“Stay human, Africa!”: Terrorismo in Costa d’Avorio
Care amiche e cari amici,
la rubrica “Stay human, Africa!”, a partire dal post odierno, sarà accompagnata dalle vignette di “La Carruski”: 26 anni,diplomata alla Scuola d’arte applicata del Castello sforzesco a Milano,
guarda un sacco di film, legge molti fumetti (maddai?) e adora mangiare.
Ah gia’ dimenticavo che per avere qualche soldino da sperperare svolge un normalissimo lavoro da impiegata.
Potete trovarla su facebook : wwww.facebook.com/lacarruski e su instagram.: instagram.com/lacarruski“
“Stay human, Africa!”: Terrorismo in Costa d’Avorio
di Veronica Tedeschi
Uno di quegli Stati che non meritava tutto questo, che si stava rialzando dalle politiche xenofobe di un ex presidente pazzo. Uno Stato che merita la solidarietà mondiale, ma che non la avrà.
Queste parole riecheggiano nella mia testa da giorni ormai, esattamente dal 13 marzo quando un commando di uomini armati ha fatto incursione in tre resort turistici, sparando e urlando sulla spiaggia di Grand Bassam, cittadina costiera di 80mila abitanti a 40 km da Abidjan, capitale della Costa D’avorio.
L’attentato porta con sè le stesse caratteristiche degli ultimi attentati che stanno interessando tutte le nostre terre: uomini armati, senza scrupolo, che puntualmente urlano “Allah Akbar” (Dio è grande).
Con molta probabilità lo scopo dell’attentato era colpire occidentali e americani presenti nel resort e così è stato, ad oggi le vittime sono 18.
I primi coinvolti in questa triste faccenda sono, appunto, 18 esseri umani che, in maniera del tutto spensierata, si stavano godendo la loro vacanza, magari tanto sognata e sudata dopo un anno di sacrifici e che hanno trovato la morte improvvisamente, senza che fosse spiegato loro il perchè. La diciannovesima vittima è la Costa D’Avorio che sicuramente risentirà economicamente e politicamente di questo attentato.
L’attuale presidente della Costa d’Avorio, Ouattara, ha condannato l’accaduto e si è subito reso disponibile per supportare le famiglie delle vittime. Ouattara, eletto faticosamente nel 2010, ha avuto la conferma del suo mandato anche nelle elezioni dell’ottobre 2015 con l’approvazione dell’84% della popolazione.
Il suo predecessore, Gbagbo, non accettò di essere sconfitto e organizzò una serie di violenze post elettorali che portarono alla morte di 3 mila persone. La popolazione non aveva nessuna intenzione di riconfermare Gbagbo visto il suo disinteresse per il benessere dei cittadini e viste le politiche xenofobe che caratterizzarono il suo governo e portarono l’intero Paese ad affrontare continui disagi e violenze.
La presenza di Ouattara in quel momento rappresentava per tutti una boccata di aria fresca, il Paese finalmente si stava rialzando e anche la giustizia stava facendo il suo corso.
Simone Ehivet Gbabo, moglie dell’ex presidente, fu condannata a 20 anni di carcere per il suo ruolo durante le violenze post elettorali del 2010, con l’accusa di attentato alla sicurezza dello Stato per la formazione di milizie armate e xenofobia.
Laurent Gbabo, rimase in attesa di giudizio fino al 28 gennaio 2016, giorno in cui è iniziato il processo contro di lui davanti alla Corte Penale Internazionale con l’accusa di aver commesso crimini contro l’umanità.
Ouattara, eletto tramite voto regolare e trasparente, è stato invece l’artefice del processo di pace e del boom economico del Paese, avvenuto pochi mesi dopo la sua elezione. Gli investitori di cacao, maggior risorsa economica del territorio, furono rassicurati e l’economica ricominciò a girare.
Gli attacchi terroristici di pochi giorni fa, con molta probabilità, influiranno negativamente sull’apparato turistico del Paese; la popolazione ne è consapevole ma crede ancora nel suo Presidente che in passato l’ ha già salvata una volta e che, si spera, lo faccia una seconda.