Il giorno della Memoria: la deportazione dei Rom e dei Sinti
Continuiamo il nostro viaggio nella Memoria parlando del nuovo romanzo di Dario Fo, premio Nobel per la Letteratura. L’ultimo lavoro del prolifico novantenne artista si intitola Razza di zingaro ed è da poco uscito per Chiarelettere.
Si narra la storia di Johann Trollmann – soprannominato “Rukeli” che in lingua romanì significa “albero” – un pugile di etnia sinti che ha vissuto nel periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale. Le date, nella sua storia, sono importanti: nel 1916, Rukeli ha solo otto anni e, ad Hannover, nella Nord della Germania, accompagna un suo amico alla palestra del suo quartiere per una llenamento di boxe e qui viene folgorato da questo sport; si appassiona talmente tanto e si allena così alacremente da diventare, nel 1928, campione dei pesi mediomassimi con la possibilità di candidarsi per le imminenti Olimpaidi, ma quell’anno per Trollmann iniziano i problemi legati alla sua appartenenza al popolo sinta: viene, infatti, scluso dal torneo più importante del mondo perchè “la Germania non può essere rappresentata da uno zingaro!”.
L’aggettivo “zingaro”, con accezione negativa, tormenterà tutta la giovane vita di Rukeli: non riuscirà più a trovare un lavoro, vive di espedienti, viene allontanato dalla federazione pugilitsica, ma avrà tante difficoltà anche nella vita privata perchè “una donna tedesca non può esse sposata ad uno zingaro”, per cui perderà la moglie e la figlia per salvarle dalle persecuzioni. Nel ’39, quando il Terzo Reich entra in guerra, viene chiamato a combattere ai confini con la Polonia e poi in Francia, ma porterà sempre con sé i ricordi del nonno violinista, degli zii allevatori di cavalli e dei cugini che lavoravano al circo, perchè questi sono i mestieri in cui i Rom e i Sinti sono abili. Sopravvive alla trincea, ma nel ’43, viene deportato nel campo di Neuengamme, come tantissimi altri “zingari” e qui deve affrontare un’ultima sfida: un incontro sul ring, lui emaciato e stanco e il suo avversario, un kapò. Travestito da ariano, capelli tinti di biondo, corpo cosparso di bianco borotalco: un fantasma, una marionetta, una tragica maschera. Perderà la vita, così, a soli 36 anni.
C’è da indignarsi se soltanto nel 2003 la Germania ha ritenuto necessario riconoscere l’autenticità di questa storia, consegnando alla famiglia Trollmann la corona dei campioni dei pesi mediomassimi: un riconoscimento arrivato con estremo ritardo, ma ancora in tempo per far rlflettere i giovani e i meno giovani.