Diritti dell’infanzia: il diritto all’alloggio ignorato dall’Italia
In occasione del 20 novembre, Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia
(Massimo Pasquini da Diogeneonline.info)
Il 20 novembre è la data scelta per commemorare l’adozione della Dichiarazione dei diritti del fanciullo nel 1959 da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, successivamente, della Convenzione di New York nel 1989.
In alcune città, per esempio il Comune di Roma, ha promosso iniziative nel fine settimana del 16 e 17 novembre.
Una data importante che dovrebbe segnare un avanzamento nell’attuazione ed esigibilità dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma non è così per tutti i diritti.
Mentre, per esempio, sulla scuola, sul diritto alla mensa e al cibo sano e sull’aumento dell’offerta di asili nido, anche se il Governo ha recentemente dimezzato l’obiettivo derivato dai programmi del Pnrr, si vedono passi avanti e c’è attenzione nelle giornate sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, su altri temi si glissa, sia da parte di enti locali sia di associazioni che pure fanno dei diritti dei minori la loro missione.
Un tema, in particolare, non mi risulta sia oggetto di iniziative o di azioni di sensibilizzazione nei confronti dei governi locali e del governo nazionale.
Mi riferisco al diritto all’alloggio.
Nelle giornate dedicate ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la questione del diritto all’alloggio letteralmente non esiste. Certo, alcuni parlano del sovraffollamento o della mancanza di allaccio ad alcuni servizi, quali acqua, gas, luce, ma anche in questi casi, che parlano di qualità dell’abitare, il tema del diritto all’accesso all’abitare resta sullo sfondo.
Eppure i dati sono chiari. Esiste una questione nazionale rilevante che viene dalla lettura dei dati Istat sulla povertà, dei comuni o del Ministero dell’interno, ma questi non sono oggetto né di confronto né, tanto meno, di proposte.
Alcuni dati ufficiali, anche recenti, che dovrebbero essere conosciuti, sarebbero di diritto dentro la Giornata che celebra i diritti dei minori.
Cito quelli più rilevanti.
L’Istat lo scorso 17 ottobre, circa un mese fa, comunicava che le famiglie in povertà assoluta erano aumentate di ben 48.000 unità nel 2023 rispetto al 2022.
Sempre Istat afferma che le famiglie con presenza di minori in povertà assoluta sono passate dal 27,1% al 31%, mentre tra quelle con minori in povertà assoluta ma proprietarie di immobili, sono passate dal 6,4% al 6,2%.
In totale, Istat afferma che sono 1,4 milioni i minori in condizione di povertà assoluta.
Altro dato interessante è quello relativo alle famiglie collocate nelle graduatorie. In mancanza di un Osservatorio casa, qui si deve andare di ipotesi.
In Italia, a seconda delle fonti, vi sarebbero tra le 320.000 e le 600.000 famiglie collocate nelle graduatorie per l’accesso a una casa popolare. Si tratta, è bene ricordarlo, di famiglie alle quali, per reddito, l’accesso al mercato è precluso e che possono solo sostenere un affitto a canone sociale.
Ipotizzando che almeno il 30% delle famiglie nelle graduatorie vedano la presenza di minori, stima probabilmente per difetto, possiamo dire che almeno tra i 96.000 e 180.000 minori con le loro famiglie attendono che il diritto all’alloggio venga loro garantito dall’edilizia residenziale pubblica. Esattamente l’offerta che manca in Italia e che non viene compresa nelle politiche abitative di Governo, Regioni e Comuni.
Infine, c’è la questione sfratti e minori, forse quella più dolorosa e vergognosa.
In Italia, mediamente ogni anno assistiamo a un numero di sentenze di sfratto tra le 30.000 e le 40.000. Così come si verificano esecuzioni di sfratto intorno alle 30.000. Nel 2023 abbiamo assistito a una riduzione, ma non a un’inversione di tendenza.
Prendendo solo in considerazione le esecuzioni di sfratto e considerando che in questo caso le famiglie con minori siano il 30%-50%, anche in questo caso, per difetto, avremmo che ogni anno tra i 10.000 e i 15.000 minori vengono sfrattati con forza pubblica senza avere mai non dico un alloggio alternativo, ma una qualche forma di assistenza adeguata.
Nei rari casi di intervento sociale da parte dei comuni, si offre un’assistenza a tempo determinato alla madre e al minore, ma non al padre, fatto vietato dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia.
I minori in questo caso non entrano solo nel vortice della precarietà abitativa, ma rischiano di abbandonare i percorsi scolastici e di subire ricadute sulla salute o psicologiche, basti pensare alle possibili conseguenze sui minori con disabilità.
Attenzione, stiamo parlando di violazioni sistematiche di diritti costituzionali e di diritti sanciti nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che l’Italia ha firmato e ratificato.
Perché questo tema non è nell’agenda politica nazionale e locale e non riesce a entrare tra le iniziative della Giornata del 20 novembre?
E perché l’Italia ratifica convenzioni internazionali o sancisce diritti costituzionali che poi non attua?
Perché di questi temi, se non ne parlasse Diogeneonline, non ne parlerebbe nessuno?