“Stay human. Africa”. Finalmente abolita della pena di morte nello Zimbabwe!
di Filippo Cinquemani
Il mese scorso lo Zimbabwe ha finalmente approvato la legge per l’abolizione pena di morte.
L’ultima esecuzione risale al 2005.
L’attuale presidente Emmerson Mnangagwa ha già convertito diverse condanne in ergastolo, avendo rischiato egli stesso l’esecuzione durante la guerra d’indipendenza, negli anni ’60.
Il presidente precedente, Robert Mugabe, prima della deposizione aveva intenzione di riprendere le esecuzioni. L’elezione di Mnangagwa è stata, quindi, importante per la decisione che ha portato all’abolizione della pena di morte.
La situazione in questa materia è migliorata se si pensa che oggi la pena di morte è legale in una decina di Stati africani e in circa 50 Stati nel mondo: vent’anni fa, erano 76.
L’ultima nazione africana ad aver abolito la pena di morte era stato lo Zambia, e prima di questo: Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Ciad e Burkina Faso.
La pena capitale è ancora presente in più di una dozzina di Paesi africani e Somalia ed Egitto hanno registrato rispettivamente 38 e 8 esecuzioni, a conferma del divario tra le diverse aree del
continente.
Lo Zimbabwe rimane uno dei Paesi su poveri al mondo, ma si tratta comunque di un passo in
avanti nella protezione dei diritti umani.
Il Congo, purtroppo, si muove in direzione opposta: la revoca alle esecuzioni dopo 20 anni.
L’Africa non è l’unico continente che prevede ancora la pena di morte; gli USA applicano la pena di
morte in 21 Stati e recentemente Trump ha firmato addirittura un ordine per rilanciare l’uso la pena di morte federale.
Questo è l’Occidente che vuole dare lezioni di civiltà.