Egitto: democrazia militare
Ecco per voi, cari amici, questo contributo di Monica Macchi in occasione dell’anniversario della rivoluzione in Egitto.
L’Egitto ha vissuto sessantadue anni di potere militare, con leader che hanno dismesso la divisa ma non le caratteristiche autoritarie: ancor oggi l’esercito influenza non solo la politica ma anche l’economia dirigendo aziende di importanza strategica (come Mohammed Shams, proprietario della Ceramica Cleopatra a Suez).
E infatti il saggio di Giuseppe Acconcia intitolato Egitto, democrazia militare (per Exòrma edizioni) è un racconto dal basso che parla della vita quotidiana e dei meccanismi di gestione del potere in un Egitto attraversato da sindacalisti, operai, salafiti, zabbalin, migranti cinesi, ultras e come filo rosso che li unisce appunto il ruolo dell’esercito. Non si limita dunque a descrivere i giorni di Piazza Tahrir che “ingabbiano l’opposizione al regime all’interno di una piazza” (p. 231) né alla “middle class poor”: i giovani laureati della burocrazia nasserista cairota che non riescono a riprodurre lo status socio-economico dei propri genitori. Con uno stile asciutto e fulmineo si concentra invece su un Morsi “senza poteri” e un Sisi “dalle mani insanguinate” che ha ridotto e poi azzerato lo spazio per i movimenti giovanili, per la sinistra, per i giornalisti e per le ong. (qui un’approfondimento http://www.peridirittiumani.com/2015/10/26/sisi-mustafa-e-gli-altri/). Azioni che dovrebbero gettare più di un’ombra sul suo ruolo di stabilizzatore del Medio oriente e di alleato contro il “terrorismo”.
Degna di nota (grazie anche alla prefazione di Sonallah Ibrahim, un importante intellettuale, scrittore e prigioniero politico) è anche la parte sulla sinistra egiziana e la sua incapacità di cogliere tutte le potenzialità offerte dalla riappropriazione dello spazio pubblico nella scena politica.
A breve pubblicheremo il video dell’incontro pubblico con il giornalista Giuseppe Acconcia, organizzato dall’Associazione per i Diritti umani.