Sanremo canta i diritti
di Martina Foglia
Anche quest’anno, agli inizi del mese di febbraio, si è svolto il Festival di Sanremo, evento che, visto il suo grande seguito, costringe la TV generalista a modificare i palinsesti. Il festival, giunto alla sua settantaquattresima edizione, la quinta consecutiva condotta da Amadeus, ha sempre rappresentato negli anni, il “sentire popolare”, ovvero le aspettative del Paese.
Per anni Sanremo ha cantato l’amore struggente, sofferto in tutte le sue declinazioni. In questa edizione però, qualcosa è cambiato. È stata un’edizione con un filo conduttore “nuovo” per la kermesse canora… Sul palco dell’Ariston si è parlato di diritti, di temi sociali cruciali e importanti per il difficile periodo storico che stiamo attraversando. Si è parlato della condizione disumana in cui i migranti attraversano il nostro mare nella speranza di trovare una vita migliore e invece proprio nelle acque del mare trovano la morte, ed inoltre si è posto l’accento sull’importanza del diritto al lavoro e di come questo debba essere svolto con dignità secondo le norme di sicurezza senza dover ogni giorno ascoltare notizie di decessi. A questo proposito mi ha colpito molto una canzone fuori gara, cantata da Paolo Jannacci e Stefano Massini che racconta la storia vera di un ragazzo morto in un’esplosione in fabbrica, “si è disintegrato come in un lampo” dichiareranno i colleghi. Amadeus dichiara prima dell’esibizione: “Quest’anno in Italia sono morte 1480 persone, il lavoro è un diritto che non prevede la morte, proteggere i lavoratori è un dovere”. Rimanendo in tema si è parlato anche della protesta degli agricoltori attraverso la lettura di un comunicato: ritengono indegno il trattamento loro riservato a livello economico, di tutta la filiera coinvolta; non viene riconosciuto il valore del loro lavoro e non riescono a garantire un prodotto di qualità.
Un importante tema emerso, attraverso il monologo di Teresa Mannino è quello della supremazia dell’uomo occidentale e di come la sua egemonia generi discriminazioni verso altre etnie; inoltre il suo atteggiamento incurante e sprezzante rispetto alla società in cui vive sta lentamente, ma inesorabilmente, rovinando il pianeta.
Un’altra delle canzoni che abbiamo ascoltato ha come tema centrale il bullismo e la forza interiore che ha permesso alla vittima di riconoscere il proprio valore e riprendere in mano la propria vita. Su quel palco due artisti in particolare: e poi ancora, Ghali e Dargen D’amico hanno implorato il cessate il fuoco e lo stop al genocidio in Medio Oriente.
Ritengo che questa edizione del festival sia stata una buona occasione per parlare di diritti e temi sociali anche se, purtroppo, dopo il termine della manifestazione, in una nota trasmissione Rai è intervenuta la censura e un comunicato del direttore di rete ha ribadito la solidarietà allo Stato d’Israele, negando di fatto il genocidio e la libertà di parola a chi stava parlando della questione.
Di seguito alcuni stralci delle canzoni di cui ho parlato:
Ghali – Casa mia – Ma, come fate a dire che qui è tutto normale. Per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale per un pezzo di terra o per un pezzo di pane. Non c’è mai pace.
Dargen – – Onda alta – Se basta un titolo a fare odiare un intero popolo non lo conosci Noè? No eh? Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta stiamo fermi, non si parla e non si salta senti il brivido. Ti ho deluso lo so siamo più dei salvagenti sulla barca. Sta arrivando sta arrivando l’onda alta non ci resta che pregare finché passa
Infine: Teresa Mannino – monologo – Siamo nel 2024 ma ragioniamo come 2524 anni fa. Il filosofo greco Protagora diceva che l’uomo è misura di tutte le cose, e per noi l’uomo ricco, bianco e occidentale è misura di tutte le cose, solo che l’ha persa, pensa che tutto il resto del mondo sia a sua disposizione e quello che non serve viene eliminato che fanno agricoltura da 50 milioni di anni e non hanno rovinato niente, mentre noi facciamo agricoltura solo da 10 mila anni e abbiamo sfinito il pianeta.
D’accordo su tutto anche se c’è da dire che a Sanremo si sono sempre affrontate questioni sociali…
A Sanremo si è quasi sempre parlato di temi di attualità o di politica