I combattimenti tra Israele e Striscia di Gaza sono sempre più intensi
(da ilpost.it)
Sono i più gravi dalla guerra del 2014 e le due parti non sembrano intenzionate a fermarsi: i morti sono più di 60, soprattutto palestinesi
I combattimenti tra Israele e gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza, in particolare Hamas, si sono intensificati martedì sera: i gruppi palestinesi hanno lanciato nuovamente decine di razzi contro città israeliane, prendendo di mira in particolare la città di Askhelon e l’area della capitale Tel Aviv, mentre Israele ha risposto con attacchi aerei sulla Striscia in cui, secondo il governo di Gaza, sono rimaste uccise finora almeno 62 persone, di cui 56 palestinesi e 6 israeliani: dei palestinesi uccisi 14 erano bambini.
I combattimenti, iniziati lunedì a seguito degli scontri tra palestinesi e polizia israeliana sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme, sono i più violenti e gravi dal 2014, anno in cui ci fu l’ultima guerra tra le due parti e in cui Israele invase via terra la Striscia di Gaza.PUBBLICITÀ
Nel bombardamento più grosso compiuto da droni israeliani martedì sera è stato distrutto un edificio di 12 piani in cui c’erano uffici di Hamas, il gruppo che governa di fatto la Striscia, ma anche una palestra e uffici di altre startup palestinesi. Hamas ha detto che nel bombardamento è stato ucciso anche Bassem Issa, comandante delle operazioni militari del gruppo a Gaza: Issa è il più importante militare di Hamas ucciso da Israele dal 2014.
Prima di bombardare, Israele ha sparato una serie di colpi di avvertimento permettendo alle persone al suo interno di uscire: sembra che non ci siano stati né morti né feriti. Mercoledì mattina un nuovo bombardamento ha danneggiato seriamente un altro edifico di 9 piani che ospitava appartamenti, società mediche e una clinica dentistica, oltre che – secondo Israele – uffici dell’intelligence di Hamas responsabile di attacchi mirati contro obiettivi israeliani in Cisgiordania: anche in questo caso sono stati sparati alcuni colpi di avvertimento, prima del bombardamento vero e proprio.
Come hanno notato alcuni osservatori, tra cui i giornalisti Josef Federman e Fares Akram su Associated Press, Israele sta adottando la stessa politica militare che era stata particolarmente criticata internazionalmente nella guerra del 2014: cioè usare gli attacchi aerei per colpire i membri dei gruppi armati palestinesi tra le altre cose distruggendo interi edifici, con il rischio di provocare la morte anche di civili, soprattutto in un’area densamente abitata come la Striscia di Gaza.
In risposta agli attacchi israeliani, Hamas (e in parte il Jihad Islamico, altro gruppo armato della Striscia, anche se più piccolo di Hamas), ha sparato centinaia di nuovi razzi verso le città israeliane vicine alla Striscia, tra cui l’area di Tel Aviv e Ashkelon, uccidendo cinque persone e ferendone almeno un centinaio. Dall’inizio dei combattimenti, ha detto mercoledì mattina l’esercito israeliano, i gruppi di Gaza hanno sparato circa 850 razzi, di cui l’85-90 per cento è stato intercettato dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome.
Martedì, inoltre, sono iniziate proteste molto grosse di palestinesi in diverse città israeliane a maggioranza araba, dove sono stati appiccati incendi a proprietà e automobili appartenenti a membri delle comunità ebraiche.
La situazione più grave si è creata nella città di Lod, nel centro di Israele, dove mercoledì mattina è stato dichiarato lo stato di emergenza e dove è stato chiesto e ottenuto l’intervento dell’esercito: è la prima volta dal 1966 che il governo israeliano usa poteri di emergenza su una propria comunità araba. Il sindaco Yair Revivo ha detto che la crisi era troppo grossa per essere gestita dalla sola polizia locale: «Tutto il lavoro che abbiamo fatto per anni [sulla coesistenza tra arabi ed ebrei] è andato in fumo».
A Lod sono stati appiccati incendi nelle sinagoghe e lanciate bombe incendiarie nelle case dei membri della comunità ebraica: la situazione è quella di una «guerra civile», ha detto Revivo. Nel pomeriggio di mercoledì la polizia ha imposto anche un coprifuoco a Lod: sarà vietato a chiunque di entrare nella città e ai residenti di uscire dalle proprie case dalle 20 alle 4.
Non è ancora chiaro quanto potranno durare i lanci di razzi dalla Striscia e i bombardamenti di Israele, o se la situazione peggiorerà ulteriormente, così come non è chiaro chi potrà ottenere vantaggi politici dalle violenze.
Secondo il New York Times, sia Hamas che il governo israeliano starebbero traendo vantaggio dalla situazione attuale: per Hamas sarebbe un’occasione per accreditarsi come gruppo leader della resistenza palestinese, retorica alimentata anche dal fatto di avere presentato il lancio di razzi come ritorsione diretta all’intervento della polizia israeliana nel complesso della moschea di al Aqsa, sulla Spianata delle Moschee, un luogo considerato di enorme importanza religiosa sia per i musulmani che per gli ebrei; per il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu la guerra potrebbe diventare un modo per spingere verso di sé i partiti rivali che stanno cercando di formare un governo alternativo al suo, risolvendo uno stallo che va avanti da moltissimi mesi.
Sono in corso anche sforzi diplomatici per far terminare il conflitto. Qatar, Egitto e Nazioni Unite stanno lavorando su un possibile cessate il fuoco, mediando tra le posizioni di Hamas e quelle di Israele, mentre mercoledì è in programma un nuovo incontro di emergenza al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il secondo in tre giorni.