La biblioteca umana contro i pregiudizi
di Martina Foglia
Se ci fermiamo a riflettere, ci accorgiamo che tutti i giorni nella nostra vita quotidiana abbiamo interazioni con persone diverse da noi, quando andiamo a fare la spesa, dal panettiere o in posta o semplicemente quando usciamo con i nostri amici; queste azioni per noi sono una routine, non ci soffermiamo mai a pensare se nelle conversazioni o interazioni abbiamo agito con pregiudizio o con preconcetto. Dentro di noi pensiamo: “Tanto è il mio migliore amico, ci perdonerà” oppure “Tanto è un commerciante chissà quante persone vede, ci avrà fatto l’abitudine”. Penso, invece, che non ci si debba mai abituare al pregiudizio perché è dal pregiudizio che poi si può generare indifferenza, idiosincrasia o nel peggiore dei casi arrivare all’odio! Vi faccio un esempio personale: sono una ragazza con disabilità motoria, se tutti i giorni mi dicessero “poverina”, oppure solo perché ho pronunciato il mio nome alla domanda “Come ti chiami? sentirsi dire: “Ah ma parla!” mi sentirei sottovalutata, non apprezzata per quello che sono realmente; questo esempio per dire come per una ” categoria” (in questo caso le persone con disabilità, vengano attribuite omologhe caratteristiche pur essendo persone diverse, accomunate solamente dalla disabilità fisica) l’idea che “le persone con disabilità non riescono a comunicare” sia una generalizzazione figlia del pregiudizio perché presuppone che tutte le persone (dis)abili abbiano questa difficoltà cosa assolutamente non vera.
Il pregiudizio è un giudizio a priori dato senza conoscere la storia della persona o gruppo di persone a cui è rivolto. Prima di esprimerci dovremmo conoscere a fondo la storia di ogni persona. È ovvio che non lo si può fare con tutti perché le persone che ci circondano sono tante, ma se vogliamo davvero approfondire la conoscenza di una persona diversa da noi, ovvero costruire un primo approccio che sia privo di pregiudizio, esiste una modalità di interazione molto originale e, secondo me, per niente banale di cui vi parlerò nelle prossime righe di questo articolo! Se vogliamo avere un primo approccio autentico con l’Altro, un’idea potrebbe essere partecipare all’iniziativa della biblioteca vivente o anche detta dei libri parlanti. L’idea è nata da Ronni Abergel nella città di Copenaghen in Danimarca. L’ideatore definì questa esperienza “Human library”, ossia biblioteca umana appunto, che trovò applicazione nei primi anni 2000 per poi approdare in tutta Europa e nel 2007, grazie ad un progetto all’Università di Torino, anche nel nostro Paese.
I libri parlanti o human library non sono altro che delle persone che hanno visto nella loro diversità una risorsa, un qualcosa di prezioso e per questo scelgono di condividere parte della loro storia con chi decide di ascoltarla. I fruitori di questa esperienza, o meglio i “lettori” del libro, prima di cominciare la “lettura”si rivolgono al bibliotecario/a che è colui o colei che mostra il catalogo dei libri che partecipano, un elenco con il titolo del libro, i vari capitoli che rimandano all’argomento che il “libro” desidera trattare. Questi scritti vengono consegnati precedentemente al bibliotecario dai “libri’ stessi, in modo che il bibliotecario, avendo letto le storie di tutti, possa consigliare al lettore la storia più adatta a lui in quel dato momento e secondo gli interessi espressi. Caratteristica molto importante di questa modalità di interazione è il tempo che viene stabilito in 15 minuti circa, per permettere a più persone di poter “leggere” uno stesso libro. Un’altra caratteristica molto importante: l’interazione tra libro e lettore DEVE avvenire in modalità “One to One”, ovvero il lettore si siede di fronte al libro scelto e inizia l’ascolto: questa modalità permetterà ai due attori in gioco di creare un rapporto “intimo” così da permettere ad entrambi la reciproca conoscenza. Altra regola di questa esperienz: il lettore-ascoltatore ha la possibilità di rivolgere alcune domande al libro-narratore e, di contro, se il libro ritiene la domanda inopportuna può decidere di non rispondere.
Lo scopo di questa esperienza è provare a scardinare il pregiudizio di cui noi stessi siamo artefici e a volte vittime. Mi è capitato più volte di partecipare all’iniziativa come lettrice di più libri e ho ascoltato storie bellissime e commoventi. Capita per fortuna non spesso di entrare in libreria e acquistare un libro solo perché ci attira la copertina, sottovalutandone il contenuto che invece è la parte fondamentale. Così come un libro, anche ognuno di noi non va giudicato, se non dopo averlo prima letto (o ascoltato).
Potrete partecipare ad una sessione di Biblioteca umana o di Libri parlanti il prossimo 11 maggio alle ore 15. Presso Cohbiblio Lambrate, Via Pitteri 93 (MM2, Lambrate)
Evento organizzato da Associazione Per i Diritti umani in occasione della Civil Week, a Milano.
Vi aspettiamo!