“America latina: diritti negati”. Il Venezuela è ancora imbavagliato
di Tini Codazzi
Ripetute volte abbiamo parlato del collettivo venezuelano Un Mundo sin Mordaza, che attraverso la promozione e diffusione dell’arte ha il compito di denunciare le arbitrarietà del regime e far rispettare i Diritti Umani. Hanno pubblicato il rapporto semestrale sulla situazione imperante in Venezuela per quanto riguarda la mancanza di libertà d’espressione. Il Coronavirus, pur essendo di vitale importanza, non ci deve distrarre di continuare a focalizzare la nostra attenzione anche su questi fatti ormai conosciuti e ultimamente dimenticati. Mi sembra doveroso riportare alcuni frammenti di questo rapporto per ricordare che la riduzione del diritto alla libertà è una realtà non risolta affatto in Venezuela.
“Nella prima metà del 2021, il modello di sistematizzazione e riduzione del diritto alla libertà di espressione e di accesso all’informazione in Venezuela si è ripetuto ancora una volta. Tuttavia, c’è stato un calo significativo rispetto ai dati ottenuti nel 2020. Secondo l’ONG Espacio Público, finora quest’anno sono stati registrati 74 casi, tra cui 150 violazioni della libertà di espressione in Venezuela, che rappresenta una diminuzione del 54% dei casi e del 66% delle violazioni registrate durante lo stesso periodo nel 2020, tra cui le detenzioni arbitrarie contro i giornalisti e i cittadini nel loro esercizio di diffusione delle informazioni, di fatto, Un Mundo sin Mordaza ha documentato 29 episodi di arresti e detenzioni arbitrarie sia di giornalisti che di individui nell’esercizio della diffusione e del libero accesso alle informazioni, suddivisi in 15 giornalisti e 14 vittime civili. Un totale di 63 atti di minacce, molestie o aggressioni (…) atteggiamenti che consistevano in minacce su reti sociali da parte di funzionari pubblici, persecuzioni, sequestro di attrezzature e materiale di lavoro, intimidazioni, minacce, aggressioni fisiche, morali e psicologiche, tra gli altri. Per quanto riguarda i media tradizionali, un totale di 22 casi sono stati registrati, diretti verso canali televisivi e stazioni radio, dove il 50% di essi sono stati censurati mediante sanzioni amministrative o giudiziarie. D’altra parte, per quanto riguarda la carta stampata, anche se ha rappresentato solo il 13,6% dei casi di violazione della libertà di espressione, l’incidente che ha suscitato più scalpore è stata la condanna e il sequestro esecutivo, nonché l’embargo, emesso contro il giornale El Nacional (uno dei giornali con più autorevolezza nella storia della stampa venezuelana). Sono anche stati registrati 13 casi di blocco di siti web e social network. Un caso particolare è l’attacco alla sede della stazione radio Selecta 102.7 FM, che è stato attaccato da sostenitori del regime inviati da funzionari pubblici.” Per solo citare alcuni frammenti del rapporto.
Non solo i media tradizionali hanno subito attacchi, anche i giovani che comunicano attraverso Tik tok sono oggi delle vittime. Un caso uscito in tutta la stampa nazione è quello di José Perez, giovane tiktoker, studente universitario che ha pubblicato un video dove questionava lo stile di vita sfarzoso e lussuoso della figlia di un famoso cantante, che sembrerebbe abbia rapporti con il regime. Perez è stato minacciato di morte dai parenti del cantante. Pur cancellando il contenuto e dopo le scuse, Pérez è stato detenuto da una commissione per i delitti informatici del CICPC (Corpo investigativo scientifico, penale e criminalistico) per 20 giorni, maltrattato verbalmente e psicologicamente, senza mandato e senza processo di nessun tipo.
Luis Morales è il responsabile di un video, sempre su TikTok, che riguardava il vaccino cinese contro il COVID. Morales ha mostrato una clip satirica sugli effetti collaterali dell’applicazione del vaccino per prevenire la diffusione del coronavirus, a causa della quale i funzionari del SEBIN lo hanno trattenuto, interrogato e dopo 20 giorni rilasciato con misure cautelari. Questi sono soltanto due esempi denunciati dove si può notare come le detenzioni continuano ad essere utilizzate dal regime come un meccanismo per mettere a tacere e censurare l’attività giornalistica e la libertà di parola dei cittadini che sostengono posizioni lontane dai principi del regime attuale.
Il Coronavirus non ci deve distrarre. Ovviamente, ha messo ancora alla prova la precaria situazione che si vive nel paese, ha aumentato la situazione di crisi già imperante, ma alcuni fattori come la mancanza di benzina, di prodotti di prima necessità e la mancanza di libertà d’espressione, nonché la censura, continuano ad essere protagonisti assoluti di questa tragedia. Non dimentichiamolo.