Incanto del bosco: dialoghi in natura
Di Alessandra Montesanto
Ringraziamo molto Francesca Celeste Sprea, ideatrice del progetto “Incanto del bosco” che si trova presso Moltepulgo (Cornedo Vicentino).
Quando nasce il progetto Incanto del bosco?
Incanto del bosco è nato circa tre anni fa. Avevo da poco conosciuto il proprietario del bosco, un ex architetto in pensione, amante dell’arte, della letteratura, della “bellezza”. Avevamo appena varcato il cancello per entrare nella proprietà e gli raccontavo di un mio progetto di educazione sensoriale rivolto ai bambini e ai ragazzi. Un progetto che vuole porre l’attenzione e sviluppare
non solo i cinque sensi tradizionali, ma anche quelli che io chiamo i sensi dell’anima: il senso di responsabilità, il senso di cura, il senso di gratitudine, il senso della bellezza o della sacralità della vita… Questi sensi non si sviluppano seduti sui banchi di scuola, ma in un luogo che brulica di vita.
E quel luogo (se pensiamo ad un progetto scolastico) non può che essere il giardino della scuola.
Vissuto però non come spazio di “sfogo”, ma come spazio sacro che va esperito con consapevolezza. Parlavo con il proprietario di tutto questo e non ebbi nemmeno il tempo di finire il discorso che mi disse: “Francesca hai quattro ettari a tua disposizione, decidi quello che vuoi fare e facciamolo!”. Gli risposi semplicemente “Va bene”, ma ci ho messo un anno a capire che diceva sul serio. Quindi abbiamo fondato l’associazione per dare inizio a quello che io chiamo il “sogno del bosco”.
E’ una realtà che si rivolge a giovani e adulti: quanto è importante il dialogo tra generazioni?
Il progetto è nato proprio con questo intento, creare un luogo magico, un luogo speciale per i giovani, in cui entrare in punta di piedi, chiedendo il permesso, in cui connettersi con una natura quasi selvaggia e dunque alla parte più “selvatica” di noi stessi. Le nuove generazioni, chiuse tra le quattro mura della scuola, di casa, della palestra… hanno perso il contatto con la “vita”. Questo
luogo è per loro.
Abbiamo iniziato i primi lavori con i volontari e soci fondatori dell’associazione ma, causa maltempo e varie vicissitudini personali, ci siamo fermati per lungo tempo. Per portare un po’ di energia al progetto l’altra estate ho coinvolto mia figlia e i suoi amici più stretti, un gruppetto di adolescenti dai 14 ai 17 anni. Ho chiesto loro di venire a dare una mano, a pulire il bosco, a creare qualche installazione… e loro hanno accettato. Abbiamo trascorso insieme delle bellissime giornate: caldissime giornate estive all’ombra degli alberi, tra le risate di questi ragazzi che, seppur con tempi e modi tutti loro, hanno fatto un grande lavoro di pulizia. In cambio si mangiava tutti insieme. Si sono uniti anche i fratelli più piccoli, di 8 e 10 anni, e insieme si si divertivano tutti.
In quel momento si è creato un dialogo prima di tutto tra di loro!
Il sogno del bosco si stava concretizzando proprio in quei momenti, quando i ragazzi stessi si prendevano cura del bosco! E si prendevano cura di sé, dimenticando il telefono e costruendo relazioni più autentiche.
Il dialogo con l’adulto diventa spontaneo e naturale in occasioni di incontro come queste.
Per esempio, nell’estate appena trascorsa, Andrea e Stefano hanno realizzato dei gradini per rendere più sicuro un tratto di sentiero. Hanno lavorato benissimo, ma hanno avuto bisogno dei consigli di uno dei nostri volontari, Gianni, settantenne tuttofare. Mentre lavoravano parlavano di moto, di auto e della vita. Erano anime che si incontravano, al di là della loro età, e che in quel momento condividevano un pezzo di sé mettendosi al servizio del bosco.
Questo è il senso del dialogo tra generazioni, lo scambio, la vita stessa… se noi adulti stessimo ad ascoltare i discorsi dei giovani potremmo scoprire quanta ricchezza c’è nei loro cuori. E quante cose possiamo imparare da loro.
Potete fare alcuni esempi delle vostre idee e proposte, spiegandoci il loro significato e la loro utilità?
