia in se stessi e soprattutto all’impegno della rete delle donne rom, siano spazzati via dalla pandemia. Soprattutto tra i Rom si rischia una “generazione perduta” poiché anche i bambini rom che prima potevano andare a scuola ora invece non sono in grado di partecipare all’educazione digitale a causa della mancanza di accesso a internet e di computer o di aiuto con materiale stampato.
Mentre i Rom in Europa occidentale godono ora di una maggiore accettazione, sono ancora vittime delle continue politiche di apartheid nell’Europa sud-orientale, come in Serbia, Montenegro, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia settentrionale. I Rom sono sistematicamente svantaggiati ed esclusi nell’assistenza sanitaria, nell’istruzione, nell’occupazione e nella politica degli alloggi. Le politiche dell’UE e tutti gli sforzi e le leggi nazionali hanno fatto poco per portare
uguaglianza e partecipazione ai Rom nella precaria situazione generale dell’Europa orientale: il 90% di loro sono disoccupati, decine di migliaia vivono in baracche, hanno poco accesso alle cure sanitarie, i bambini sono discriminati a scuola e il numero di Rom analfabeti rimane enorme. Le donne rom sono sposate con la forza e non possono ancora avere accesso all’istruzione.
Le minoranze rom in Europa orientale e nei Balcani occidentali hanno bisogno di un sostegno immediato e non burocratico da parte dell’UE.
Perché in alcuni stati, come la Bosnia ed Erzegovina, i rom sono discriminati anche dal diritto costituzionale. Non sono nemmeno riconosciuti come minoranza e, secondo la legge attuale, non possono candidarsi alla presidenza o al parlamento. I Rom rappresentano la più grande minoranza etnica in Europa, con un numero di componenti che oscilla tra i 10 e i 12 milioni. Circa sei milioni di loro vivono nell’UE. Anche nell’Unione Europea, nonostante il divieto di discriminazione, sono vittime di pregiudizi e di esclusione sociale.