Quando l’essere umano diventa merce
Di Ilaria Damiani
Una miniera di diamanti in Africa – immagine tratta dal sito “Gem Rock Auctions”.
Nel film di Martin Scorsese “Blood Diamond”, protagonista l’attore Leonardo Di Caprio e ambientato nella Sierra Leone del 1999, il pescatore Solomon (Djimon Hounsou), durante la guerra civile, viene catturato da una fazione ribelle, separato dalla famiglia, deportato in un campo per prigionieri e costretto ai lavori forzati in una miniera di diamanti. Con crudezza il film ci fornisce, nel contesto della narrativa, uno spaccato dell’attività criminale della tratta dell’essere umano, perpetrata da uomini senza scrupoli per i loro loschi affari.
Quali gli elementi caratterizzanti di questo grave atto delittuoso? L’assenza totale del consenso della persona che subisce il crimine e il suo sfruttamento, a prescindere dal trasferimento o meno in un altro Paese.
L’articolo 3 del Protocollo 1 delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale stabilisce che “la tratta di persone” consiste nel “ reclutamento, trasporto, trasferimento, alloggiamento o accoglienza di persone con la minaccia di ricorrere alla forza, o con l’uso effettivo della forza o di altre forme di coercizione, mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o una situazione di vulnerabilità, o con l’offerta o l’accettazione di pagamenti o di vantaggi al fine di ottenere il consenso di una persona avente autorità su di un’altra ai fini dello sfruttamento. Lo sfruttamento include, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione di altre persone, o altre forme di sfruttamento sessuale, lavori o servizi forzati, schiavismo o prassi affini allo schiavismo, servitù o prelievo di organi.”
La tratta e la conseguente riduzione in schiavitù delle persone hanno origini nell’antichità: chi vinceva una guerra riduceva in schiavitù il popolo che la perdeva.
Oggigiorno questo problema coinvolge oltre 40 milioni di persone, soprattutto in Africa: il Global Slavery Index, nel 2018, ha evidenziato che 9.2 milioni di individui vivono nel suddetto Paese in condizioni di schiavitù. Il 40% delle vittime del traffico umano è costretto ai lavori forzati (nel campo dell’agricoltura, della pesca, nelle miniere e nelle industrie). Queste persone lavorano in condizioni di lavoro pericolose, in ambienti abusivi e non ricevono alcuna paga.
Il 63 % delle vittime del traffico umano è costretto ad un matrimonio forzato. Molte di queste sono bambine: le giovani ragazze (secondo l’ILO) vengono cedute dalle stesse famiglie per poter ripagare i debiti, per avere del denaro in cambio o per risolvere le controversie tra le famiglie.
Il Global Slavery Index ha stimato che oltre 400.000 persone in Africa sono vittime di sfruttamento sessuale. Questa cifra rappresenta circa l’8 % di tutte le persone (bambini compresi) – a livello mondiale – vittime di sfruttamento sessuale.
Per alcuni paesi africani (ad esempio Nigeria e Sud Sudan), a causa dei conflitti, è difficile reperire dati certi, per cui è probabile che essi siano sottostimati. Nella Repubblica Democratica del Congo si rileva invece il più alto tasso di vittime del traffico umano: ben il 26,3% di esse è situato in questo Paese. Invero lo Stato ha ottenuto alcuni progressi nell’attività di contrasto della tratta delle persone, impegnandosi fra l’altro nella lotta contro l’uso dei bambini in guerra, promulgando leggi che criminalizzano tutte le forme di traffico sessuale e alcune forme di sfruttamento lavorativo. Tuttavia, questi interventi non si possono definire sufficienti ad arginare il fenomeno.
Il traffico umano viene considerato la versione moderna della schiavitù e l’attività criminale più sviluppata al mondo, dopo lo spaccio e il commercio della droga (Cfr; Wiki- note 36-37-Tratta Esseri Umani-Jeremy Haken, in Transnational Crime In The Developing World).
Le Nazioni Unite dividono la tratta degli esseri umani in tre categorie: traffico sessuale, traffico lavorativo e il traffico degli organi.
