HIJRA: un pugno nello stomaco

di Filippo Cinquemani
Il libro di oggi arriva dritto come un pugno nello stomaco. Sí, è così che l’ho sentito, infatti in diversi momenti mi sono dovuto fermare. Il dolore era troppo, era troppa l’immedesimazione col protagonista di questa storia.
La storia è quella di Saif Ur Rehman Raja, ovvero lo stesso autore di questa sentita autobiografia. Saif è cresciuto tra il Pakistan e l’Italia, ma non sente di appartenere a nessuno dei due Paesi.
Le case senza tetto pakistane sembrano attendere le piogge come fossero momenti di festa, in contrapposizione alla grigia Bolzano e ai suoi frequenti e minacciosi temporali. Due realtà molto differenti per il protagonista non solo per il clima, ma anche per il cibo e le festività. Il racconto non procede proprio in maniera cronologica, si passa da un Paese all’altro per farci cogliere il senso di alienazione dello scrittore. Il Pakistan e le sue spezie, descritte come magiche e un rifugio per un bambino che ama stare in cucina con le donne. Saif viene cresciuto dalla madre, suo unico punto di riferimento fino all’adolescenza. Il padre c’è solo per impartire disciplina, non c’è spazio per carezze e comprensione.
Vive sulla sua pelle cosa vuol dire razzismo, violenza domestica e sessuale e infine, omofobia. Ci fa vivere il suo dolore e la sua sofferenza.
Le ultime pagine sono dedicate al Saif di oggi, una persona che, lavorando sodo, tra le sofferenze, finalmente si riscatta.
Finalmente scopre il valore di essere figlio di due culture diverse.
Ora Saif è un pedagogista e scrittore. Questo libro ha già avuto vari riconoscimenti.
Il Saif di oggi può abbracciare quello di ieri e dirgli: “Ce l’hai fatta!”.