“America latina: diritti negati”. Cile: una nuova democrazia è arrivata?
di Tini Codazzi
Occhi puntati su Gabriel Boric, presidente eletto del Cile. Quasi 36 anni, ex leader del movimento studentesco. L’11 marzo sarà al “Palacio de la Moneda” a Santiago. Pensiero fresco, giovane e molto serio. Difensore dei Diritti Umani.
Il suo piano di governo è molto ambizioso: portare avanti una riforma tributaria, riformare la politica delle pensioni e modificare il sistema sanitario. Altri temi della sua agenda sono: migliorare le condizioni dei lavoratori, la migrazione, l’istruzione, la sicurezza nazionale, la parità di genere, il cambio climatico e soprattutto i diritti umani. A proposito di questo ha in programma la creazione di una Commissione Permanente per controllare e riesaminare i casi di violazione dei diritti umani e gli innumerevoli casi di vittime di omicidi, torture e persone scomparse durante il regime di Pinochet, ferita ancora aperta. Implementare un piano nazionale ed efficace di ricerca per i detenuti scomparsi durante il regime. “Il rispetto dei diritti umani è un impegno ineludibile del nostro governo. Mai, per nessun motivo, avremo un presidente che dichiari guerra al suo popolo”. Sono state le sue parole. Ha promesso: “cercare la verità, la giustizia, riparare e non ripetere”.
Vorrei soffermarmi nella parola “riparare”, cioè rimettere a posto qualcosa di rotto o malfunzionante eliminando i guasti e i difetti, aggiustare. Gran parte dell’America Latina dev’essere aggiustata, riparata, dev’essere messa a posto, dobbiamo ricominciare con fiducia, lasciare indietro tutti i contrattempi, le tragedie generate delle diverse dittature di ieri e di oggi ed imparare dai nostri errori perché non succedano più. E non credo che queste parole siano solo retorica. La vittoria di Goric lo dimostra. Bisogna far ripartire l’economia del continente, investire nell’istruzione e nella salute e educare i cittadini al rispetto dei diritti umani. Sembra che Goric voglia fare proprio tutto questo, lo si evince dalle sue parole e dai fatti.
Tornando al suo molto ambizioso programma di governo e che sicuramente è stato influenzato dall’esplosione sociale avvenuta in ottobre 2019, (quando milioni di persone si riversarono nelle strade chiedendo più parità in una nazione che nelle ultime decadi aveva funzionato con un sistema economico che penalizzava ai più svantaggiati) Goric continua coerentemente a dire le stesse cose dette durante la campagna elettorale.
Una dimostrazione pratica delle sue parole è la composizione del suo gabinetto ministeriale: conformato da 14 donne e 10 uomini. Ministeri importanti come affari esteri, Ministero dell’interno, della difesa, della giustizia, del lavoro, della salute, dell’ambiente e delle pari opportunità saranno gestiti da donne. La segretaria generale di stato è rappresentata da una giovane donna e mamma che nella presentazione del gabinetto davanti alla facciata del Museo di Scienze nella città di Santiago, è apparsa con i tatuaggi visibili, vestita di rosa e in pantaloncini corti. Un professore di “castellano” sarà a carico del Ministero dell’Istruzione. Non sono cose da poco, soprattutto nei nostri paesi latini.
Goric parla sempre ai bambini, ai vicini di casa, ai cittadini comuni, con parole semplici e molta umiltà. Ha designato come capo del suo governo, per gestire la sua agenda, un suo stretto collaboratore durante la campagna elettorale, Matías Meza-Lopehandía, avvocato esperto in diritti umani e popoli indigeni.
Ho imparato che in America Latina si deve andare sempre in punta di piedi. Quello che sembra, molte volte non lo è. Quello che si dà per scontato, nemmeno lo è. Se si pensa alla storia del Cile, ai presidenti che sono passati per le stanze della Moneda, da Carlos Ibañez del Campo, artefice delle prime incursioni militari nella politica negli anni 20 dello scorso secolo, fino a Michelle Bachelet, prima e unica “presidenta” del paese, passando dal dittatore Augusto Pinochet e da uno dei momenti più bui della storia del Cile, sembrerebbe che il neoeletto e giovanissimo Boric abbia portato finalmente un po’ di luce e di visione nuova. Il trionfo di una nuova società democratica, paritaria e con uno sguardo particolare alle nuove generazioni e ai nuovi modi di essere sembrerebbe una realtà nella regione latino-americana. Ho la speranza che questo possa succedere non solo in Cile. America Latina potrebbe e dovrebbe contagiarsi da questa scia. Anche se il condizionale è d’obbligo. Quindi, occhi puntati su Boric, sulle sue mosse, sulle decisioni dei suoi ministri e sull’andamento dell’economia della società cilena. Potrebbe essere un esempio da seguire.