Il traffico sessuale. Secondo le Nazioni Unite, il traffico sessuale è la forma più di diffusa di traffico umano. Riguarda gli uomini, le donne e i bambini. Lo sfruttamento può essere di diverso tipo: la mera prostituzione, la pornografia, la pedofilia. A queste vittime viene fatto credere che l’attività che svolgono sia una forma legittima di lavoro. Le violenze, le vessazioni e la manipolazione psicologica sono all’ordine del giorno. Chi viene sfruttato sessualmente rischia di contrarre malattie veneree che spesso hanno un esito fatale.
Traffico lavorativo. Il lavoro forzato è sempre esistito, fin dalla notte dei tempi. Basti ricordare, ad esempio, la famosissima schiavitù degli ebrei da parte dei faraoni egizi, raccontata nell’Antico Testamento. Secondo il Global Slavery Index, la schiavitù per debiti in Africa costituisce da sola il 54% dello sfruttamento lavorativo. È questo il fenomeno del “peonaggio” che l’Enciclopedia Treccani definisce come una “particolare forma di lavoro forzato, per secoli diffusa soprattutto nei paesi di dominazione spagnola e derivata dal costume, introdotto dai conquistatori, di anticipare denaro agli indigeni, esigendo in corrispettivo che lavorassero la terra per retribuzioni minime fino a estinzione del debito”, rendendo in tal modo le obbligazioni assunte impossibili da estinguere e costringendo di fatto la vittima a rimanere schiava per sempre.
Il traffico di organi. In un report del 2021 dell’Interpol è emerso che il traffico degli organiin Nord Africa è una questione preoccupante, in quanto “i gruppi criminali si approfittano della disperazione dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati e li costringono a vendere i loro organi. I migranti minorenni non accompagnati sono soggetti ad un particolare rischio di essere soggetti al traffico di organi.”L’Africa è un terreno fertile per questo tipo di crimine perché la legislazione non è forte e al contempo esiste una grave povertà. È un mercato fiorente, altamente lucrativo: un compratore può spendere in media 150 mila dollari per un organo vitale, mentre il donatore riceve invece una cifra esigua.
Lo schema
La tipica vittima del traffico umano vive in un paese caratterizzato da una forte instabilità politica, da persecuzioni (sia di tipo religioso che politico), da povertà diffusa e scarsità di lavoro. In questo contesto si inserisce il reclutatore: egli cerca specificatamente persone che vivono in condizioni critiche e che desiderano migliorare la propria condizione. La ricerca avviene attraverso i media, le agenzie del lavoro, i contatti locali. Spesso, lo stesso reclutatore condivide un passato simile a quello delle sue vittime.
Poiché l’instabilità politica, la corruzione e la povertà rendono difficile per i più deboli l’ottenimento di un passaporto, diventa invece molto facile per i reclutatori ingannarli, offrendo loro i documenti necessari per il viaggio e la prospettiva di una vita migliore. Una volta che la vittima cade nella trappola, rimane ingabbiata nei loschi traffici dell’organizzazione criminale.
Si rilevano due tipi di traffici: esterno e interno.
Il traffico interno o domestico, avviene all’interno dello stesso paese. La gente è costretta ad abbandonare le aree rurali di origine per spostarsi in quelle urbane, dove viene sfruttata in diversi tipi di attività illecite.
Il traffico internazionale consiste, invece, nel reclutare e spostare le persone da un paese ad un altro. Rispetto a quello domestico, questo tipo di traffico è di dimensioni maggiori e anche le richieste sono più numerose. Esso viene gestito da organizzazioni criminali internazionali.
Nell’ambito di entrambi i traffici le persone sfruttate subiscono ulteriori vessazioni quali: stupri, torture, intimidazioni verbali giornaliere. Il passaporto viene confiscato e la libertà di movimento viene ridotta.
Copiosa è la produzione dei provvedimenti legislativi per far fronte al grave problema del traffico di esseri umani, che tuttavia ad oggi non è stato ancora debellato, anche a causa della difficoltà ad individuare le proporzioni del fenomeno, non disponendo di dati precisi ed inequivocabili. Infatti, le stime fornite dalle Organizzazioni non governative e dall’ONU non esprimono valori conformi, né esistono in merito statistiche rappresentative. (Cfr; Wiki -Tratta Esseri Umani- note 3-4-5-6-7-).