Il progetto prevede la realizzazione di un parco sensoriale, in cui bambini, giovani e adulti possono riconnettersi alla natura e a se stessi grazie a dei percorsi e zone dedicate ai vari sensi, come per esempio la “panchina della gratitudine”: in quella panchina ci si siede con la persona che ci accompagna e le si manifesta la propria gratitudine per qualcosa che ha significato molto per noi.
Oppure si può ringraziare la Grande Madre, il Cielo, il Sole, la Foresta… qualsiasi cosa. L’importante è dimostrare sincera gratitudine… un po’ alla volta si impara a sentire dentro di sé il grande miracolo della vita.
E poi c’è “l’albero degli Wow”, o l’albero della meraviglia: ciascuno è invitato a scrivere su un foglietto quel momento della sua vita in cui ha detto “wow”, a raccontare l’episodio in cui ha provato meraviglia. Poi appende il biglietto all’albero. Sole, pioggia e vento cancelleranno quelle scritte… ma sarà occasione per scrivere nuovi momenti wow: l’esistenza ci regala sempre tanti momenti incredibili, basta saperli cogliere…
Abbiamo coinvolto anche gli studenti di due licei artistici, Valdagno e Vicenza, che realizzeranno le tabelle botaniche degli alberi e delle sculture o installazioni artistiche che renderanno magico camminare nel bosco.
Come stanno rispondendo bambini, ragazze e ragazzi alla proposta de Incanto del bosco?
Sono venuti anche i ragazzi degli scout a fare pulizia e qualche lavoro di ripristino muretti franati.
Abbiamo prima di tutto salutato insieme il bosco, le piante, gli animali e anche gli esseri invisibili che lo popolano. Inizialmente mi guardavano come se fossi un po’ squilibrata, ma alla fine dei due giorni di attività erano felici, desiderosi di tornare, consapevoli che avevano creato un legame profondo con quel bosco, che lo sentivano loro e che volevano ritornare.
La vera ecologia si fa quando scatta la scintilla d’amore. Il bisogno di tornare, il desiderio di prendersi cura e di amare la terra, la sensazione di essere amati dalla Grande Madre. Magari non ne sono del tutto consapevoli… ma nel cuore hanno sentito l’amore.
Ritornare in Natura per ritornare in se stessi, al proprio Sè autentico…E per chi vive in città, quali possono essere le pratiche per ritrovarsi?
Prendersi cura del verde cittadino, piantare alberi, aderire agli appuntamenti “plastic free” per fare pulizia in città, ripopolare in modo consapevole e rispettoso i parchi, creare giardini sul balcone o piccoli orti sul davanzale della finestra… Si possono fare molte cose anche in città.
Creare occasioni di incontro e soprattutto dire di sì.
I ragazzi che partecipano al nostro progetto hanno detto “Sì”. “Si” alla fatica di lavorare col caldo estivo, “si” ad alzarsi presto la mattina, “si” a mettere da parte il telefono e per mettere le mani nella terra.
Lo hanno fatto per “amore”: prima di tutto per quel sentimento di profonda amicizia che li lega a mia figlia, poi per l’amicizia che li lega tra loro, avendo trovato un’occasione di incontro diversa dalle solite, e poi per amicizia con me, avendo creato un dialogo vero anche con l’adulto.
Hanno detto di sì a fare altro. Ma perché questo avvenga è necessario prima di tutto creare il terreno relazionale su cui seminare. A quel punto anche in città si possono creare e vivere momenti e luoghi di riconnessione alla natura e alla propria anima.
Come è stata la risposta delle istituzioni (ad esempio: l’iter burocratico per avviare il progetto è stato faraginoso?
L’iter burocratico è impegnativo. Le risposte a volte arrivano dopo mesi. Non è sempre semplice trovare appoggio nelle istituzioni. Ma quando credi in qualcosa sai che nulla ti può fermare.
Volete anticipare le vostre prossime attività?
Stiamo organizzando degli eventi di Forest Bathing rivolti a tutti, per vivere la natura, il bosco e la relazione con se stessi in modo più profondo. Ad ogni evento abbineremo esperienze sensoriali o culturali in modo da diffondere l’amore per la bellezza utilizzando diversi linguaggi.
È tutto in fase di costruzione e progettazione. Siamo sempre alla ricerca di nuovi volontari che abbiano davvero voglia di mettersi in gioco.