Hate crimes in Europe!: Sopravvivere giorno dopo giorno/Suriving day after day
di Cinzia D’Ambrosi
Migranti e profughi sono vulnerabili ad esploitazione corporea, maltrattamento, abusi fisici e verbali e discriminazione. Alcune vittime non hanno fiducia nel denunciare i crimini. Pensano di non essere ascoltati perche’ non hanno un permesso di soggiorno. Per alcuni, denunciare I crimini ha portato a subirne altri da parte di avvocati che li hanno derubati dei soldi: dopo essere stati pagati non li hanno rappresentati o non hanno svolto il loro lavoro per bene. Sopravvivere per alcuni e’ ricorrere al lavoro in nero, non assicurato, entrando quindi nell’ illegalita’ non voluta, ma forzata. In molti Paesi questo tipo di contrattualita’ mancata rappresenta una grande forza lavorativa odierna. La storia che sto condivivendo e’ di un migrante del Bangladesh. Ha lasciato il suo paese per poter aiutare la sua famiglia. La loro situazione e’ molto difficile. Vende indumenti che compra dai depositi. Non e’ tecnicamente impiegato e, quindi, spesso viene portato in una stazione di polizia. Ecco le sue parole: “Alcuni giorni, sono in strada e poi portato in una caserma di polizia, poi in strada e nuovamente in una caserma di polizia. A volte mi picchiano. A volte mi chiedono soldi per essere rilasciato. Forse rimarro’ in Grecia ancora un po’, cinque mesi e poi vado via”.
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Surviving day after day
Migrants and refugees are vulnerable to exploitation, physical, verbal abuse and discrimination. Some of the victims do not have faith in reporting crimes. They feel that are not heard as they do not have a permit to stay. To some, reporting has been a further exploitation in that some lawyers have not represented them or hardly done their job even if they have been paid. Trying to survive for some it has also meant having to take work outside legal frames which has developed in a large scale human resources exploitation in various countries. The story I am sharing this week regards a boy that has left Bangladesh to earn a living for his family. He sells garments that he buys from warehouses. He is not technically employed. He is often taken to the police. In his own words: “Some days, it is street and police station and then street and police station. I have often been taken to a
police station. Sometimes I am beaten. Sometimes I am asked money to be released. Maybe I will stay for a little longer, 5 months and then I go.”
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